Un cane randagio è stato il primo ad attraversare la frontiera tra Romania e Ungheria dopo l'entrata dei due paesi nell'area Schengen.
Il primo gennaio 2025 i paesi hanno aderito ufficialmente alla zona di libera circolazione di persone e mezzi. A seguito di questo passaggio storico, i controlli alle frontiere di Romania e Bulgaria sono stati eliminati, rendendo più facile il transito dei pendolari e delle merci. Il primo a beneficiare di questa libertà di movimento durante la cerimonia che si è tenuta simbolicamente al varco di Vama Petea però è stato un ospite inaspettato: un cane randagio.
Non deve stupire però: proprio in Ungheria e Romania c'è il più alto numero di cani randagi tra tutti i paesi dell'Unione, come ricorda a Kodami Sara Turetta, presidente di Save the dogs, associazione di tutela animale attiva in Italia ed Europa dell'est: «Da 22 anni vivo tra l'Italia e la Romania e ho toccato con mano queste realtà. La situazione dei cani randagi continua a essere drammatica nelle zone di provincia e rurali, ma segni di miglioramento importanti ci sono stati nelle grandi città».
Applausi per il timido meticcio che attraversa la frontiera: il video virale dalla Romania
Nel video diventato in poche ore virale sui social si vede il cane mentre attraversa per primo la frontiera. L'animale è stato salutato con gli applausi dei funzionari, degli agenti di polizia e dei militari presenti per la cerimonia formale al varco di frontiera di Vama Petea.
Quando la sbarra si è alzata, segnando ufficialmente l'ingresso della Romania nell'area Schengen, il simpatico meticcio ha fatto qualche timido passo in avanti per poi fermarsi, forse un po' intimidito dagli applausi degli spettatori. Ha poi proseguito la sua passeggiata come se niente fosse, diventando per sempre parte di un momento storico della vita politica ed economica dell'Unione.
Un cambio di passo che interessa anche le associazioni che si occupano di tutela animale come Save the Dogs. «L'ingresso nello spazio Schengen non avrà grandi ripercussioni sui cani randagi, ma contribuirà a rendere più scorrevole il loro viaggio verso i paesi europei che già li accolgono – sottolinea Turetta – In questo senso l'ingresso del paese nell'Unione Europea nel 2007 aveva già reso molto più semplice portare i cani in salvo oltreconfine».
Il randagismo in Romania. Sara Turetta: «Situazione tragica in provincia, migliorano le città»
La Romania è uno dei paesi europei in cui il fenomeno del randagismo arriva ai suoi esiti più drammatici, sia per il gran numero di animali abbandonati in strada a loro stessi che per le modalità con cui vengono gestiti dalle istituzioni locali. In molte regioni è infatti possibile ricorrere all'eutanasia per ridurre il numero di animali che finiscono nei canili.
«Le fonti ufficiali non divulgano l'esatto numero di animali che vengano uccisi ogni anno in questo modo – spiega Turetta – sappiamo però che sono centinaia di migliaia, e questa continua ad essere una grande tragedia. La situazione più tragica la riscontriamo lontano dalle grandi città, nelle zone di provincia». Qui si trovano i randagi costretti a competere tra loro per un esiguo numero di risorse, e anche in questo caso il risultato è drammatico. Molto diversa, secondo Turetta, dal cane che ha fatto la sua sfilata a Vama Petea: «Quello era evidentemente un cane ben tenuto, accudito dai funzionari della frontiera o dai pendolari, ma non è quello il consueto stato di un randagio in Romania».
La situazione però sta cambiando sensibilmente anche qui: «Le cose stanno cambiando, a cominciare dalla capitale Bucarest, e dalle altre grandi città Timisoara e Iași. Queste hanno avviato massicce campagne di sterilizzazione grazie ai fondi pubblici e migliaia di cani vengono sterilizzati con i fondi dei Comuni. I canili sono ancora tragicamente pieni, e le adozioni ancora pochissime, ma non c'è più quell'emergenza per le strade che c'era 10 o 20 anni fa».
Bucarest si è poi distinta anche per un'altra iniziativa sottolineata da Turetta: «Il sindaco Nicușor Dan ha vietato la vendita di animali nei negozi, un esempio di grande civiltà che le nostre città italiane, Milano compresa, non riescono a seguire. Tutti questi dati mostrano la complessità della gestione dei cani e del randagismo in Romania, ma ci danno anche speranza per il futuro».