L’avvertimento di Monti: “Se il Paese non è pronto, potrei anche lasciare”
Se il Paese non è pronto, il governo potrebbe anche lasciare. La pensa così il Presidente del Consiglio Mario Monti, che, nel mezzo del suo tour asiatico, decide di dare un avvertimento sia alla maggioranza, talvolta capricciosa, che lo sostiene sia alle parti sociali. "Non punto alla durata, ma a fare un buon lavoro"- ha sentenziato il professore bocconiano.
Monti:"Vogliamo fare un buon lavoro, non tirare a campare"- A una domanda su un'eventuale crisi di governo, Monti ha così risposto: "A noi è stato chiesto di fare un'azione nell'interesse generale. Un illustrissimo uomo politico (Andreotti, NdR) diceva: ‘Meglio tirare a campare che tirare le cuoia'. Per noi nessuna delle due espressioni vale perché l'obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro". E il Presidente del Consiglio si dice pronto a fare un passo indietro qualora il Paese, rappresentato dalle forze sociali e politiche, non si senta pronto a quello che secondo il governo è un buon lavoro. In tal caso "non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data"- ha affermato Monti. Insomma, il premier non vuole che qualcuno, parti sociali o partiti, gli metta i bastoni tra le ruote: dialogo sì, ma fino a un certo punto. E i riferimenti al tema caldo della riforma del lavoro si sprecano.
Alfano: "O si fa una buona riforma o è meglio non farla"- Le parole di Monti sono state accolte molto positivamente dal segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano. L'ex Ministro della giustizia, durante la conferenza nazionale del Pdl sul lavoro, ha detto di essere d'accordo con Monti, sottolineando che "o si fa una buona riforma o non se ne fa nessuna". "Se il governo non tiene duro" sul progetto di riforma del mercato del lavoro, per Alfano è "meglio aspettare il 2013". Il Pd, da canto suo, continua ad invocare delle modifiche da fare in Parlamento. Ieri, durante la riunione della direzione nazionale del Pd, Bersani aveva confermato l'appoggio al governo Monti, pur ribadendo che il testo deve essere modificato in Parlamento. Sempre fedele all'esecutivo Pier Ferdinando Casini, che sull'articolo 18 si dice perfettamente d'accordo con quanto deciso nel Consiglio dei Ministri dello scorso venerdì.