L’Italia rischia di buttare la metà dei fondi europei
Il ritornello è quello tradizionale: "L'Europa non ci aiuta". Oppure con le varianti che vanno molto di moda: "L'Europa non eroga risorse", "La Ue ci costa solo in tasse e gabelle", "L'Europa dell'Austerity se ne frega di crescita e sviluppo". Poi, per la verità qualcuno qualche obiezione in tal senso l'aveva già espressa (a cominciare dal Presidente del Consiglio, nel suo discorso per la fiducia alle Camere, ad esempio), si scopre che il vero problema è ancora nella capacità di spesa del nostro Paese. Che, per farla breve, non riesce nemmeno a spenderli i fondi europei. Figurarsi con quale autorevolezza potrebbe chiederne "ancora".
A farci ragionare su questo aspetto, per nulla marginale, della politica economica italiana è il rapporto Eurispes, che parte infatti da una semplice constatazione: "L’Italia rappresenta uno dei maggiori contribuenti al bilancio dell’Ue, ma anche uno dei suoi principali beneficiari, per lo meno in termini assoluti, soprattutto per quanto riguarda le regioni del Sud della penisola. Eppure, il nostro Paese fatica a spendere le risorse messe a disposizione".
Eurispes ricorda infatti che esiste una data limite entro la quale spendere le risorse messe a disposizione nel periodo 2007 – 2013 ed è quella del 31 dicembre 2013 (alla quale scatterà il disimpegno automatico dei fondi impegnati dall’Ue). Il punto è che "vuoi per inefficienze burocratiche, vuoi per la mancata presentazione di progetti ritenuti appropriati, la possibilità di dovere rinunciare a una buona parte delle risorse impegnate da Bruxelles e non spese è ormai quasi una certezza". I dati sono impietosi, del resto:
il tasso di attuazione dei programmi operativi finanziati dal FESR si attesta poco al di sopra del 45%, un valore ben al di sotto della media Ue (60,81%), e del paese che ha registrato la performance più lusinghiera, la Lituania (80,1%). Soltanto due paesi sono riusciti a fare peggio di noi: la Croazia, il 22% […] e la Romania, fanalino di coda con il 37% […] Altrettanto mediocre, ma non disastrosa, la performance legata alla realizzazione dell’obiettivo Competitività, che registra la spesa del 59,1% dei fondi impegnati dall’Ue, leggermente al di sotto della media (62,57), e in 13° posizione su 19 Stati
Parlando nella maniera più chiara possibile: "Dei 27,92 miliardi di euro stanziati dalla Ue nel settennato 2007-2013, la spesa certificata operata dall’Italia e dai suoi Enti locali (tramite i PON e i POR, rispettivamente) ammonta a 13,53 miliardi di €, il che significa che ben 14,39 miliardi di euro, devono essere spesi entro la data limite, pena il disimpegno automatico di tali risorse. Questo significa che ad oggi è stato speso meno della metà, delle risorse disponibili."
Nello specifico poi, si nota come in alcune regioni meridionali (destinatarie dell'obiettivo Convergenza, di cui già vi abbiamo parlato nel nostro approfondimento), il totale delle risorse non spese costituisca la quasi totalità degli investimenti: