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L’omicidio del lago, Federica annegata a 16 anni dal fidanzato geloso

La notte di Halloween del 2012, Marco Di Muro, 23 anni, uccide la fidanzata sedicenne annegandola sulla riva del Lago di Bracciano al culmine di un litigio. Il barista romano uscirà di prigione a 42 anni. La famiglia: “Sentenza ingiusta, troppo pochi 14 anni per chi ha ucciso una bambina”.
A cura di Angela Marino
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È l'alba del 1° novembre 2012, Federica non è tornata a casa. Ha sedici anni e un temperamento ribelle, i genitori sono preoccupati che sia l'ennesimo colpo di testa. Federica non aveva voluto studiare e la sua indole recalcitrante alle regole le era costata l'affidamento al Tribunale dei minori, che le aveva assegnato un'assistente sociale. Mamma Rossella e papà Luigi non riescono a immaginare, però, cosa le impedisca di dare almeno sue notizie con una telefonata. E alla fine quella telefonata arriva, ma non è Federica. Sulle rive del lago di Bracciano, il località Villanova è stato trovato il corpo di una giovane donna. È proprio il posto in cui Federica e il suo fidanzato vanno a cercare un po' di intimità. La ragazza del lago è Federica.

È impossibile descrivere l'impatto che la morte di una adolescente ha sulla comunità. Alatri è in lutto, il Frusinate piange quella ragazza bellissima che voleva bruciare le tappe, bere la vita in una sola sorsata e invece era finita in una fredda bara. Federica era troppo giovane per morire, era troppo giovane per tutto, era  ‘una bambina che dormiva ancora abbracciata al suo orsacchiotto', come dicevano i suoi. Una bambina finita nelle mani sbagliate.

Una morte misteriosa

Le prime indagini ipotizzano un tragico incidente, un malore forse, eppure le circostanze di quell'incidente sono molto strane. Il primo a sedersi davanti al pm per essere ascoltato è proprio Marco, il ragazzo di Federica e l'ultima persona ad averla vista in vita. Nel caos della sua adolescenza Federica aveva scelto proprio lui come unico punto di riferimento, proprio il ventitreenne barista. Nonostante i suoi sedici anni, Federica vedeva in Marco l'uomo della sua vita, quello che la faceva sentire importante, quello che c'era sempre. In effetti Marco era presente fino al punto di diventare controllante, era attaccato a Federica, giovane e bellissima, in modo morboso e possessivo. Di Muro cerca di impedirle di frequentare la scuola per parrucchieri, spesso la chiude a chiave, la picchia. "Mi tratta come una cosa sua", rivela Federica alla assistente sociale.  Nonostante le violenze Federica era soggiogata da Marco e non riusciva ad allontanarsi da lui. Anche la sua ultima sera, Federica la passa con lui a una festa di Halloween.

La perizia: ‘Non è stato un malore'

Marco Di Muro dice agli inquirenti di essere andato con Federica sulle rive del lago, dopo la festa, in cerca di intimità. Verso le 3 del mattino, ci sarebbe stato un litigio e lui, Marco, l'avrebbe lasciata lì da sola in quella gelida notte. La versione regge, tanto che Marco Di Muro viene iscritto nel registro degli indagati solo come ‘atto dovuto', per poter dare il via agli accertamenti agli specialisti del Ris. È un altro esame, però, a dare una sterzata alle indagini. La perizia pneumologica mostra la presenza di acqua nei polmoni di Federica e porta alla conclusione che la ragazza sia morta annegata. Nessun malore, nessun arresto cardiaco per malformazione congenita, come ipotizzato in prima battuta, ma ‘omicidio'. Secondo la ricostruzione dell'accusa Di Muro avrebbe reagito al rifiuto della ragazza di spogliarsi, l'avrebbe prima strattonata, facendola cadere a terra, e poi annegata tenendole la testa sott’acqua.  

“ Si addormentava ancora abbracciata al suo orsacchiotto ”

L'arresto di Di Muro

Nel dicembre del 2014, Marco Di Muro viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato. È durante le indagini e al processo, celebrato, con il rito abbreviato, che emerge l'universo di violenza in cui Federica era imprigionata. A raccontarlo fuori dall'aula è su zio Massimo, giornalista ciociaro con una vasta esperienza di casi di nera avvenuti nel frusinate – tra cui quello di Serena Mollicone – e ora dall'altra parte della barricata, quella delle vittime. "Federica era una donna -bambina – dice l'autore de ‘La ragazza del lago', il libro dedicato alla morte della nipote – era ribelle e indipendente, ma era la stessa bambina".

L'epilogo

Nonostante la giovane età della vittima e le aggravanti oggi la Cassazione ha confermato per Di Muro la condanna pronunciata in appello, a 14 anni. Il barista uscirà dal carcere all'età di quarantadue anni. Nonostante il sollievo per aver la condanna dell'assassino di Federica, la famiglia Mangiapelo ha accolto la sentenza con amarezza: "Solo quattordici anni all'assassino di Federica, a cui è stato concesso di scegliere il rito abbreviato – dice lo zio a Fanpage.it – non è giusto". La pensano così anche i familiari di Nicole Lelli, uccisa dall'ex, anche lei romana, oggi condannato a 20 anni di reclusione co rito abbreviato. "Questa giustizia tutela gli assassini, non le vittime", ha detto il padre di Nicole solo un mese prima della sentenza che ha condannato Di Muro.

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