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Il granchio blu è la specie aliena più invasiva presente nel Mediterraneo e pur essendo presente da decenni in Italia è solo negli ultimi anni che sta provocando numerosi danni sia all'economia di mare che alla fauna locale.
Per limitare un'espansione che ormai appare inarrestabile, i ricercatori dell'Università di Bologna si stanno concentrando su una soluzione che aspira non solo a limitare la presenza del granchio blu nelle nostre acque, ma anche a ristabilire l'equilibrio ecologico. Come avviene per tutte le specie aliene, anche il granchio è stato favorito dall'assenza di predatori naturali, e per questo gli studiosi hanno deciso di provare a metterlo a confronto con il polpo, un vero "killer di granchi" da sempre presente nelle nostre acque.
Queste sono le fondamenta del progetto "Octo-Blu", al quale la Regione Emilia Romagna ha destinato un finanziamento di un milione di euro nell'anno 2025. Il professore dell'Università di Bologna e responsabile del progetto, Oliviero Mordente, spiega a Fanpage.it: "Una volta messa a punto questa tecnica potrà essere utilizzata anche in altre aree di diffusione del granchio blu, come Puglia, Sicilia, e Sardegna. Ma dobbiamo essere consapevoli che non possiamo più eliminare il granchio blu, ci sarà un apice e poi una fase di riequilibro".
La proliferazione del granchio blu in questa primavera si prepara ad essere tra le più esplosive di sempre. Cosa dobbiamo aspettarci?
È presto per avere un'idea precisa della situazione, quello che è certo è che è in corso un'emergenza da quando la popolazione è esplosa. Siamo partiti con i monitoraggi nelle acque di transizione dell'area costiero-lagunaria della costa emiliano romagnola e qui abbiamo iniziato a vederli, soprattutto dove è presente la produzione di vongole e mitili.
Alla luce della situazione attuale ci vorranno anni per trovare un equilibrio.
Il Italia il granchio blu è presente ormai da decenni, ma solo adesso è diventato un'emergenza nazionale, come mai?

Alcuni fenomeni ambientali degli ultimi anni ne hanno favorito l'esplosione demografica: la forte piovosità alternata a periodi di grande caldo, così come l'aumento delle temperature del mare, sono condizioni che prima non erano nella normalità, mentre lo sono oggi, con primavere ed estati anomale.
In più, il granchio blu è stato agevolato dalle sue caratteristiche: si tratta di un crostaceo dotato di una grande adattabilità. Basti pensare che è di dimensioni molto più grandi rispetto a quelli presenti da noi, inoltre il nome scientifico Callinectes sapidus vuol dire "nuotatore" perché non vive solo sul fondo, ma è capace di nuotare e quindi si sposta in maniera molto più efficace: può salire nella colonna d'acqua e attaccare anche altre specie. In più è decisamente aggressivo, altra caratteristica che lo rende un forte competitore per le risorse.
C'è poi un elemento ulteriore che riguarda la popolazione che si è insediata a Comacchio e nella Sacca di Goro: quest'area rappresenta il 40% della produzione europea di vongole. Arrivato qui il granchio si è trovato su un tappeto sconfinato di vongole, una preda che non si difende e che è presente in abbondanza. Un granchio blu mangia il 10% del proprio peso al giorno: un chilo di granchi distruggono circa 350 grammi di vongole al giorno.
Per questo abbiamo pensato a un progetto di contrasto, inserito in un piano più ampio, che si basa sul popolamento in specifici ambiti marini del nostro polpo comune. L'auspicio è che la presenza di un predatore naturale possa contenere il moltiplicarsi dei granchi.
Il progetto Octo-Blu prevede quindi l'introduzione di un "killer del granchio blu". Questa potrebbe essere la soluzione all'emergenza?
Il granchio non lo eliminiamo più, dobbiamo imparare a conviverci e accettare che ci sarà un apice dell'emergenza e poi un riequilibro. In questa situazione la presenza di un predatore rappresenta un tassello fondamentale. Il nostro è un progetto pilota e sperimentale che non vuole risolvere il problema dell'invasione del granchio blu ma può dare un contributo.
Come università di Bologna abbiamo messo a punto una tecnica di riproduzione in ambiente controllato che porta a riproduzione di migliaia di polipi, sempre rispettandone il benessere. Grazie al lavoro sul campo condotto dal responsabile scientifico del progetto Antonio Casalini con il resto dello staff del dipartimento di scienze mediche veterinarie, abbiamo osservato che se alimentazione del polpo è a base di crostacei la sua capacità riproduttiva raddoppia, è un grande divoratore di crostacei. Da lì è nata l'idea di introdurre il polpo nelle zone in cui il granchio blu è più diffuso.
Il progetto vuole testare questa capacità, prima in ambito controllato attraverso test di alimentazione tra polpo e granchio blu. Dobbiamo sapere quanti granchi blu mangia il polpo e di che taglia. In estate attueremo il programma di ripopolamento in aree dell'Emilia Romagna che consideriamo adatte alla sopravvivenza del nostro polpo comune. Una volta messa a punto questa tecnica può essere utilizzata anche in altre aree come Puglia, Sicilia, e Sardegna.