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15 Novembre 2024
11:22

Un nostro lettore ha scovato i vermi scomparsi da quasi 70 anni nelle sue vecchie foto: «Non potevo crederci»

Un nostro lettore, il biologo marino e fotografo subacqueo Fabio Russo, ha scovato il verme marino riscoperto di recente all'interno delle foto dei cavallucci marini, in alcuni suoi vecchi scatti. «Stavo leggendo l'articolo e, riguardando vecchie foto, incredibilmente, li ho trovati». Questa specie non veniva avvistata dal lontano 1956.

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Foto di Fabio Russo

La scienza è piena di storie straordinarie, ma quella di Haplosyllis anthogorgicola, un piccolo verme marino riscoperto grazie alle fotografie di appassionati e subacquei, ha dell'incredibile. A quasi 70 anni dalla sua prima e ultima osservazione, il "verme fantasma" si è rivelato proprio sotto i nostri occhi, nascosto da sempre tra i cavallucci marini pigmei (Hippocampus bargibanti) all'interno delle foto caricate su piattaforme di citizen science come iNaturalist. Ora, questa vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo, grazie alla scoperta di un nostro lettore, il biologo marino e fotografo subacqueo Fabio Russo, che ha ritrovato il verme nelle sue vecchie foto dopo aver letto il nostro articolo.

«Stavo leggendo l'articolo e scopro di questa riscoperta assurda. Non conoscevo Haplosyllis anthogorgicola, ma la storia mi ha incuriosito», racconta Fabio Russo. «Ho pensato subito: ‘Devo andare a riguardare le mie vecchie foto dei cavallucci marini'. E poi, incredibilmente, li ho trovati. È pieno di vermi, e non me n'ero mai accorto!». Russo si riferisce a una serie di immagini scattate durante un viaggio in Indonesia nel 2010, quando stava realizzando un documentario al Parco Marino di Bunaken, nel nord di Sulawesi. «L'ultimo giorno abbiamo fatto due immersioni nello stretto di Lembeh per fotografare i cavallucci. La specie era già famosissima tra i fotografi subacquei, ma non ho dato la minima attenzione ai vermi. Sbagliavo».

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Haplosyllis anthogorgicola aggrappato alla coda di un cavalluccio marino pigmeo. Foto di Fabio Russo

Riguardando le foto, il biologo e fotografo ha poi fatto una scoperta inaspettata: «Ho conservato una quindicina di scatti e ci sono questi policheti in quasi tutti. In tre foto ce ne sono almeno una decina, alcuni aggrappati ai cavallucci altri alle gorgonie». Fabio Russo non nasconde l'entusiasmo per questa scoperta inaspettata. Durante l'intervista, ci racconta di aver trovato almeno altri due o tre policheti anche mentre eravamo al telefono. «Le zone dell'Indo-Pacifico sono così ricche di organismi che fai fatica a identificarli tutti. Non è il mio mare, e non ci avevo fatto caso. Ma la fotografia subacquea ha un valore didattico e scientifico enorme, perché ti permette di scoprire tantissime cose».

Le sue parole riflettono perfettamente lo spirito della citizen science, che ha giocato un ruolo fondamentale nella riscoperta di Haplosyllis anthogorgicola. «Lì fuori c'è una marea di dati, anche storici come i miei, da andare a ripescare. È una cosa eccezionale per chi fa ricerca». Più volte abbiamo sottolineato anche noi l'importanza della citizen science, invitandovi a segnalarci le vostre osservazioni e a caricarle su piattaforme come iNaturalist. La storia di Fabio Russo è un esempio lampante di come anche noi possiamo contribuire alla scienza, persino in modi inaspettati. Le fotografie, soprattutto quelle che conserviamo nei nostri archivi, sono un tesoro nascosto, capace di raccontare storie che aspettano solo di essere scoperte.

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Uno sguardo ravvicinato a Haplosyllis anthogorgicola. Immagine da Fourreau et al., 2024

«Non potevo crederci» conclude Fabio Russo. «Ecco, ne ho trovato un altro! Quanti vermi ci sono là fuori, in foto che nessuno ha ancora guardato con attenzione?». La tecnologia e la fotografia naturalistica, oggi più accessibile che mai, si sta dimostrando un preziosissimo alleato per la ricerca e la tutela della biodiversità. Capita sempre più spesso di riscoprire o persino scoprire nuove specie grazie alle foto di appassionati o semplici curiosi, persino tra quelle pubblicate sui socia media. C'è un universo sconfinato fatto di biodiversità ovunque, appena fuori dalle nostre finestre. Chissà, forse la prossima grande scoperta non è in un luogo remoto e inesplorato, ma in una fotografia dimenticata nel nostro cassetto oppure in un vecchio hard disk.

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