La decisione è stata presa: in Danimarca, dal 2030, sarà legge la tassa sulle flatulenze e i rutti degli animali usati in agricoltura. La notizia era circolata qualche mese fa, ma ora i tre partiti della maggioranza, che sono di schieramenti molto diversi l'uno dall'altro, sono arrivati in Parlamento all'approvazione della legge che prevede di imporre una tassazione sulle emissioni di metano prodotte dagli animali attraverso le deiezioni, le scoregge e i rutti.
Il "sì" del partito di centro-destra Venstre in particolare, tradizionalmente allineato con gli interessi degli agricoltori, è stata fondamentale per l'approvazione della tassa.
Secondo le stime del Governo, ciò servirà a riparare i danni all'ambiente in una area geografica in cui vi sono cinque volte più maiali e mucche che persone e due terzi del territorio sono destinati ad attività agricole, elementi che hanno portato a una maggiore produzione di inquinamento climatico. Circa il 60% del Paese è coltivato e da ciò si è arrivati alla conclusione che chi ha un'attività di questo tipo sia responsabile in primis dell'inquinamento locale. Per giunta dati alla mano un rapporto del 2023 ha accertato che l'industria agricola danese non ha in alcun modo ridotto le emissioni di C02 per oltre un decennio e l'accordo raggiunto dai tre partiti della coalizione di maggioranza punta a farle calare fino a fino a 2,35 milioni di tonnellate entro il 2032.
La "tassa sulle flatulenze" prevede che gli allevatori debbano pagare 300 corone danesi per ogni tonnellata di metano prodotta dagli animali e, come riferito dall'agenzia di stampa danese The Copenhagen Post, il piano prevede di migliorare la biodiversità del Paese sostituendo i terreni agricoli con oltre 250 mila ettari di nuove foreste.
Secondo Jeppe Bruus, ministro danese per la transizione verde, «una tassa sull'inquinamento mira a cambiare i comportamenti».