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La Catalogna al voto: vincono gli indipendentisti, ma Ciudadanos è il primo partito

La Catalogna va al voto per eleggere i 135 membri del parlamento di Barcellona. Le forze indipendentiste hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e, dunque, a tornano al governo della Generalitat.
A cura di Charlotte Matteini
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La Catalogna torna oggi alle urne, a poco più di due mesi dal caos generato dal referendum per l'indipendenza della regione spagnola che ha portato la Catalogna a perdere la propria autonomia in seguito al riconoscimento del risultato referendario da sempre considerato dal governo di Madrid e dalla Corte Costituzionale spagnola illegittimo e incostituzionale. Per evitare danni ancor più pesanti in seguito al commissariamento della regione autonoma attraverso l'applicazione dell'articolo 155 della costituzione spagnola e la conseguente perdita di tutti i poteri d'autonomia posseduti dalla Generalitat catalana, i vertici del governo che hanno portato la Catalogna al referendum e poi proceduto con uno pseudo-riconoscimento unilaterale dell'indipendenza lo scorso 27 ottobre hanno accettato di andare a elezioni anticipate, voto imposto dal governo di Mariano Rajoy che ha provveduto a sciogliere il parlamento e destituire il presidente della Generalitat Carles Puigdemont. Dunque oggi, dalle 9 del mattino fino alle 20, oltre cinque milioni e mezzo di elettori catalani sono attesi alle urne e chiamati a votare i 135 nuovi deputati del parlamento regionale di Barcellona.

L'affluenza alle ore 13 si è attestata al 34,7%, un risultato che preannuncia una partecipazione molto ampia e sentita. Gli indipendentisti hanno presentato tre liste: Esquerra republicana de Catalunya, Junts per Catalunya e la Cup. La prima è guidata dall’ex vicepresidente della Generalitat Oriol Junqueras, attualmente in carcere, la seconda dal presidente destituito Carles Puigdemont, in esilio in Belgio. 

Tre i partiti "costituzionalisti" in campo: il Partito socialista catalano, il Partito popolare e Ciudadanos, movimento centrista. Secondo i sondaggi, proprio quest’ultimo, guidato da Inés Arrimadas, risulta essere il contendente di Esquerra Republicana e potrebbe riscuotere il maggior numero di voti. I tre partiti indipendentisti mirano a tornare al governo dopo la sospensione dell’autonomia, ma per riuscire nell'impresa dovranno ottenere almeno 68 seggi su 155. Per la maggioranza assoluta dei seggi, in virtù della legge elettorale, non è necessario avere anche quella in voti. Nel 2015 gli indipendentisti ottenero 72 seggi con il 47,8% dei voti. Lo scenario elettorale però è assolutamente imprevedibile e la partita sembra apertissima, stando ai sondaggi diffusi nelle settimane antecedenti al voto.

Che cosa succederà alla Catalogna in caso di vittoria degli indipendentisti non è chiaro: dopo la dichiarazione unilaterale d'indipendenza che ha scatenato una gravissima crisi politico-istituzionale non solo in Spagna, ma anche in Europa, si vocifera che i separatisti potrebbero abbandonare la via della contrapposizione politica netta e chiedere un tavolo di concertazione a Madrid. La Cup, però, rispetto agli altri due partiti indipendentisti, mira invece alla rottura radicale con la Spagna.

Urne chiuse, al voto l'84% dei cittadini

Alle 20 del 21 dicembre si chiudono le urne in Catalogna. Su 5 milioni e mezzo di elettori, l'84% degli aventi diritto al voto si è recata nei seggi per eleggere i nuovi membri del parlamento catalano. Stando ai primi exit poll, queste elezioni sembrano aver letteralmente spaccato la popolazione: tra i due blocchi avversi, infatti, sussisterebbe una minima divisione ma a prevalere per la maggioranza in parlamento sarebbe l’alleanza delle forze indipendentiste, ma gli indipendentisti non avrebbero comunque la maggioranza assoluta dei seggi, fissata a 68 su 135. Per il primo partito, è testa a testa tra Ciudadanos e l’indipendentista Esquerra Republicana de Catalunya del vice presidente Oriol Junqueras. Il partito di Inés Arrimadas sarebbe comunque il più votato con una forbice fra il 34 e il 37% dei consensi, un incremento netto rispetto al 26% di seggi precedente. L’alleanza tra il partito di Erc e Junts per Catalunua guadagnerebbe però la maggioranza assoluta: Erc sarebbe accreditato del 34-36 per cento dei consensi e Junts Per Catalunya del 28-29 per cento.

Indipendentisti verso la maggioranza assoluta

Al 30% delle schede scrutinate, secondo El Pais, si conferma la vittoria delle tre forze indipendentiste che governavano il “Parlament” catalano prima del commissariamento da parte del governo di Madrid. Gli unionisti, dunque, sembrano uscire sconfitti da queste elezioni ed è alquanto improbabile che riescano a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. In testa a pari merito figurano il centrista unionista di Ciudadanos con 34 seggi, raggiunto dall’indipendentista “Junts per Catalunya” dell’ex presidente Carles Puigdemont. Ai 34 deputati indipendentisti si aggiungono i 32 di Esquerra republicana di Oriol Junqueras, ex vicepresidente attualmente in carcere. Da sole le due formazioni avrebbero 66 seggi, 2 in meno della soglia della maggioranza assoluta. Per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, i due partiti indipendentisti avrebbero ancora bisogno dei 5 seggi attribuiti ora al Cup. Con l'aiuto della Cup, gli indipendentisti otterebbero 71 seggi totali e potrebbero tornare al governo della Generalitat.

Sul fronte unionista Ciudadanos da 25 deputati sale a 34, mentre i socialisti catalani sono a quota 18. Da 11 a soli 4 deputati regionali i popolari locali, forza politica espressione del Partito di Mariano Rajoy.

Vincono gli indipendentisti, ma Ciudadanos è il primo partito

Al 90% delle schede elettorali scrutinate, si conferma la vittoria delle tre forze indipendentiste che ottengono 70 seggi, due in meno rispetto a quelli detenuti prima del commissariamento. Ciudadanos, guidato da Ines Arrimadas, ha vinto 36 seggi contro i 25 ottenuti nel 2015 e si conferma il primo partito della Catalogna. Gli indipendentisti hanno dunque la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e da queste elezioni, imposte dopo il commissariamento mediante l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione Spagnola, il premier Mariano Rajoy esce decisamente sconfitto.

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