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L’enciclica di Papa Francesco: “Popoli hanno pagato il salvataggio delle banche”

Nell’enciclica “Laudato sì” il Pontefice invita a cambiare stile di vita sia in termini economici che sociali con una “conversione ecologica”.
A cura di Antonio Palma
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Il mercato non può essere il "paradigma" di vita dell'umanità, per questo c'è bisogno di un cambiamento nello "stile di vita" di tutti. È il nuovo appello a superare il consumismo senza etica rivolto da Papa Francesco nella sua attesa enciclica pubblicata oggi. È la prima Enciclica completamente redatta da Papa Francesco, e caratterizzata da un titolo esignificativo, "Laudato sì", ripreso dal cantico delle creature di san Francesco d'Assisi. Il Papa si rivolge "a ogni persona che abita questo pianeta" invocando una "conversione ecologica" e invitando a riflettere "sul posto che l’essere umano e la sua azione occupano nel mondo". "Noi non siamo Dio. La Terra ci precede e ci è stata data" avverte Bergoglio, invocando sia una "conversione ecologica", ad esempio controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche un modello di sviluppo sostenibile a livello sociale. "L'approccio ecologico deve essere anche sociale" ha ricordato ancora il Pontefice, aggiungendo: "Il potere collegato con la finanza è quello che più resiste a tale sforzo, e i disegni politici spesso non hanno ampiezza di vedute".

Il Papa, ricordando che il "salvataggio a ogni costo delle banche è stato fatto pagare alla popolazione senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema", invita a "rallentare il passo" e a non far pagare ai popoli il prezzo della crescita ad ogni costo. Puntiamo a uno "stile di vita conciliabile con la difesa integrale dell'ambiente e della vita di tutti i popoli" esorta ancora Bergoglio che si schiera contro il "consumismo ossessivo" ed "estremo". "Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale" si legge in un altro passaggio dell'enciclica papale che ricorda anche che dopo la crisi finanziaria "non c'è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo".

"L'economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l'essere umano. Il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano integrale e l'inclusione sociale. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l'economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana". "L'esaurimento di alcune risorse crea uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni" continua il Pontefice, avvertendo: "La guerra causa sempre gravi danni all'ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, i rischi diventano enormi".

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