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L’Italia sotto l’attacco degli speculatori: ma siamo davvero a rischio come la Grecia?

Dopo il venerdì nero di Piazza Affari e la differenza tra Btp-Bund salita al livello record di 248 punti, questa mattina la Borsa ha riaperto in rosso. Mentre la Consob decide nuove misure per monitorare la situazione, si rincorrono conferme e smentite sulla possibilità che l’Unione Europea prenda provvedimenti per la situazione italiana.
A cura di Antonio Palma
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Borsa di Milano

La crisi economica mondiale, con il suo corollario di eventi dannosi, sembra che stia per colpire pesantemente l’Italia. Il problema maggiore del nostro Paese, come quello degli altri Paesi europei, è l’alto debito pubblico, proprio per attuare le prime contromosse questa mattina è prevista una riunione dei principali esponenti delle istituzioni europee. La riunione è stata definita come incontro di coordinamento e non  di crisi, anche se secondo alcune indiscrezioni il tema caldo sarà proprio l’Italia che, dopo il crollo di venerdì della Borsa di Milano, desta molte preoccupazioni.

Dopo il cosiddetto venerdì nero della Borsa di Milano, c’è una forte preoccupazione di tutte le istituzioni economiche italiane ed europee che sia in atto un caso preoccupante di speculazione finanziaria, che rischia di causare gravi danni alla nostra economia e che inevitabilmente trascinerà anche gli altri Paesi europei.

Dopo la Grecia, l’Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di debito pubblico, che in questi ultimi anni ha avuto un’impennata preoccupante. Per ripagare il debito lo Stato emette dei titoli che avranno un interesse maggiore quanto è minore l’affidabilità del Paese che li emette. La misura di questi interessi, che sono sintomo della salute economica di una Nazione, si confronta con quelli di un’economia più solida, nel nostro caso la Germania, è il cosiddetto ‘spread’che si misura in centesimi di punti percentuali.  E proprio questa differenza tra titoli italiani, Btp, e titoli tedeschi, Bund, è arrivata venerdì scorso al record di 248 punti, il livello più alto mai registrato dall’entrata in vigore dell’euro. Ciò vuol dire che l’Italia per ripagare i suoi debiti deve versare il 2,48% in più di interessi rispetto alla Germania.

In altre, parole gli investitori hanno maggior paura che l’Italia non riesca a ripagare i suoi debiti, come è già successo alla Grecia. Ovviamente in questa crescente paura si sono innestate le varie operazioni finanziarie ad alto rischio che hanno speculato su questi timori, vendendo titoli a più non posso nella speranza di riacquistare poi ad un prezzo più basso. Questo gioco al massacro rischia di penalizzare anche i piccoli investitori, che in Italia sono la maggioranza, dato che l’acquisto di Bot, Btp e Cct è lo strumento di risparmio più diffuso e più semplice. Ma il danno lo stanno subendo un po’ tutti, anche le società quotate in  Borsa e le banche, prima fra tutte Unicredit.

Su questa situazione pesano molte variabili, da un’economia tutt’altro che solida, alla crisi politica italiana. Una pezza al grosso buco che si è creato la dovrebbe mettere la manovra finanziaria da 40 miliardi approvata dal Governo, che dovrebbe portarci al pareggio di bilancio entro il 2014, come promesso all’Unione Europea. Ma la manovra sembra non aver convinto a pieni i mercati visto le ultime notizie, e anche oggi la Borsa di Milano è partita subito in ribasso, come peraltro quasi tutte le altre Borse europee. La manovra è ancora molto confusa e lo stesso Governo ha promesso aggiustamenti in Aula, in più vi è l’incertezza sulla delega per la Manovra Fiscale, ancora solo un abbozzo di cui si conosco solo poche linee guida.

Intanto per evitare altre speculazioni la Consob, la commissione che vigila sulle operazioni di Borsa, ieri ha emanato una nuova norma contro le cosiddette vendite allo scoperto, cioè vendite di titoli presi in prestito puntando sul loro ribasso. "Gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione" è quanto ha diramato la Commissione in una nota.

In questo gioco poco allegro un ruolo fondamentale lo hanno avuto e continuano ad averlo le agenzie di rating. Queste società private, come Standard & Poor's e Moody's, danno giudizi sulla solidità economica di Stati e Aziende, influenzando fortemente i mercati.  Accusate in passato di essere state troppo leggere sui titoli immobiliari, che hanno poi scatenato la crisi dei subprime americani, oggi vengono accusate della cosa opposta, ovvero troppa durezza nei confronti degli Stati. Così dopo il declassamento a livello spazzatura dei titoli di Stato portoghesi, Bruxelles si è scagliata contro di loro accusandole di favorire la speculazione, e il Presidente della Bce le ha definite "piccoli oligopoli".

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