E' un animale che ci fa intenerire, sorridere e che provoca in noi un grande senso di accudimento. Per questo sono sempre di più i petauri dello zucchero che vengono acquistati dagli italiani ma ciò non significa che sia la scelta giusta e lo dimostra la storia che arriva da San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia, dove in un ufficio è comparso un esemplare all'improvviso.
Il piccolo animale, appartenente a una specie sconosciuta ai più, ha destato molta curiosità alle persone che se lo sono ritrovato a planare nell'ufficio tanto da pubblicare poi scatti sui social per riuscire a trovare la persona di riferimento. Cosa che però non è accaduta subito e il petauro è stato affidato a un veterinario locale esperto in fauna selvatica. A distanza di qualche ora, e proprio per le condivisioni dell'appello, una donna ha recuperato il piccolo marsupiale originario dell'Oceania raccontando che era uscito di casa da una finestra lasciata aperta.
Questa storia ha generato interesse e curiosità, dettati principalmente da quanto scrivevamo appunto all'inizio: le caratteristiche morfologiche del petauro richiamano in noi quell'attaccamento che gli esseri umani provano per gli esseri viventi che hanno caratteristiche morfologiche tipiche dei cuccioli, inclusi i bambini, fenomeno che viene definito "neotenia".
Il petauro dello zucchero, però, è un animale selvatico che non dovrebbe vivere in una casa nè tantomeno in un ambiente antropico come le nostre città. Chiamato così per la sua alimentazione a base di vegetali particolarmente zuccherini, viene sempre più spesso adottato come animale domestico ma rischia di avere gravi problemi di salute e soffrire la solitudine se mantenuto in cattività. E' infatti un animale molto sociale che desidera stare con i suoi conspecifici ma ciò non significa che per farlo stare "meglio" se ne devono acquistare di più, piuttosto capire che non è la tipologia di vita che noi umani conduciamo quella consona a tutti gli altri esseri viventi.
Molti petauri che vivono in cattività, poi, sono importati in Europa non dall'Australia ma dalla Papua Nuova Guinea, dove è più facile per chi ha sviluppato un business illegale di compravendita prelevarli in natura per venderli fuori dai confini nazionali a causa dell'alta richiesta che arriva dall'Occidente.
In natura questi animaletti vivono nelle foreste, amano planare da un albero all'altro e hanno bisogno di oscurità soprattutto, una dimensione ideale per proteggersi da predatori. La vita in natura è fondamentale, il contatto con gli alberi è ciò che caratterizza la sua esistenza, tanto che di notte dorme nelle cavità che sceglie in base anche a quanto sono nascoste dalle fronde degli alberi. Altra condizione che per un petauro è fondamentale è la temperatura che non deve essere mai troppo bassa e sicuramente i nostri appartamenti climatizzati con caldo e freddo in base alle nostre esigenze non sono a sua misura.
Il petauro dello zucchero, infine, è una specie protetta in Australia in cui si lavora per evitare che finisca nella lista dell'IUCN in una categoria a rischio, perché ad ora è considerato come "poco preoccupante" ("Least Concern") il suo stato di conservazione ma i continui disboscamenti e l'inquinamento luminoso vanno tenuti a bada perché non accada alla specie in natura qualcosa di irreparabile. Lo stesso commercio spinge verso azioni di prelievo dal territorio d'origine al fine della richiesta sempre più alta che arriva da nazioni come la nostra.
Per comprendere cosa davvero fa questo animale in natura e quanto lo priviamo del suo benessere tenendolo chiuso tra le mura di un appartamento è interessante e istruttivo conoscere un progetto coordinato dall'ecologa Ana Gracanin dell'Australian National University. Attraverso delle fototrappole è infatti possibile osservare in streaming online la vita quotidiana di una coppia di petauri maggiori (Petauroides volans), specie diversa da quella che è stata ritrovata a Coreggio (Petaurus breviceps) ma le cui abitudini sono simili, e il loro cucciolo.
E' legale detenere un petauro dello zucchero in Italia? La risposta dovrebbe essere "no" ma nell'attuale lista CITES degli animali esotici non vi è menzione diretta di questo animale ma, allo stesso tempo, non è nemmeno incluso tra gli "animali domestici. Possiamo dunque definire questa situazione come un limbo normativo che consente a molti commercianti di continuare a tenere gli animali in cattività al fine di venderli non essendo appunto esplicitato che questa specie non può essere venduta e acquistata.