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L’ex ministro Nicola Mancino indagato per la trattativa tra mafia e Stato

La posizione dell’ex titolare del Viminale sarebbe cambiata in seguito alla sua deposizione al processo Mori quando il pm aveva ritenuto falsa la sua testimonianza. Mancino però nega e si difende: “Non ho mentito, ho sempre combattuto la mafia”.
A cura di Susanna Picone
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La posizione dell’ex titolare del Viminale sarebbe cambiata in seguito alla sua deposizione al processo Mori quando il pm aveva ritenuto falsa la sua testimonianza. Mancino però nega e si difende: “Ho sempre combattuto la mafia”.

La Procura di Palermo ha indagato, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, accusato del reato di falsa testimonianza. Secondo le notizie riportate da alcuni quotidiani Nicola Mancino sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati in seguito alla sua deposizione al processo del generale Mario Mori avvenuta lo scorso 24 febbraio: in quella occasione, all’uscita dall’aula, i pm Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia avevano detto che “qualche uomo delle istituzioni mente”. L’ipotesi sarebbe dunque che Mancino sapesse della trattativa e avrebbe mentito per coprire responsabilità proprie e di altri. La sua posizione e quelle delle altre persone sotto indagine sono comunque ancora al vaglio dei pm che dovranno stabilire, per ciascuno dei coinvolti, l’imputazione finale.

La difesa di Mancino: “Ho sempre combattuto la mafia” – Alla notizia della decisione dei pm di Palermo Nicola Mancino si è difeso rispondendo che mai, da parte sua, vi è stato un reato di falsa testimonianza. L’ex titolare del Viminale negli anni delle stragi del 1992 dice, al contrario, che ha sempre combattuto la mafia “con fermezza e determinazione”. Nessuna sorpresa per il suo coinvolgimento nell’inchiesta: “Non mi sorprende la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati. Il teorema che lo Stato, e non pezzi o uomini dello Stato, abbia trattato con la mafia è vecchio di almeno venti anni ma non c’è ancora straccio di prova che possa confortarlo di solidi argomenti”. È pronto dunque a provare la sua lealtà nei confronti delle istituzioni e della stessa magistratura e a dimostrare di essere assolutamente estraneo da qualsiasi altra ipotesi penalmente rilevante, “smentirò – dice Mancino – la fantasiosa e burocratica ricostruzione secondo cui, al fine di evitare le stragi, sarebbe stato opportuno cambiare ministro”.

Il suo ruolo contro la mafia e la sua estraneità – “Chi aveva assunto la responsabilità di titolare dell’Interno era ed è quel parlamentare, il senatore Mancino, che da capogruppo della Dc a Palazzo Madama presentò come primo firmatario un disegno di legge, poi divenuto legge, che avrebbe salvato, come salvò, da imminente prescrizione il maxiprocesso di Palermo”, così l’ex ministro Mancino appare pronto a difendersi dalle ultime accuse continuando dunque a negare il suo coinvolgimento così come continua a negare di aver incontrato il giudice Borsellino nel giorno del suo insediamento al Viminale.

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