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Un rarissimo video di mamma orso polare e i suoi cuccioli che escono per la prima volta dalla tana

Alcuni ricercatori sono riusciti a catturare in un video uno dei momenti più intimi e rari della vita degli orsi polari: l'uscita dalla tana di mamma orsa e i suoi cuccioli che per la prima volta si affacciano sul mondo esterno. Il video è parte di un importante studio che fornisce per la prima volta informazioni inedite sulla fase di denning, ovvero quando le madri scavano le tane sotto la neve per partorire.

27 Febbraio 2025
11:00
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Mamma orsa e un cucciolo che compie i suoi primi passi nel mondo alle Svalbard, in Norvegia. Foto di Kt Miller/Polar Bears International

Un gruppo di ricercatori è riuscito a filmare come mai prima d'ora uno dei momenti più intimi e delicati della vita degli orsi polari: l'uscita dalla tana di mamma orsa e i suoi cuccioli che per la prima volta si affacciano sul mondo esterno. Ci sono voluti quasi dieci anni di studi e tentativi di riprese con telecamere a distanza per catturare questo prezioso e raro momento alle Svalbard, in Norvegia. Solo così è stato possibile osservare i primi passi dei cuccioli, la scivolata di uno dei piccoli e un orsetto che sale sulla schiena della mamma.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Wildlife Management in occasione della Giornata Mondiale dell'Orso Polare, rappresenta una vera e propria pietra miliare per la ricerca su questa specie sempre più minacciata. Combinando collari satellitari e fototrappole, i ricercatori hanno infatti ottenuto dati inediti della cosiddetta fase di denning, ovvero il periodo in cui le madri scavano le tane sotto la neve per dare alla luce e accudire i propri piccoli. Questo momento è notoriamente difficile da studiare in natura, ma fondamentale per la conservazione della specie.

I primi passi dei cuccioli fuori dalla tana: ogni famiglia di orsi polari ha le sue abitudini

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Una tana di orso polare in Alaska appena lasciata da mamma orsa e i suoi piccoli. Foto di BJ Kirschhoffer/Polar Bears International

Le immagini raccolte dagli scienziati ci regalano uno sguardo inedito sul comportamento dei cuccioli dopo l'uscita dalla tana. In media, mamme e cuccioli emergono ogni anno intorno al 9 marzo, ma i dati suggeriscono che stanno abbandonando la tana sempre più precocemente rispetto al passato. Questo cambiamento, condizionato dall'aumento delle temperature globali, potrebbe però essere molto rischioso per la sopravvivenza dei piccoli: meno tempo al riparo significa meno opportunità per crescere forti e resistenti prima di affrontare il gelo artico.

Non tutte le famiglie si comportano però allo stesso modo. Alcuni orsi sia affacciano all'esterno per pochi secondi prima di rientrare, mentre altri rimangono all'aperto e vanno in giro per ore. Dopo l'uscita definitiva, mamme e cuccioli rimangono nei dintorni della tana mediamente per circa 12 giorni, ma anche questo periodo può variare molto passando da appena due giorni fino a oltre un mese. In alcuni casi, le madri decidono addirittura di trasferire i loro piccoli in un'altra tana, un comportamento noto come den switching, cambio di tana.

La dipendenza totale dei cuccioli di orsi polari dalla madre

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I cuccioli dipendono totalmente dalla loro madre e rimangono accanto a lei fino a due anni mezzo. Foto di Kt Miller/Polar Bears International

Uno degli aspetti più importanti e toccanti emersi dallo studio è anche il fortissimo e indissolubile legame che unisce madri e cuccioli. Mamma orsa non lascia quasi mai da soli si suoi cuccioli e i piccoli son ostati visti senza madre solo nel 5% degli avvistamenti. Questo dato dimostra quanto sia fondamentale la sua presenza per la loro sopravvivenza. Nelle Svalbard, i cuccioli rimangono infatti accanto alla mamma anche fino a due anni e mezzo, periodo in cui imparano tutti i trucchi e le abilità necessarie per sopravvivere nell'artico.

I piccoli nascono all'interno della tana intorno a Capodanno, sono completamente ciechi e pesano appena mezzo chilo alla nascita. Eppure, la loro crescita nei primi mesi di vita è incredibilmente rapida: grazie infatti al latte materno ricco di grassi, i piccoli riescono a raggiungere circa dieci chili – ovvero ben venti volte il loro peso iniziale – in poco più di due mesi, appena prima di uscire dalla tana in cui sono nati.

Nuovi strumenti per salvare gli orsi polari

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Le montagne delle Svalbard dove gli orsi polari scavano le proprie tane sono sempre più minacciate dalla crisi climatica e dalle attività umane. Foto di Kt Miller/Polar Bears International

I ricercatori sperano che grazie a questo studio si riuscirà finalmente a migliorare le misure di conservazione degli orsi polari. Proteggere le aree in cui le orse scavano le tane, potrebbe infatti essere fondamentale, poiché questo fase rappresenta un passaggio delicatissimo per la sopravvivenza dei cuccioli. È proprio in questi giorni che i piccoli si abituano alle rigide condizioni esterne prima di seguire la madre nella caccia tra i ghiacci. Tuttavia, il futuro degli orsi polari è sempre più incerto.

I cambiamenti climatici stanno riducendo i ghiacci, mettendo a rischio la loro principale fonte di cibo: le foche. Inoltre, l'espansione delle attività umane in queste regioni potrebbe disturbare sempre di più i siti di denning, compromettendo ulteriormente i tassi di sopravvivenza dei piccoli. Per affrontare queste minacce, i ricercatori hanno quindi sviluppato un nuovo strumento di monitoraggio che combina i dati dei collari GPS con le immagini delle telecamere remote.

Questo metodo permetterà di raccogliere informazioni sempre più precise sul comportamento degli orsi polari e su come i cambiamenti ambientali influenzano la loro sopravvivenza. Ogni tana racconta una storia, e ogni nuovo dato raccolto aggiunge un piccolo tassello per comprendere sempre meglio una delle fasi più delicate e importanti della vita di questi predatori. Proteggere queste tane significa garantire un futuro meno incerto a una delle specie animali più iconiche, riconoscibili, ma vulnerabili, del nostro pianeta.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori di Polar Bears International, San Diego Zoo Wildlife Alliance, Norwegian Polar Institute e della University of Toronto Scarborough

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