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L’Inail sull’operaio morto nel concerto della Pausini: “Duemila euro? Non potevamo fare di più”

Non si arresta l’onda mediatica scatenatasi contro l’Inail, “ente senza cuore né pietà”, che ha risarcito Matteo Armellini con soli 1936,80 euro. Ma dall’Istituto fanno sapere di aver rispettato la legge: “Non è un risarcimento, ma il contributo alle spese per il funerale”.
A cura di Biagio Chiariello
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La storia di Matteo Armellini, il ragazzo che ha perso la vita mentre allestiva il palco di Laura Pausini a Reggio Calabria, ieri ha catalizzato l'attenzione dei media. Il web si è indignato per la cifra irrisoria offerta alla madre dell'operaio 32enne come risarcimento, dall'Inail, diventato in men che non si dica il nuovo nemico di forum e social network. «Può la vita di una persona valere meno di duemila euro», si sono chiesti in tanti? Malgrado il dolore e l'amara realtà delle morti bianche, è necessario fare un po' di chiarezza sull'argomento. L’importo versato dall’"Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro" non è un risarcimento, ma il corrispettivo delle spese per il funerale. Una cifra prevista sempre e comunque. A sottolinearlo è Luigi Sorrentini, direttore centrale Prestazioni dell'Inail:

I duemila euro versati alla madre di Matteo Armellini non sono un risarcimento per la perdita del figlio, ma il contributo alle spese per il funerale che l'INAIL eroga ai familiari di tutti i lavoratori deceduti"

Tutto previsto dal Testo Unico del 1965 – La madre di Armellini però afferma che nell'oggetto del pagamento ricevuto c'è scritto “risarcimento per infortunio e malattia professionale”, ma il dirigente dell'Istituto assicura di essersi attenuto al Testo Unico n. 1124 del 1965, che stabilisce in maniera tassativa condizioni e misure in merito alle «prestazioni erogabili dall'INAIL ai lavoratori assicurati e, in caso di loro morte, ai loro superstiti». Nello specifico «la legge prevede che abbiano diritto alla rendita il coniuge, fino alla morte o a nuovo matrimonio, ciascun figlio fino al raggiungimento del 18esimo anno di età (per ragioni di studio l’età viene elevata fino ai 21 anni se i figli sono studenti di scuola media o superiore e non oltre i 26 anni se studenti universitari), i figli totalmente inabili al lavoro, ai quali la rendita spetta a prescindere dall’età, finché dura l’inabilità».

1936,80 euro ricevuti dall'operaio non sono una rendita – Non un risarcimento dunque, ma neppure una rendita che in mancanza di coniuge e figli, può spettare «anche a genitori, altri ascendenti, fratelli e sorelle». Ma attenzione: solo per il 20% e solo se convivevano con il lavoratore deceduto ed erano a suo carico. E anche questo non è il caso di Armellini, come spiega lo stesso Sorrentini:

Lo scopo della legge non è quello di risarcire i familiari del danno derivato dalla morte del lavoratore, quanto piuttosto di offrire ai superstiti i mezzi di sostentamento venuti a mancare dopo la sua morte. Nel caso di Matteo Armellini, però, non è risultato che contribuisse al mantenimento della madre, alla quale abbiamo potuto erogare soltanto l'assegno funerario una tantum di 1936,80 euro”

Tutto è stato fatto a norma di legge, dunque. Legge che, però, risale a più di quarant’anni fa e l’INAIL, a quanto dice Sorrentini, «ha proposto più volte di introdurre alcune modifiche legislative per adattarlo alla realtà contemporanea». C'è da dire che lo stesso ente da qualche anno eroga – oltre alla rendita – anche ai familiari delle vittime di gravi infortuni sul lavoro un beneficio una tantum a carico del Fondo di sostegno istituito presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Ma neppure questo è il caso di Armellini: «Per questo tipo di prestazione – precisa Sorrentini – valgono le stesse condizioni che regolano la rendita ai superstiti e che escludono la madre di Matteo Armellini, la quale  non viveva a carico del figli».

Il chiarimento dell'Inail si conclude con un messaggio che racchiude tutto il senso della lettera:

Questi lavoratori si trovano spesso in una condizione contrattuale iniziale o flessibile che si traduce in una rendita molto bassa per i superstiti. Resta da parte dell'INAIL il rammarico per la grave perdita che la signora Armellini ha sofferto; ma dal punto di vista economico l’Istituto non poteva fare di più.

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