Il tour istituzionale di Mario Monti, che ieri sera si è intrattenuto fino a tarda sera a Bruxelles con presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso (in merito non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali ma alcune voci indicano tra i temi esaminati in particolare quello della futura vigilanza europea sulle banche) e oggi ha incontrato a Berlino la cencelliera tedesca Angela Merkel (in attesa di incontrare a Roma il prossimo 4 settembre il presidente francese Francoise Hollande) non sembra aver sortito per ora gli effetti sperati. Nonostante qualche sorriso di circostanza, infatti, al termine dell’incontro berlinese la distanza tra i Italia e Germania in particolare riguardo all’ipotesi di fornire una licenza bancaria al futuro fondo permanente di stabilizzazione (Esm) resta immutata.
Se per la Merkel “una licenza bancaria per l’Esm non è compatibile coi trattati europei”, una visione che secondo la cancelliera sarebbe condivisa anche dal numero uno della Bce, Mario Draghi (che però oggi in un’intervista al quotidiano tedesco Die Ziet ha ribadito che la Bce intende mantenere la propria indipendenza anche nel valutare quando sia il caso di “andare oltre gli strumenti ordinari di politica monetaria”), per Monti l’eventuale licenza bancaria sarebbe invece possibile e da inquadrare “nella prospettiva di un mosaico più ampio”. Alcune misure “che non sono oggi possibili in base alle condizioni correnti potrebbero diventare domani possibili sotto condizioni differenti. Modifiche ai trattati possono essere richieste” ha ribadito il premier italiano, pur ammettendo che eventuali cambiamenti non andrebbero presi “alla leggera”.
Di certo non prende alla leggera l’ipotesi di misure “straordinarie” Draghi, secondo cui la Bce deve mantenersi pronta ad agire in presenza di mercati “frammentati o influenzati da paure irrazionali” per colpa dei quali i segnali di politica monetaria “non arrivano ai cittadini in maniera omogenea nell’area euro”. Ma quali misure, in concreto, potrebbe prendere il numero uno di Eurotower? Secondo gli analisti di Morgan Stanley la Bce in occasione della prossima riunione del comitato monetario di giovedì 6 settembre opterà per un taglio “del tasso di rifinanziamento di 25 punti base allo 0,5% ed altrettanto del tasso di deposito a -0,25%”.
Tassi negativi per cercare di smuovere la liquidità che resta da mesi parcheggiata al sicuro nei caveau di Bruxelles, dunque, ma oltre a questi la Bce disporrebbe secondo gli esperti “di molteplici strumenti che potrebbe utilizzare per combattere la crisi del debito sovrano. A nostro avviso, la combinazione più potente di politica monetaria sarebbe quella di utilizzare l’Efsf per il sostegno del mercato primario (specialmente a protezione parziale dai rischi) e integrarne l’azione col supporto della Bce sul mercato secondario”. Meno probabile per gli analisti americani l’ipotesi che Eurotower annunci un terzo piano di rifinanziamento a tre anni (Ltro) o un ampliamento dei collaterali ammissibili a garanzia dei prestiti forniti alle banche e un immediato avvio di un nuovo programma di acquisto di titoli di stato, nonostante da altre parti (ING Groep) si segnali come, ad esempio, le banche spagnole non siano ormai più in grado di sostenere le quotazioni dei Bonos spagnoli ed abbiano già in luglio ridotto di 14,6 miliardi di euro l’ammontare dei titoli di stato in portafoglio.
L’ipotesi di tassi negativi non sembra comunque la migliore possibile agli occhi degli esperti di Morgan Stanley, secondo cui difficilmente si vedrà “un incremento dei prestiti interbancari transfrontalieri” nè promoverà “un incremento materiale del credito bancario all’economia reale nel breve termine”. Piuttosto, concludono gli esperti, “crediamo che le garanzie aumenteranno e la liquidità del mercato potrebbe scendere ulteriormente”. A quel punto quale soluzione adotterà “super Mario” e soprattutto la Germania farà buon viso a cattivo gioco? I mercati per ora sembrano crederci, Monti pure. Speriamo non si sbaglino.