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22 Ottobre 2024
17:18

Sperimentazione sugli animali: ritirato l’emendamento per riaprire gli allevamenti

L'intervento della Lav ha impedito la riapertura in Italia degli allevamenti di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione scientifica. Il presidente dell'associazione esulta, ma solo in parte: «La strada per una sperimentazione priva di crudeltà sugli animali è ancora lunga».

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L'intervento degli attivisti per i diritti degli animali ha impedito la riapertura degli allevamenti di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione scientifica. Queste strutture destinate alla nascita di nuovi individui destinati alla sperimentazione continuano a esistere in Europa, mentre in Italia – escluse alcune deroghe – sono fuori legge dal 2014. Un emendamento però si proponeva di cancellare il divieto.

Gli attivisti hanno però spinto la politica a fare un passo indietro. Ad esporsi per primo è stato Gianluca Felicetti, presidente della Lav, l'associazione nata proprio come Lega Anti-vivisezione. Ci ha spiegato che questo è un primo traguardo, ma c'è ancora molta strada da fare: «Chiediamo al Ministero della Salute di investire nella sperimentazione sostitutiva, priva di crudeltà sugli animali».

Felicetti infatti aveva portato all'attenzione dei media e del pubblico l'emendamento che avrebbe condotto alla «riapertura degli allevamenti lager», come ha scritto in diversi post e comunicati stampa. Un pressing mediatico che nel giro di pochi giorni ha portato il deputato di Fratelli d'Italia, Luciano Cioccheti, a fare un passo indietro e ritirare l'emendamento che aveva presentato «a causa delle fake news». Raggiunto dalla redazione per ulteriori spiegazioni, la risposta del deputato è stata di totale chiusura: «Vista la strumentalizzazione della cosa non ritengo di dover aggiungere altro», ci scrive, e poi aggiunge: «Quando si sarà placata la strumentalizzazione, sarò disposto a parlare con tutti».

Ma Felicetti non ci sta e risponde sulle nostre pagine: «Rispedisco l'accusa di fare fake news al mittente. L'emendamento era stato presentato, tanto da ritirarlo. Il deputato dice di non voler la riapertura dei "lager per animali", invece leggendo il testo si capisce che prevedeva di reintrodurre l'allevamento a scopo di ricerca».

Cosa prevede l'emendamento

L'emendamento era stato presentato all'interno del decreto-legge Salva Infrazioni, quest'ultimo nato proprio per risolvere le procedure aperte contro l'Italia in sede europea. Nel pastone generale era finita anche la procedura di infrazione aperta nel 2013 dopo aver recepito le disposizioni comunitarie relative alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.

Con lo scopo dichiarato di risolvere una questione sepolta sotto dieci anni di carte, Ciocchetti ha presentato il discusso emendamento, ma a finire sotto la lente della Lav è stato un piccolo rigo in particolare, quello che andava a cancellare il comma 5 del decreto legislativo n. 26 del 4 marzo 2014:

È vietato l'allevamento di cani, gatti e primati non umani per le finalità di cui al presente decreto.

Questo punto ha indotto Felicetti e i suoi attivisti, molto attivi in ambito istituzionale, a cercare un dialogo con il deputato. «Appena abbiamo saputo, abbiamo tentato di incontrarlo per due settimane – spiega il presidente della Lav – lui però si è sempre negato, non ci ha voluto ascoltare ed è andato avanti per la sua strada. Volevamo capire la sua posizione». Ora si attende solo l'ufficialità del ritiro dell'emendamento, per il quale si dovrà aspettare il termine dell'esame del decreto legge da parte delle Commissioni Giustizia e Finanze della Camera.

Ciocchetti non è un deputato qualsiasi, è anche il maggiore promotore dell’Intergruppo Parlamentare “One Health” nato nel 2023 con l'obiettivo di promuovere un approccio di governo più rispettoso di salute e ambiente. Per Felicetti si tratta di un controsenso: «Con la riapertura degli allevamenti si va in contrasto con tutto ciò che rappresenta la One Health».

Gli allevamenti destinati agli animali utilizzati a fini scientifici sono strutture diverse da quelle utilizzate per portare avanti le sperimentazioni. Gli allevamenti esistono in tutta Europa, eppure un cambio di rotta negli ultimi anni c'è stato. La più recente Relazione sulle statistiche relative all'uso di animali a fini scientifici in Europa indica che nel 2020 quasi 8 milioni di animali sono stati utilizzati per la prima volta in attività di ricerca nei 27 Stati membri e in Norvegia, segnando un calo del 7,5% rispetto al 2019. Questa inversione però non ha coinvolto nello stesso modo tutte le specie, ma ha riguardato soprattutto cani e primati non umani.

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Numero di animali utilizzati per la prima volta suddivise per principali classi di specie nel 2020 (Fonte: Relazione sull’uso di animali a fini scientifici negli Stati membri dell’Unione europea e in Norvegia)

Allevamenti a fini di sperimentazione animale

Anche l'Italia registra un calo: secondo i dati aggiornati al 2024 forniti dal Ministero della Salute si è passati da 548.933 animali nel 2019 a 451.991 nel 2020, una lieve flessione da imputare però all’emergenza Covid. Nel 2021 il numero di animali stabulati ha nuovamente superato il mezzo milione, tornando a 512.296; mentre nel 2022 è sceso a 420.506.

I numeri indicano comunque il costante impiego di animali utilizzati a fini scientifici in Europa e Norvegia. Per Felicetti questa dovrebbe essere l'occasione per investire sulla sperimentazione sostitutiva e aprire la strada ai paesi vicini: «Vorremmo fosse ripristinato il Fondo, esaurito nel 2022, per trovare alternative alla sperimentazione animale. Questo Fondo aveva generato nuovi avanzamenti scientifici ricerche e posti di lavoro. Proponiamo quindi di rivitalizzarlo».

Secondo il presidente Lav non si potrà mai rinunciare a questo modello se non si investe: «La ricerca sulla sperimentazione sostitutiva rappresenta 0,1% di ciò che viene dato a quella su animali. Ormai i cosmetici non sono più testabili con queste modalità e vorremmo che lo stesso accadesse anche per i farmaci. Ma è possibile solo se la politica vuole».

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