L’allarme di Bankitalia: il 2012 sarà anno di recessione
Per il Governatore della Banca d'Italia il 2012 «sarà un anno di recessione». L'allarme di Ignazio Visco è stato lanciato al Forex (Congresso delle associazioni dei mercati finanziari italiani) di Parma. Nel ricordare le previsioni dell'istituto centrale di una caduta del Pil dell'1,5%, Visco ha invitato a «guardare avanti perché la normalizzazione delle condizioni sui mercati finanziari e del credito sia possibile stabilizzare l'attività produttiva in Italia già nella seconda metà del 2012 e tornare a un'espansione del reddito nel 2013». il Governatore della Banca d'Italia ha poi ricordato che la BCE, che già nei giorni scorsi ha assicurato una ripresa graduale, garantirà «il proprio sostegno alla liquidità e all'attività di prestito delle banche» ma le «politiche nazionali devono continuare a essere orientate alla stabilità e alla crescita».
IN CADUTA I PRESTITI DELLE BANCHE ALLE IMPRESE – Visco ricorda anche quanto accaduto a dicembre, quando la restrizione del credito alle imprese ha raggiunto un livello record, coi «prestiti contratti di 20 miliardi, una entità molto elevata nel confronto storico» I finanziamenti alle famiglie invece «sono solo leggermente calati», pertanto il punto cruciale per Bankitalia è che «l'economia non entri in asfissia creditizia, deperendo e trascinando con sé anche le stesse banche».
FRECCIATA ALLE AGENZIE DI RATING -Nell'intervento al Forex, Visco non ha mancato qualche punzecchiamento alle agenzie di rating che «non sempre sono state in grado di svolgere adeguatamente» la loro funzione di valutazione del rischio sovrano degli Stati, che dovrebbe tener in considerazione diversi elementi, come le condizioni e le prospettive delle finanze pubbliche, il livello e la dinamica dell'indebitamento nel settore privato, le prospettive di crescita dei Paesi. Pertanto il numero uno Palazzo Koch chiede «relazioni trasparenti fra agenzie e istituzioni indipendenti, nazionali e sovranazionali che svolgono per mandato analoghi compiti di valutazione». In ogni caso «le inquietudini degli investitori sui titoli di Stato italiani sono oggi attenuate rispetto ai momenti peggiori, ma non sono dissipate»