La Cgil contro Monti, l’obiettivo non sia far calare i diritti di tutti
Ancora sotto accusa per il discorso sul posto fisso, Monti non ha perso tempo per riproporre le idee del Governo sul tema lavoro. Chiarendo le sue esternazioni in merito ai giovani e al precariato, il Premier ha rilanciato sulla riforma del lavoro e sulle attuali tutele dei lavoratori, soprattutto sull'art.18 considerato un vero e proprio ostacolo agli investimenti delle imprese.
LA CGIL: ESTENDERE LE TUTELE ANCHE AI PRECARI – Una posizione, quella di Monti e del Governo, che sta facendo discutere molto, in un momento decisivo per la riforma del lavoro, con i tavoli delle trattative in pieno svolgimento insieme alle parti sociali. La questione art.18, nonostante in molti si affrettino a dire che non è prioritaria, spunta continuamente nel dibattito sulle tutele e gli ammortizzatori sociali in Italia. L'obiettivo del Governo è creare più posti di lavoro per i giovani, ha detto Monti e la strada non può che essere quella di "togliere tutele a chi ne ha tante". Un'idea per nulla gradita ai sindacati e soprattutto alla Cgil, che invece da sempre ha posto come limite invalicabile degli accordi l'art.18 dello statuto dei lavoratori. "L'ipotesi è quella di far calare i diritti di tutti, giovani compresi, per parificarli al ribasso?" si chiede il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, ricordando al Premier che in realtà tantissimi lavoratori a tempo indeterminato in questi ultimi anni hanno perso il lavoro, e che per i giovani precari vanno estese le tutele già presenti per gli altri, senza perpetrare quella discriminazione del mercato del lavoro duale oggi presente in Italia.
CRITICHE ANCHE DAL CENTROSINISTRA – La pensa allo stesso modo Antonio Di Pietro che promette battaglia in Parlamento affinché i diritti di tutela siano invece estesi a tutti i lavoratori. A proposito del modello danese invocato dal Premier, il leader dell'Idv ha voluto ribadire la sua inapplicabilità in un "Paese come il nostro, dove la disoccupazione giovanile è al 31 per cento e mancano i posti di lavoro". Accuse dello stesso tono sono arrivate anche dal Governatore della Puglia Nichi Vendola che ha sottolineato la visione puramente liberista e di destra del Presidente del Consiglio. "Immaginare che i lavoratori contrattualizzati a tempo indeterminato siano portatori di privilegi significa avere davvero una visione distorta della realtà" ha detto il presidente di Sel, ribadendo la sua contrarietà ad ogni revisione delle tutele attuali dei lavoratori dipendenti. Ma neanche il Pd sembra aver gradito la nuova uscita di Monti, Stefano Fassina ad esempio ricorda che la mancanza di investimenti dipende di più dalla mancanza di infrastrutture e dalla burocrazia che dall'articolo 18, "toglierlo è una strada perdente per i lavoratori e per il Paese" ha ribadito il responsabile economico del Pd.