Il silenzio durante le visite ai bioparchi e giardini zoologici può aiutare i visitatori ad apprezzare meglio gli animali, rispettandoli maggiormente e così vivendo esperienze più appaganti e istruttive.
Uno studio ha messo un punto fondamentale alla necessità di un approccio diverso rispetto a aree in cui giocoforza, anche nelle migliori strutture rivolte alla salvaguardia di specie in via d'estinzione ad esempio, il ruolo delle persone è molto importante perché gli animali in cattività possano vivere nel miglior modo possibile.
Secondo gli autori dell'Università di Exeter e di St Andrews, infatti, stare in silenzio consentirebbe anche agli esseri umani di osservare meglio il mondo naturale e riuscire a monitorare il comportamento degli animali.
Lo studio è stato pubblicato la prima volta su Ethics in Science and Environmental Politics a firma di Alexander Badman-King, Tom Rice, Samantha Hurn, Paul Rose e Adam Reed che hanno condotto diverse visite sperimentali chiedendo ai visitatori proprio di non parlare né fare rumore in un giardino zoologico del sud-ovest del Regno Unito.
Un'alta percentuale delle persone che ha partecipato ha poi dichiarato che, dopo questa esperienza, sarebbe stata disposta anche a pagare di più per entrare nell'area ad orari di visita creati ad hoc per mantenere il silenzio. Secondo i risultati ottenuti poi attraverso la raccolta diretta delle testimonianze dei partecipanti, altri hanno voluto sottolineare quanto l'assenza di chiacchiere o di caos di sottofondo abbia consentito loro di vivere una esperienza «rilassante, consapevole e vicina alla meditazione».
Badman-King, uno degli autori, ha sottolineato che «attraverso la pratica del silenzio i visitatori hanno apprezzato di aver provato piacere, persino divertimento, e la quiete è più adatta agli obiettivi di apprendimento e conservazione dei parchi zoologici». Questa modalità diversa di vivere l'esperienza aiuta poi a migliorare le condizioni degli ospiti al fine di garantire il benessere degli animali da un punto di vista maggiormente olistico, ovvero considerando le condizioni fisiche ma anche l'aspetto psicologico.
I ricercatori hanno valutato questa ipotesi e l'hanno messa in atto a seguito del periodo di lockdown dovuto alla Covid-19, un lasso di tempo in cui gli esseri umani non potevano uscire di casa e dagli zoo si sentivano solo i suoni prodotti dagli animali. Hanno poi fatto dei parallelismi con altri spazi pubblici in cui istintivamente abbassiamo la voce: biblioteche, gallerie d'arte e anche ospedali. Ognuno di questi luoghi mantiene una "cultura di silenzio" per ragioni specifiche che si allinea anche con le necessità dei luoghi dedicati agli animali nelle nostre città.
«Molti partecipanti hanno riferito di aver sentito che il loro silenzio aveva influenzato il comportamento degli animali che osservavano – ha dichiarato infine Rice, altro autore dello studio – Ad esempio, alcuni hanno detto che sembravano a loro agio con la loro presenza e che erano più disposti ad avvicinarsi a loro che ai visitatori più rumorosi. Alcuni visitatori hanno ritenuto che il silenzio stabilisse punti di connessione tra loro e alcuni animali».