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La Corte europea dei Diritti Umani: “Londra continui a tenere in vita il piccolo Charlie Gard”

Secondo i giudici di Strasburgo Charlie Gard, affetto da una rara malattia genetica incurabile, deve essere tenuto in vita dai medici almeno fin quando il Tribunale non si esprimerà sul ricorso dei genitori del bambino, presentato dopo la decisione della suprema corte di giustizia inglese di staccare la spina.
A cura di D. F.
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Charlie Gard, il neonato affetto da una rara malattia genetica, dovrà continuare ad essere tenuto in vita dalle autorità sanitarie inglesi. A stabilirlo è stata la Corte europea dei diritti umani che ha ordinato a Londra di non "staccare la spina" fino a quando i giudici non prenderanno una decisione sul ricorso presentato dai genitori, ricorso presentato alcuni mesi fa dopo che l’Alta corte di giustizia inglese aveva stabilito che i medici potevano interrompere le terapie che consentivano artificialmente al piccolo di sopravvivere. "Alla luce delle circostanze eccezionali, la Corte ha già accordato la priorità al caso e procederà a valutare il ricorso con la massima urgenza", si legge in un comunicato ufficiale.

Una settimana fa la Corte Europea dei Diritti Umani aveva preso tempo chiedendo al Regno Unito un’ulteriore attesa per permettere ai genitori del bambino di consegnare tutto il materiale riguardante il caso e poter fare ricorso. Il giudice inglese Nicholas Francis infatti ad aprile aveva dato il via libera ai medici alla sospensione della ventilazione artificiale del neonato, affetto da una rarissima malattia genetica per la quale non esiste ancora una cura. Francis, la cui sentenza era andata contro gli auspici dei genitori del bimbo, aveva spiegato che la decisione era stata presa “con la più profonda tristezza nel cuore”, ma nella “piena convinzione” che fosse nel migliore interesse del piccolo.

La vicenda di Charlie Gard è da tempo al centro del dibattito in Gran Bretagna: i medici del Great Hospital di Londra si sono rivolti ai giudici perché convinti che non ci siano speranze di curare il bambino vista l’assenza di una terapia accettata contro la patologia di cui soffre. Il padre e la madre volevano provare a sottoporlo a un trattamento sperimentale negli Stati Uniti e hanno lanciato una raccolta fondi per sostenere le spese, arrivando a raccogliere, ad aprile, 1,25 milioni di sterline da oltre 80mila donatori.

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