Stupore e un pizzico di paura hanno animato una regata organizzata domenica 26 gennaio dalla Lega Navale locale tra le acque di Gallipoli, in Puglia. A circa un miglio e mezzo dalla costa, i partecipanti hanno avuto la fortuna di incontrare uno squalo elefante, il secondo pesce più grande al mondo dopo lo squalo balena. Questo squalo, che può comprensibilmente incutere timore per le sue dimensioni, è in realtà un gigante gentile ed è completamente innocuo per gli esseri umani.
I video dell'avvistamento in Salento hanno rapidamente fatto il giro dei social, regalando a molti la possibilità di scoprire una specie affascinante, presente nei nostri mari praticamente da sempre, ma ancora poco conosciuta. Ma chi è davvero lo squalo elefante? E perché possiamo considerarci fortunati se ne incontriamo uno nelle acque del nostro Mediterraneo?
Chi è lo squalo elefante: un gigante gentile
Con il suo corpo massiccio, che può raggiungere fino ai 12 metri di lunghezza, il "naso" lungo e la bocca spalancata che filtra instancabilmente l'acqua, lo squalo elefante o cetorino (Cetorhinus maximus) è un animale tanto imponente quanto pacifico. Nonostante il suo aspetto, che richiama alla mente i predatori marini per eccellenza, questa specie si nutre esclusivamente di zooplancton. I suoi denti sono piccolissimi (circa 6 mm in un individuo adulto) e non vengono utilizzati per mordere, come fanno gli altri squali.
Lo squalo elefante si nutre infatti nuotando lentamente vicino alla superficie, con l'enorme bocca aperta per filtrare l'acqua e trattenere il cibo grazie alle loro branchiospine, strutture simili a filtri e a forma di pettine che catturano e trattengono il minuscolo plancton. Ogni giorno, uno squalo elefante può filtrare migliaia di litri d'acqua, dimostrando così il suo ruolo importante nella regolazione del plancton degli ecosistemi marini. È un animale perlopiù solitario e le femmine, come altri squali, danno alla luce piccoli già formati.
Lo squalo elefante nel Mediterraneo: una presenza fissa e solitamente elusiva
Questa specie è presente in tutti gli oceani temperati del pianeta, incluso il Mediterraneo, dove è segnalata fin dal XIX secolo. Tuttavia, gli avvistamenti rimangono sporadici e spesso riguardano individui catturati accidentalmente nelle reti da pesca, una delle minacce principali per tante specie di squalo nel mondo. Sono stati avvistati sia individui molto giovani, lunghi "appena" 2 metri, che squali adulti che misuravano anche 8-9 metri. Non è però ancora chiaro se e dove questo squalo si riproduce nel Mare Nostrum.
Tuttavia, negli ultimi anni sono notevolmente aumentati gli avvistamenti, sia in estate che inverno. Questo aumento non sembra essere la conseguenza di un trend positivo della popolazione (nel Mediterraneo rimane in calo), ma pare sia legato a un interesse crescente verso questa specie, alla facilità con cui è possibile documentare gli avvistamenti grazie alla tecnologia e all'incremento delle persone che frequentano il mare. La specie rimane quindi estremamente schiva e la maggior parte delle volte passa completamente inosservata.
Nonostante ciò, la Puglia, con le sue acque ricche di biodiversità, sembra essere diventata negli ultimi anni una delle regioni italiane dove gli avvistamenti di squali elefante sono diventati relativamente più frequenti. Negli ultimi tempi sono stati osservati diversi individui, sia lungo l'Adriatico che nel mar Ionio. Gli avvistamenti sono più frequenti durante l'inverno e soprattutto nel Golfo di Taranto, dove è stata osservata un'elevata produzione primaria come risultato di un significativo fenomeno di risalita dei nutrienti.
Una specie sempre più minacciata e a rischio estinzione
Nonostante la sua presenza fissa nel Mediterraneo, lo squalo elefante è purtroppo classificato come "In pericolo" all'interno della Lista Rossa dell'IUCN sia a livello globale che per il Mediterraneo, principalmente a causa della pesca accidentale (il cosiddetto bycatch) e delle collisioni con imbarcazioni. Anche se non viene cacciato intenzionalmente, è una delle vittime collaterali principali della pesca: questi squali migrano seguendo correnti e acque ricche di nutrienti e di plancton, che spesso sono anche le più pescose.
Quest'ultima osservazione tra le acque di Gallipoli rappresenta quindi sia un incontro raro ed estremamente fortunato, che una piccola speranza per il futuro di questi giganti gentili. Come per tanti altri squali, la sopravvivenza a lungo termine dello squalo elefante rimane incerta e ogni avvistamento può contribuire a diffondere maggiore consapevolezza e a sensibilizzare il pubblico sulla vita, le abitudini e soprattutto le minacce che questa specie affronta.