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La “Buona scuola bis” è legge: gli studenti annunciano sciopero per il 9 maggio

Numerose le modifiche introdotte dai decreti attuativi approvati dal Consiglio dei ministri: via la terza prova, all’esame di maturità si accedere solo dopo aver frequentato percorsi di alternanza scuola lavoro, aver eseguito il test Invalsi e ottenuto almeno 6 in tutte le materie.
A cura di Charlotte Matteini
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La riforma della scuola bis, collegata alla Buona Scuola approvata dall'Esecutivo Renzi nel 2015 e integrata con otto decreti attuativi, è stata approvata dal Consiglio dei Ministri e ora si appresta a essere definitivamente promulgata. La riforma contiene numerose novità, in particolare cambiamenti per l'esame di maturità 2018-2019. Dall'anno prossimo, infatti, sarà abolita la terza prove e gli scritti, dunque, diventeranno solamente due: la prima prova di italiano e la seconda prova diversificata a seconda del percorso scolastico. Per accedere all'esame sarà necessario ottenere la una votazione pari a 6 in tutte le materie, anche se è prevista la possibilità di trasformare una lieve insufficienza in sufficienza, che andrà però a intaccare l'ammontare dei crediti accumulati durante il triennio. "Non può essere messo sullo stesso piano chi prende tutti 6 e chi ha una insufficienza", ha spiegato il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli motivano il provvedimento. Il numero massimo di crediti formativi accumulabili durante il triennio sale da 25 a 40, mentre la votazione massima finale non cambia e rimane 100 che verrà così suddivisa: venti punti per la prima prova (erano 15), venti per la seconda (erano 15) e venti per l'orale (erano 30), un bonus da 1 a 5 punti a disposizione della commissione, una sorta di lode. Per accedere all'esame di Stato gli studenti dovranno aver svolto i percorsi di alternanza scuola-lavoro e il test Invalsi, che verrà effettuato non durante la maturità, come inizialmente proposto, ma in un altro momento dell'anno scolastico. Qualche cambiamento anche per l'esame di terza media: dal 2018 ci saranno tre prove scritte e un colloquio. Infine, per quanto riguarda la scuola primaria i voti restano numerici, accompagnati da una relazione sulle capacità degli alunni. Rimane la possibilità di bocciare gli alunni, che non viene abolita ma dovrà essere utilizzata solo in ultima istanza.

Tra le varie novità, la riforma introduce numerosi cambiamenti per quanto riguarda il metodo di reclutamento degli insegnanti, le scuole dell'infanzia e il sostegno agli alunni disabili. Gli insegnanti seguiranno percorsi di formazione nuovi e dal 2018 inizierà un ciclo di concorsi pieni ogni due anni. Il loro superamento aprirà ai vincitori (neolaureati con almeno 24 crediti in pedagogia e didattica) un percorso di formazione e tirocinio triennale permetterà l'accesso al ruolo: il primo anno sarà di specializzazione, il secondo anno ci sarà l'ingresso in classe con supplenze corte e il terzo con supplenze lunghe. Al quarto anno è invece prevista la possibilità di essere assunti in ruolo su eventuali posti vacanti. Per il 2017-2018 sono certe ventimila assunzioni di docenti: il Miur ne chiede ulteriori ventimila, ma il Mef è pronto a concederne solo la metà.

La riforma della scuola contiene anche un fondo da 30 milioni di euro per il diritto allo studio, per le borse degli iscritti agli ultimi due anni di scuola superiore, voucher per libri di testo e mobilità. Per quanto riguarda il sostegno agli alunni disabili, la delega prevede "un sostegno potenziato" e 90mila insegnanti fissi, mentre le nuove assunzioni verranno richieste solo a fronte prepensionamento o "in deroga". Ogni classe non potrà essere composta da più di venti alunni in caso di presenza di un alunno disabile. Gli uffici scolastici, inoltre, stabiliranno il numero di bidelli da assumere tenendo conto delle presenze di alunni con disabilità anche a seconda del genere, visto che sarà il personale Ata a farsi carico, per esempio, di accompagnarli in bagno.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è detto soddisfatto dell'approvazione della riforma e definito il provvedimento "una notevole iniezione di qualità nella nostra scuola e il governo può rivendicare di aver completato nei tempi prefissati il lavoro sulla Buona scuola avviato due anni fa" Gli studenti però protestano e hanno già annunciato uno sciopero per il prossimo 9 maggio: "Il governo non ascolta gli studenti, approvando testi scritti frettolosamente e che non rispondono alle reali necessità della scuola", ha spiegato la coordinatrice nazionale dell'Unione degli Studenti Francesca Picci. "L'approvazione a scatola chiusa delle deleghe è un evidente segno di anti-democraticità. Ci chiediamo se questo non avvenga per paura degli studenti".

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