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Opinioni

L’Isis ha paura della mafia al Sud Italia? Un’ipotesi ridicola

Colloquio con un uomo dell’intelligence italiana che ‘demolisce’ il falso mito dell’inattaccabilità dell’Italia da parte dell’Isis: “Le mafie argine al terrorismo al Sud? Ipotesi che fa ridere, sembra un film di Checco Zalone”. “Tutti i luoghi ora sono sensibili, è quello che vuole la strategia del terrore”. “Per combatterli serve più supporto ai sistemi informativi italiani”.
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La persona con cui parlo lavora da molti anni con i servizi segreti italiani. Parla poco (anche se stavolta volentieri) e ovviamente non ha piacere che il suo nome e cognome finiscano su un giornale. Opera tra Roma e una parte del Sud dell'Italia, principalmente nelle operazioni di intelligence per il contrasto alle mafie (almeno è quello che io so di lui). L'intersecarsi della vicenda terroristica, all'indomani degli attentati di Parigi e il rischio concreto per l'Italia sono gli argomenti di questa conversazione. Insieme a un altro elemento: l'Isis ha davvero paura delle mafie italiane, tanto da ‘evitare' i luoghi in cui si annidano (dunque soprattutto Sicilia, Campania, Calabria)? Come in un episodio dei Sopranos dopo l'11 settembre di New York, in cui il boss Tony Soprano fornisce all'FBI informazioni sui terroristi, davvero i camorristi e i mafiosi nostrani possono essere, obtorto collo, un argine al terrore jihadista?

Dunque a Napoli l'Isis non passa perché c'è la camorra, in Sicilia perché c'è la mafia, in Calabria perché c'è la ndrangheta?
Molti in Italia hanno una idea dell'Isis che sembra un film di Checco Zalone. Non è così, ci troviamo davanti a persone disposte a tutto in nome di questa guerra e mi pare che i fatti di Parigi lo dimostrino chiaramente.

Non ha risposto però.
Gliela faccio io la domanda, al contrario: lei confiderebbe nella tenuta della sicurezza nazionale basandosi sul fatto che mafia, camorra, ndrangheta siano d'ostacolo ai terroristi nel Meridione? Questa storia dei briganti che contro l'invasore straniero difendono l'Italia fa un po' ridere, se lo faccia dire.

Può essere più specifico?
Prendiamo Napoli e la sua provincia, ma anche il Casertano. Zone che sono state e sono un crocevia del traffico d'armi e sono state e sono centrale di produzione di documenti falsi: crede che queste cose non siano di supporto a questa tipologia di organizzazioni? Il problema riguarda anche il Sud, altroché. Ho letto che le mafie hanno il controllo del territorio quindi impedirebbero all'Isis di fare attentati in loco. Le ripeto: affiderebbe la sua sicurezza a quest'ipotesi? È statisticamente probabile? Nasce da una dichiarazione specifica delle organizzazioni terroristiche islamiche? L'idea di una mafia buona è inaccettabile per qualsiasi italiano che abbia visto o combattuto il fenomeno.

Appunto, se questi traffici (armi e documenti) sono ‘utili' per così dire, ci sono meno possibilità che attacchino il Sud…
Ma se il principio stesso del terrorismo è generare caos, ovvero la violenza indiscriminata, l'azione improvvisa e destabilizzante come possiamo dirci al sicuro? Certamente Napoli non è un punto nevralgico come ai tempi della Guerra Fredda con la base Nato. Ma è chiaro o non è ancora chiaro che i terroristi oggi non attaccano una sede Nato o una ambasciata, ma un teatro o un bar?

Quindi?
Quindi un tempo si diceva che "dove vanno gli americani in vacanza lì c'è il rischio".

Beh, da noi penso agli Scavi di Pompei, la Costiera Amalfitana, Capri…
Sì quelle sono zone turistiche importanti. Evito di definire luoghi specifici per non ingenerare panico. Sicuramente una allerta nei luoghi frequentati c'è da sempre e ora ancor di più.

Siamo preparati, in Italia, a questa guerra?
(sorride) come no, siamo sempre preparati in Italia! La verità è che servono più fondi per la sicurezza interna. E non parliamo di armi, ma fra le altre cose di traduttori dall'arabo in tempo reale, nel momento stesso in cui si ascoltano le conversazioni. Servono reti informative complesse. Insomma più supporto a uomini, quelli dell'intelligence italiana, che non si risparmiano, mi creda.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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