Il 72enne Patrizio Donati è stato trovato morto nella zona dei recinti dei suoi Alani nel Milanese. Donati era infatti un veterinario e un allevatore diventato noto negli anni come il "re degli Alani" proprio in ragione dell'esperienza maturata con la razza.
L'allarme è scattato domenica 19 gennaio quando la moglie di Donati, Ksenija Oseli, rincasando verso le 15 nella villetta di Cerro Maggiore, Comune alle porte di Milano, ha trovato il marito riverso a terra. Una volta giunti sul posto però i soccorsi non hanno potuto fare altro che constatare il decesso, mentre i Carabinieri della Compagnia di Legnano hanno effettuato i rilievi volti a stabilire la dinamica di quanto accaduto.
Si dovrà ricostruire se sono stati gli animali a ucciderlo o se il 72enne è stato colto prima da un malore e solo successivamente gli animali sarebbero sopraggiunti sul corpo. Quest'ultima ipotesi, spesso sottovalutata quando si verificano casi simili, non è però da escludere a priori, come fa notare l'istruttore cinofilo esperto Luca Spennacchio: «Fino a quando non ci saranno referti dei medici legali è azzardato fare ipotesi. Bisognerà attendere l’autopsia che ci dirà che tipo di morsi sono stati inflitti e se sono avvenuti post mortem».
Chi sono gli Alani, l'esperto: «Non sono aggressivi, tutt'altro»
«L’Alano nasce come cane da caccia, ma poi si diffonde soprattutto come cane da guardia e da compagnia – spiega Spennacchio – La selezione degli ultimi decenni ha premiato il carattere socievole enfatizzando proprio le caratteristiche di un molossoide da compagnia di taglia gigante».
I molossoidi sono cani dalla possente struttura fisica, si contraddistinguono per teste molto grandi e musi spesso schiacciati. Le razze di cani molossoidi hanno origini differenti tra loro, ma sono accomunate da una selezione volta a creare animali dal corpo potente che potessero essere ottimi cani da guardia. Di questo gruppo fanno parte ad esempio il Mastino Napoletano, il Cane Corso, e ovviamente l'Alano.
L'Alano ha origini molto antiche e fonde in sé il coraggio del mastino e la reattività del segugio. A contraddistinguerlo però è la taglia, si tratta infatti di cani giganti: per i maschi altezza va dagli 80 ai 90 centimetri, con un peso che può arrivare ai 90 chili. Non è un caso che nel Guinness dei primati i cani più alti o grandi siano quasi sempre Alani.
A questa mole però solitamente non sono associati episodi violenti, come fa notare l'esperto: «Non sono soliti essere al centro dell'attenzione per comportamenti aggressivi, tutt’altro. Sono cani da caccia che nel tempo hanno svolto anche mansioni di guardia, soprattutto in ragione della loro mole, ma ultimamente si sono diffusi più come cani da compagnia, e di conseguenza la selezione artificiale ha enfatizzato di più la socievolezza. Inoltre, non sono cani molto diffusi, almeno non come lo erano in passato».
Proprio la selezione della razza era al centro del lavoro di Donati che da tempo gestiva la Baia Azzurra, allevamento specializzato in Alani. In ragione per questa competenza, approfondita anche con una laurea in tecniche di allevamento di cani di razza ed educazione cinofila conseguita all'Università di Pisa, sorprende che il 72enne sia morto a causa dei cani che amava e conosceva così bene.
Le ipotesi: morto per attacco o morsi ricevuti post mortem
In casi di persone trovate prive di vita con i cani, soprattutto se di taglia grande come gli Alani di Patrizio Donati, le ipotesi al vaglio sono solitamente due: la morte in seguito ad attacco, oppure decesso avvenuto per malore e morsi ricevuti post mortem.
Quest'ultima eventualità, come chiarisce Spennacchio, si verifica per ragioni ben precise: «I cani vedendo l’uomo a terra si possano essere allarmati e potrebbero averlo ferito nel tentativo di sollevarlo. Bisognerà attendere l’autopsia che ci dirà che tipo di morsi sono stati inflitti e se sono avvenuti post mortem, tuttavia a volte si tratta di tentativi di risollevare la persona a terra, di smuoverla, o addirittura di soccorrerla». Un cane di taglia medio-grande però può causare molti danni alla persona nel tentativo di risvegliarla: «Il fatto che fossero più cani, nell’ipotesi della morte naturale dell’uomo e della preoccupazione dei cani, potrebbe aver influito nel tentativo di aiutare l’uomo, magari in modo un po’ maldestro».
L'ipotesi dell'attacco e della morte provocata dai cani però continua a essere sul tavolo degli inquirenti, anche in ragione del numero di animali presenti in quel momento. La Procura di Busto Arsizio, competente sul caso, ha consentito il prelievo di due dei dodici cani presenti nella villetta, secondo una prassi consolidata in questi casi. Il periodo di osservazione servirà a comprendere la personalità degli individui e il loro livello di stress.
Secondo quanto riferito da Il Giorno, Donati si trovava nel recinto per curare uno degli Alani, anche questo può aver influito sul livello di stress del gruppo: «Magari il cane ha provato dolore e si è girato verso l’uomo, attaccandolo. Oppure gli altri cani presenti potrebbero essere intervenuti a protezione del loro compagno».
«Nel caso di un’aggressione che ha causato la morte della persona il fatto che fossero più animali è certamente un’aggravante – sottolinea l'esperto – Come sempre in questi casi bisogna ricostruire come questi cani erano tenuti, se vivevano in box o fuori, e indagare il rapporto con la loro persona di riferimento».