
Giovedì mattina, al New Chitose Airport, sull'isola di Hokkaido, in Giappone, il traffico aereo ha subito una brusca interruzione a causa di due cervi che hanno invaso le piste d'atterraggio. L'aeroporto è stato temporaneamente chiuso per permettere al personale di allontanare gli animali in sicurezza e la scena è stata anche ripresa dalle telecamere, che hanno immortalato i due cervi mentre correvano molto vicini agli aerei sulla pista.
L'invasione ha costretto quattro voli a cambiare destinazione e tre a effettuare una cosiddetta manovra di riattaccata, ovvero interrompere le consuete operazioni di atterraggio. Dopo circa cinquanta minuti, le attività sono poi tornate alla normalità. Quanto accaduto in Giappone non è del resto un caso un caso isolato. Gli aeroporti di tutto il mondo devono fare i conti con la presenza di animali selvatici che, attirati dagli ampi spazi aperti delle piste e dalle aree verdi circostanti, possono rappresentare un rischio per la sicurezza dei voli e per loro stessi.
Aeroporti e animali, un rapporto non sempre facile

Gli aeroporti vengono inoltre costruiti spesso lontano dai centri abitati, vicino a zone solitamente tranquille e frequentate dagli animali selvatici, come prati e zone umide, habitat molto attraenti per la fauna. Il problema più noto è però quello del cosiddetto bird strike, ovvero gli impatti tra aerei e uccelli che frequentano le piste e i prati circostanti. Questi incidenti possono causare danni anche molto seri agli aerei, soprattutto se gli uccelli finiscono nei motori.
Uno dei casi recenti più emblematici riguarda l'incidente aereo della Freccia Tricolore del 16 settembre del 2023 e che ha purtroppo causato la morte di una bimba di 5 anni. Seconda le perizie, si è trattato proprio di bird strike. L'impatto con gli uccelli può però essere un problema anche lontano dalle piste d'atterraggio. Nel 1973, un grifone di Rüppell, una specie di avvoltoio africana, entrò in collisione con un aereo a 11.300 metri sopra la Costa d'Avorio, stabilendo inoltre il record d'altitudine per qualsiasi uccello.

Per ridurre il rischio di impatto con gli uccelli, gli aeroporti stanno provando ad adottare diverse strategie: dall'utilizzo di rapaci da falconeria per allontanare gli altri uccelli, ai sistemi acustici e visivi per spaventarli, fino alla gestione del paesaggio circostante per renderlo meno attraente per la fauna. Nel caso di mammiferi terrestri, come i cervi di Hokkaido, si usano anche recinzioni rinforzate, ma evidentemente non sempre bastano, soprattutto quando si tratta di grossi ungulati come cervidi e cinghiali.
Non tutti questi sistemi sono efficaci nel lungo periodo e una delle sfide per la sicurezza degli aeroporti dei prossimi anni sarà proprio riuscire a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza dei voli senza impattare troppo sugli animali selvatici, che in alcuni paesi sono fortunatamente in aumento. La tecnologia sta già provando a offrire nuove possibilità: radar per rilevare stormi in avvicinamento, droni che simulano predatori e persino l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale per prevedere i movimenti e le migrazioni della fauna selvatica.