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Sono 8 le nuove specie di collemboli, piccoli artropodi imparentati con gli insetti che vivono a stretto contatto col ghiaccio permanente. Queste piccole "pulci dei ghiacciai" sono poco conosciuti alla scienza, ma la loro presenza può fornire preziose informazioni sulla biodiversità degli ambienti glaciali di Alpi e Appennini.
A condurre lo studio che ha portato alla scoperta delle nuove specie è stato un team di ricerca tutto italiano dell'Università di Siena e del Centro Nazionale di Biodiversità (NBFC), il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità, finanziato dal PNRR.
Lo studio sulla biodiversità inesplorata dei ghiacciai
Lo studio, dal titolo "The Unexplored Biodiversity of ‘Glacier Fleas'" e pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Zoological Systematics and Evolutionary Research, offre nuovi spunti di riflessione sulla fragilità e la ricchezza degli ambienti glaciali, apparentemente inospitali e in realtà ricchi di vita.
La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, fornisce la prima panoramica sulla biodiversità delle "pulci dei ghiacciai" di Alpi e Appennini, ovvero dei collemboli glaciali delle Alpi e degli Appennini europei.
Delle undici specie trovate su Alpi e Appennini sono ben otto quelle nuove per la scienza, scoperte dal gruppo di ricerca; cinque di queste specie sono descritte in questo lavoro. La pubblicazione è frutto di un’intensa collaborazione interdisciplinare, che ha visto coinvolti ricercatori di diversi enti di ricerca e università italiane ed europee.
Il lavoro è stato reso disponibile in modalità open access, per permettere a studiosi in ambito accademico e museale, professionisti nel settore della conservazione della natura e cittadini di accedere liberamente ai risultati della ricerca, in un'ottica di scienza aperta e condivisione della conoscenza. Ratio che si ritrova anche nel progetto di citizen science dedicato alle "pulci dei ghiacciai".
La ricercatrice: "A causa del ritiro dei ghiacciai più difficile studiare gli organismi che ci vivono"

La citizen science è un approccio che consente ad appassionati, curiosi e semplici cittadini di dare un contributo attivo alla ricerca scientifica. Attraverso il coinvolgimento di persone non necessariamente esperte in ambito scientifico gli studiosi possono raccogliere una maggiore quantità di dati in ambiti diversi. Avviene sempre più spesso in moltissimi campi, dall'ecologia all'astronomia, e ovviamente anche in ambito naturalistico.
Anche le pulci dei ghiacciai verranno studiate seguendo questa metodologia, come spiega Barbara Valle, ricercatrice dell'Università di Siena e coordinatrice delle ricerche: "A questo lavoro seguirà questa estate un progetto di citizen science, CollembolICE, coordinato dall’Ateneo senese che mira a coinvolgere operatori e volontari che lavorano sui ghiacciai nella raccolta di questi organismi: tanti sono ancora i ghiacciai da studiare e poco è il tempo a causa del rapido ritiro degli stessi".
I ghiacciai montani sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico, con conseguenze profonde sulla biodiversità di questi luoghi – apparentemente – inospitali. Come conseguenza dell’intenso scioglimento, molti ghiacciai sono sempre più ricoperti da detriti pietrosi, ed entro la fine del XXI secolo, si prevede che la maggior parte dei ghiacciai delle Alpi scomparirà. Anche le forme di vita che dipendono da questi luoghi sono destinati a sparire, compresi gli organismi che proprio recentemente stiamo imparando a scoprire, come le "pulci dei ghiacciai".
Chi sono le pulci dei ghiacciai e come fanno a vivere nel ghiaccio permanente
I Collemboli sono unici tra gli artropodi alpini perché sono in grado di vivere a contatto con il ghiaccio. Si tratta di organismi unici la cui tassonomia e distribuzione restano ancora in gran parte sconosciute. Anche se non ne siamo consapevoli i ghiacciai ospitano una biodiversità unica di organismi altamente specializzati e spesso endemici, adattati alle basse temperature. La potenziale scomparsa di questi habitat rappresenta un rischio significativo per questa biodiversità.
A farne le spese sono soprattutto le "pulci dei ghiacciai", tra i pochi animali terrestri in grado di colonizzare l'Antartide. Si tratta di forme di vita uniche perché includono specie criofile, capaci cioè di prosperare nel ghiaccio.
Le specie che vivono nel ghiaccio hanno adattamenti estremi al clima freddo, potendo sopravvivere fino a -16 °C, mentre le specie meno adattate e non glaciali diventano inattive a -6 °C. Grazie alle loro caratteristiche, i collemboli sono componenti chiave delle reti alimentari dei ghiacciai, nutrendosi principalmente di materiale organico come il polline e fungendo da preda per numerosi predatori, come ragni e coleotteri.
Il periodo principale di attività di questi collemboli del ghiaccio si verifica durante i mesi invernali, quando occupano il microhabitat ì tra ghiaccio e neve. Solo quando la neve inizia a sciogliersi si spostano sulla superficie nevosa e, durante l'estate si spostano sul ghiaccio e negli interstizi del ghiaccio, fino a una profondità di circa 30 centimetri. Alcune specie sono anche abitanti obbligati del ghiaccio, incapaci di sopravvivere altrove.