L’Ilva di Taranto annuncia la chiusura dello stabilimento. 5mila operai a casa
Dopo l’ultima bufera giudiziaria che questa mattina ha coinvolto nuovamente l’Ilva di Taranto, l’azienda ha fatto sapere che chiuderà l’area a freddo dello stabilimento che produce acciaio. Il provvedimento della magistratura rende, per il gruppo Riva, “ineluttabile” la chiusura dell’Ilva di Taranto e quella di tutti gli stabilimenti del gruppo. Per l’Ilva, a partire dal turno serale, le attività lavorative saranno sospese negli impianti che non sono sottoposti al sequestro. Questo vuol dire che tutti gli operai (sono circa 5mila) che vi lavorano andranno a casa. È quanto l’azienda ha comunicato ai sindacati dopo un incontro urgente nello stabilimento. Rischiano insieme a Taranto anche gli stabilimenti (e i lavoratori) di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica.
Non abbandonare il posto di lavoro – Il segretario Fim Cisl Marco Bentivogli ha comunicato la chiusura pressoché immediata dell’Ilva mentre il segretario della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, ha invitato gli operai a non abbandonare il posto di lavoro: “L’azienda sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l’area a freddo. Noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montano domani mattina di presentarsi regolarmente”. Nelle ore precedenti a questa comunicazione era stato il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ad affermare di non avere alcuna intenzione di rinunciare al suo incarico: “Le contestazioni che mi sono state rivolte dal pm di Taranto appaiono inconsistenti e strumentali”.
E l’Ilva dice di non inquinare – Nella stessa nota in cui l’azienda afferma di chiudere lo stabilimento di Taranto viene ribadita anche la sua posizione riguardo l’inquinamento. “Per chiunque fosse interessato – si legge nella nota – Ilva mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte dai maggiori esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformità delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle autorizzazioni ministeriali, nonché l’assenza di un pericolo per la salute pubblica”. L’inchiesta che ha portato agli ultimi sette arresti di stamane è stata denominata “Ambiente svenduto” e le accuse a vario titolo nei confronti di dirigenti, politici e funzionari pubblici sono di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione.