UN PROGETTO DI
video suggerito
video suggerito
10 Gennaio 2025
10:30

Un quarto di tutti gli animali d’acqua dolce rischia l’estinzione

Un quarto delle specie d'acqua dolce rischia l'estinzione il loro declino resta in buona parte ignorato. Inquinamento, antropizzazione, dighe e sovrasfruttamento delle risorse idriche minacciano la biodiversità e molti servizi ecosistemici essenziali.

70 condivisioni
Immagine
L’anguilla europea (Anguilla anguilla) è tra le specie a maggior rischio estinzione al mondo.

Quando si parla di biodiversità in declino e di crisi ambientali, spesso l'attenzione si concentra verso le foreste, gli oceani e più in generale sulla fauna terrestre. Tuttavia, c'è un mondo altrettanto ricco e minacciato che passa spesso inosservato: quello delle acque dolci. Fiumi, laghi, stagni e paludi, pur coprendo meno dell'1% della superficie terrestre, ospitano oltre il 10% di tutte le specie viventi, inclusi un terzo dei vertebrati e metà dei pesci. Eppure, il loro declino resta in buona parte ignorato.

Un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature prova finalmente ad accendere i riflettori su questa crisi. Gli scienziati hanno analizzato più di 23.000 specie di animali d'acqua dolce, combinando dati provenienti dalle liste rosse della IUCN (l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) dei vari gruppi tassonomici, i più completi inventari sullo stato di conservazione delle specie. Il risultato che emerge è allarmante: il 24% degli animali d'acqua dolce rischia l'estinzione.

Quali sono le specie in declino specie in declino: dall'anguilla al gambero d'acqua dolce

Immagine
Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) è stato ormai rimpiazzato quasi ovunque dal gambero della Lousiana (Procambarus clarkii), una specie invasiva introdotta in Europa dagli esseri umani

Tra le tante specie in pericolo che coprono praticamente tutti i gruppi tassonomici, troviamo specie ben note, come per esempio l'anguilla europea (Anguilla anguilla), un tempo abbondante nei corsi d'acqua europei, e il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), ormai raro e rimpiazzato quasi ovunque dal famigerato gambero "killer" delle Louisiana (Procambarus clarkii). Questi animali rappresentano però solo la punta dell'iceberg: tanti altri, come i molluschi d'acqua dolce o gli invertebrati sensibili all'inquinamento (come gli insetti efemerotteri, plecotteri e i coleotteri acquatici), non sono stati nemmeno inclusi nello studio a causa della carenza di dati.

Questo vuoto di conoscenze riflette un problema molto più ampio, che spiega almeno in parte perché questi animali ricevono così poca attenzione e tutela: la biodiversità delle acque dolci è poco studiata e sottovalutata rispetto a quella terrestre e marina. Eppure, circa il 30% dei crostacei decapodi, come granchi e gamberi, è a rischio, così come il 26% dei pesci, il 23% dei tetrapodi, tra cui rane e rettili, e il 16% delle libellule. Dal 1500, almeno 89 specie si sono già estinte e si sospetta che altre 178 abbiano fatto la stessa fine. Ma nonostante ciò, questo nuovo report rappresenta comunque un passo in avanti fondamentale, invitando a colmare queste lacune e soprattutto ad agire rapidamente per fermare questo declino.

Le cause della crisi degli ecosistemi d'acqua dolce: inquinamento e mano dell'uomo

Immagine
Inquinamento, cementificazione degli argini, costruzione di dighe, prelievo eccessivo di acqua, cambiamenti nell’uso del suolo, specie invasive e malattie sono tra i fattori principali dietro il declino della biodiversità d’acqua dolce

Le minacce per le specie d'acqua dolce sono molteplici, alcune note da tempo, e molto spesso interconnesse tra loro. Inquinamento, cementificazione degli argini, costruzione di dighe, prelievo eccessivo di acqua, cambiamenti nell'uso del suolo, specie invasive e malattie sono tra i fattori principali, in buona parte riconducibili anche a motivazioni storiche e culturali profonde che hanno sempre spinto ad alterare e sovrasfruttare questi ambienti. Inoltre, gli habitat caratterizzati da rocce calcaree o altre formazioni ricche di calcio, ospitano un numero sproporzionato di specie a rischio, ma subiscono pressioni ancora maggiori per lo sfruttamento e il prelievo eccessivo delle risorse e per l'inquinamento.

In aggiunta a tutto ciò, un approccio frammentario alla gestione degli ecosistemi fluviali e lacustri, che non vengono mai considerati nel loro insieme, non fa che aggravare il problema. Gli ecosistemi d'acqua dolce non sono infatti entità isolate, ma parte di un sistema molto più ampio e complesso, che include anche bacini idrografici, piane alluvionali, vegetazione ripariale, connessioni tra corsi d'acqua più piccoli e variazioni stagionali dei livelli idrici. Considerare tutti questi aspetti nel loro insieme, è cruciale per conservare meglio questi ambienti e proteggere le specie che li abitano, fondamentali per la nostra stessa esistenza.

L'importanza delle specie d'acqua dolce e una chiamata all'azione

Immagine
Soluzioni basate sulla natura, come il ripristino del naturale corso dei fiumi e delle zone umide e l’abbattimento di dighe e barriere sono tra le principali misure da adottare per invertire la rotta

Molte specie d’acqua dolce hanno un valore sociale ed economico significativo. Pesci come le anguille e i salmoni sono fondamentali per il turismo e la pesca, mentre altre specie, pur non avendo un impatto diretto sull'economia, sono bioindicatori essenziali della qualità delle acque. La loro scomparsa segnala un aumento dell'inquinamento e delle pressioni ambientali, minacce che, in un contesto di cambiamenti climatici e scarsità idrica, potrebbero avere conseguenze gravi per l'intera società. La percentuale di specie a rischio nelle acque dolci (il 24%) è paragonabile a quella di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi terrestri (il 23%).

Tuttavia, mentre per questi gruppi ricevono finanziamenti, misure di tutela e vengono valutati periodicamente da oltre vent'anni, le specie di acqua dolce sono state per troppo tempo trascurate e lasciate nell'ombra. Secondo gli autori, è arrivato il momento di cambiare e le soluzioni esistono già: migliorare l'efficienza dell'approvvigionamento idrico, ridurre l'inquinamento, responsabilizzare le aziende nella gestione degli scarichi e adottare soluzioni basate sulla natura, come il ripristino del naturale corso dei fiumi e delle zone umide e l'abbattimento di dighe e barriere. Questi interventi non solo favoriscono la biodiversità, ma migliorano anche il benessere umano e la gestione dei rischi idrogeologici.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views