“Personalmente credo che dovremmo fare una lunga riflessione sull’immigrazione. Chi dice che lo ius soli rovina l’Italia non si rende conto che non è così, non si rende conto che lo ius soli è norma di civiltà attesa da decenni, che non ha alcun legame con la discussione che stiamo facendo sui temi della sicurezza. Ma contemporaneamente dobbiamo anche dire che ci deve essere un numero chiuso di arrivi; non ci dobbiamo sentire in colpa se non possiamo accogliere tutti, noi dobbiamo salvare tutti, ma non possiamo accoglierli tutti in Italia”.
Con queste parole, pronunciate nel corso della rassegna stampa politica “Ore Nove”, il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi formalizza il doppio binario su cui Governo e partito si muoveranno nelle prossime settimane: sostegno alla legge sullo ius soli e contemporaneamente pressione sulle istituzioni europee affinché aiutino il nostro Paese sulla gestione dell’emergenza sbarchi. Due questione che, in realtà, non sarebbero strettamente connesse, considerando che, ad esempio, lo ius soli / ius culturae in discussione non si applicherebbe alla quasi totalità dei migranti che sbarcano sulle nostre coste.
Renzi però, dopo il fallimento sostanziale del vertice di Tallinn (in cui l’Italia si è vista rispondere picche alla richiesta di una implementazione del meccanismo della relocation e soprattutto all’ipotesi di aprire altri porti europei agli sbarchi), coglie l’occasione per ufficializzare il cambio di passo del PD, utilizzando la formula del “numero chiuso”.
Una linea, quella di predeterminare un numero di persone che il nostro Paese si fa carico di accogliere, che magari potrebbe funzionare da un punto di vista comunicativo, ma che non è chiarissimo in che modo possa essere messa in pratica.
Occorre ricordare che esiste già un “numero chiuso” per gli ingressi regolari di lavoratori stranieri nel nostro Paese ed è quello determinato dal decreto flussi (sono circa 47mila gli ingressi autorizzati quest’anno). Non è invece possibile (Convenzione europea dei diritti dell’uomo, Convenzione di Ginevra) limitare l’accoglienza per rifugiati politici e profughi di guerra. E, infine, appare molto improbabile che il nostro Paese possa limitare gli sbarchi dei migranti “economici”, considerando che lo stesso Renzi ha (giustamente peraltro) ribadito la necessità di continuare a operare salvataggi in mare aperto e dunque la prima accoglienza sulle coste del nostro Paese.
Insomma, al netto della necessità che l’Europa si faccia carico del problema dell’accoglienza (su questo, e forse solo su questo, siamo d’accordo con Minniti sul concetto che non sia possibile che le operazioni di salvataggio siano “collegiali” mentre l’accoglienza spetti a un solo Paese), quella di oggi appare più come una boutade, o peggio, come una dichiarazione di principio. Che peraltro colloca il PD sul carro dei vari Salvini, Di Maio e Meloni.
Come ci tiene immediatamente a sottolineare l'ennesima, scellerata, scelta delle comunicazione del Partito Democratico, che sdogana il concetto de "aiutiamoli a casa loro":