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24 Ottobre 2024
19:00

Uno studio sulle emozioni dei pulcini dimostra quanto siamo simili nel provare stati d’ansia e depressione

Uno studio dimostra che i pigolii dei pulcini raccontano molto sul loro stato emotivo. Un pulcino davanti specchio, sentendosi meno solo, produce vocalizzazioni che indicano calma. Al contrario, uno tutto solo emette invece suoni sintomo di uno stato emotivo paragonabile all'ansia.

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Cosa ci può insegnare il "pianto" di un pulcino di gallina sul nostro stesso modo di provare ansia e depressione? A quanto pare, molto più di quanto si possa immaginare. Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Plymouth e del Mississippi, potrebbe infatti cambiare il modo in cui osserviamo e approcciamo le emozioni negli altri animali. I risultati della ricerca, pubblicati su Applied Animal Behaviour Science, dimostrano che le vocalizzazioni dei pulcini, i loro pigolii, potrebbero rivelare indizi importanti sui loro stati emotivi. Questo potrebbe non solo migliorare le pratiche di allevamento dei polli, ma anche aprire nuove strade per lo sviluppo di terapie per l'ansia e la depressione negli esseri umani.

I versi dei pulcini ci raccontano il loro stato emotivo

Il cuore dello studio è un esperimento apparentemente semplice, ma innovativo. I ricercatori hanno osservato due pulcini posti in due diverse situazioni: uno in una scatola completamente da solo e l'altro in una scatola, ma con uno specchio. Il pulcino davanti specchio, vedendo il proprio riflesso, ha l'impressione di non essere solo, manifestando richiami meno intensi e dai toni più bassi, indicativi di uno stato di relativa calma. Al contrario, il pulcino lasciato tutto solo emette suoni più acuti e più frequenti, che secondo gli autori potrebbero indicare una condizione molto simile all'ansia.

Queste differenze nella qualità delle vocalizzazioni sono state poi misurate con sofisticate apparecchiature acustiche, che hanno permesso anche di rilevare per esempio i cambiamenti nel tono e nella frequenza dei richiami, offrendo così una stima del livello di stress dei pulcini. Questo approccio non invasivo, tra l'altro in linea con un altro studio recente con le galline adulte, potrebbe rappresentare una possibile svolta nel monitoraggio del benessere animale, riducendo la necessità di metodi più invasivi, come il prelievo di sangue, per misurare i livelli di cortisolo negli animali, ovvero l'ormone dello stress.

Benessere animale e ricerca farmacologica per umani

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La possibilità di rilevare e valutare in modo accurato e non invasivo lo stress negli animali, apre nuovi scenari per migliorare il loro benessere in contesti produttivi, come gli allevamenti intensivi. Come ha sottolineato il co-autore Kenneth Sufka in un comunicato, «nelle strutture di produzione animale, siano esse dedicate ai bovini, ai suini o agli uccelli, c'è una forte preoccupazione per il benessere animale». Se le vocalizzazioni possono essere usate per monitorare lo stato emotivo degli animali, si potrebbero adottare pratiche più rispettose e incisive per valutare e migliorare le condizioni di vita di questi animali.

Ma lo studio potrebbe anche avere importanti implicazioni per la ricerca farmacologica in ambito umano. Spesso, prima di essere testati sugli esseri umani, molti farmaci destinati al trattamento di ansia e depressione vengono ancora sperimentati sugli animali, come appunto pulcini, topi e ratti. Riuscire a individuare in modo più rapido e preciso stati emotivi simili all'ansia nei pulcini, potrebbe quindi accelerare migliorare l'affidabilità dei test pre-clinici, permettendo di verificare con maggiore precisione se un farmaco è realmente efficace o meno nel ridurre i sintomi paragonabili dell'ansia.

Verso una maggiore consapevolezza della coscienza animale

La ricerca solleva però anche una questione etica fondamentale: se i pulcini – e gli animali in generale – sono in grado di sperimentare stati emotivi negativi come ansia e depressione, non dovremmo forse considerare più seriamente i loro diritti? Per decenni, l'idea dominante è stata che gli animali non provassero in alcun modo emozioni paragonabili a quelle degli esseri umani, pertanto le loro esigenze e necessità erano inferiori alle nostre. Tuttavia, questo studio e tantissimi altri simili realizzati negli ultimi anni, stanno contribuendo a smantellare questa vecchia visione, fornendo sempre più evidenze sulla capacità degli animali di provare emozioni complesse.

Come ha dichiarato Sarah Collins, prima autrice dello studio e professoressa esperta in comportamento animale dell'Università di Plymouth, «questa è un'ulteriore prova della sensibilità degli animali, della loro capacità di sperimentare sentimenti». Se gli animali provano emozioni simili alle nostre (e accade in tante specie), la responsabilità morale di garantire loro condizioni di vita più dignitose diventa ancora più stringente. Sapere che i pulcini possano sperimentare stati emotivi simili all'ansia o alla depressione, non dovrebbe farci soltanto riflettere sulla loro sofferenza, ma anche sulla nostra relazione con tutte le altre vite che condividono con noi questo pianeta.

Una coscienza emotiva condivisa?

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Questo studio non si limita quindi a migliorare le nostre conoscenze scientifiche sulla cognizione e sull'emotività dei pulcini, ma ci invita anche a rivedere il nostro modo di relazionarci con gli altri esseri viventi. Se anche un piccolo pulcino può provare emozioni così complesse, solitudine e trovare conforto nella propria immagine riflessa, allora l’idea che gli altri animali siano esseri inferiori, privi di coscienza, inizia a perdere di significato. Vuol dire che, proprio come condividiamo con tanti altri animali caratteristiche scheletriche, struttura, organi e tanti altri tratti biologici, allora probabilmente lo stesso accade – da un punto di vista evolutivo – anche per le emozioni, perlomeno con quelle più basilari.

Comprendere e rispettarle, così come facciamo all'interno della nostra specie, diventa quindi un passo fondamentale per sviluppare anche una nuova etica del rispetto e della convivenza con gli altri animali. Forse, il vero progresso non sta solo nella capacità di riconoscere e curare le nostre stesse malattie, ma anche nell'accettare finalmente che non siamo gli unici a poter soffrire o provare gioia. Gli animali – persino quelli più distanti da noi, come gli uccelli – ci somigliano più di quanto avessimo immaginato, e il "pianto" di un pulcino ci ricorda che, in fondo, siamo tutti parte di uno stesso grande universo emozionale condiviso, con le dovute e inevitabili differenze, tra tutte le varie specie.

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