Nonostante le richieste presentate dalle associazioni di tutela animale per ottenere l'affido dei maiali liberi di Pietracamela, il Comune abruzzese ha proceduto con la loro esecuzione. Sul posto sarebbero intervenuti i veterinari per abbattere i più confidenti, mentre per gli altri sono stati impiegati i cacciatori.
In questi mesi le associazioni Lndc Animal Protection e Vita da Cani, in rappresentanza della Rete dei Santuari di Animali Liberi, avevano scritto più volte al sindaco di Pietracamela, Antonio Villani, chiedendo l’affido degli animali, e provando così a scongiurare con la loro esecuzione. Si erano anche rivolte al Ministero della Salute e al Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, Giovanni Filippini, chiedendo una deroga alle misure previste per l’eradicazione della PSA.
La deroga però era stata purtroppo negata, e i maiali uccisi. Secondo gli attivisti si tratta di «una strage avvenuta in sordina per evitare che le associazioni potessero interferire ancora», e invitano i cittadini a scrivere mail di protesta al sindaco Villani.
Chi sono i maiali di Pietracamela e perché li hanno uccisi
I maiali di Pietracamela erano un gruppo di 22 suini, alcuni frutto di ibridazioni col cinghiale, che viveva libero in aperta campagna nella frazione di Intermesoli. La loro presenza però era ritenuta un pericolo per la sicurezza pubblica.
Nell'ordinanza firmata a settembre 2024 dal sindaco Villani, si legge che la loro presenza avrebbe potuto determinare: «incidenti stradali, situazioni di pericolo per le persone e per l'incolumità pubblica, che tale presenza inoltre genera situazioni di tensione sociale e a volte panico nella cittadinanza».
La decisione era stata accolta con sdegno dalla Rete dei Santuari di Animali Liberi, che riunisce tutte le strutture italiane dove gli animali da reddito non vengono sfruttati né per la loro carne né per i loro prodotti, ma accuditi in quanto esseri senzienti. Si tratta di veri e propri rifugi, solo che invece di cani e gatti qui è possibile trovare maiali e bovini salvati da contesti di sfruttamento.
Gli appelli della Rete a non procedere con le uccisioni, però, sono stati vani, e alla fine gli animali sono stati abbattuti. «Da quanto abbiamo appreso – spiegano Piera Rosati e Sara D’Angelo, rispettivamente presidenti di Lndc e Vita da Cani – alcuni di loro sarebbero stati uccisi da veterinari dopo averli fatti entrare nelle gabbie posizionate a tale scopo. Nei giorni scorsi, probabilmente, erano stati abituati alla presenza umana tramite la somministrazione di cibo e per quello si sono fidati. Per altri, sarebbe stato richiesto l’intervento di alcuni cacciatori del circolo di Sant’Omero».
Rosati e D'Angelo condannano anche le modalità con cui è avvenuta l'uccisione: le due associazioni erano infatti in procinto di presentare un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro gli abbattimenti, ma il Comune di Pietracamela avrebbe deciso di aggirare l'ostacolo rappresentato dagli attivisti: «A una persona che ha contattato il Comune per chiedere informazioni al fine di adottare un paio di maialini, hanno confermato di averli uccisi e hanno anche affermato di aver fatto tutto in sordina perché non volevano seccature, ma la parola usata è stata molto più colorita, dalle associazioni. Tutto questo è inconcepibile e presenteremo una denuncia affinché vengano accertate eventuali responsabilità e venga fatta chiarezza sulle procedure che hanno portato a questa strage tanto crudele quanto gratuita, dato che ci eravamo più volte offerte di trovare una sistemazione per questi animali».
L'invito delle associazioni: protestare contro Sindaco e commissario
Nonostante i maiali siano già stati uccisi, le associazioni hanno invitato i cittadini a protestare sia contro il sindaco, Antonio Villani, che contro il Commissario per la Peste suina africana attraverso una mail con il seguente testo: «Buongiorno, scrivo per esprimere la mia profonda indignazione per la strage compiuta ai danni dei maiali che vivevano liberi sul territorio di Pietracamela (TE). È vergognoso che in un Paese civile l’uccisione di animali liberi sia considerata l’unica soluzione, senza nemmeno prendere in considerazione l’affidamento richiesto da due importanti associazioni di protezione animali. L’eradicazione della PSA non è un argomento convincente per questa decisione, dato che non c’era nessuna prova che questi animali potessero contribuire alla diffusione di questa patologia – in Abruzzo del tutto assente – e che non sarebbero stati trasferiti in allevamenti ma in rifugi di animali non destinati alla produzione alimentare».