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12 Febbraio 2025
17:04

Sembra un mosaico ma è la plastica nello stomaco di un uccello marino

Il fotografo Justin Gilligan ha vinto il Wildlife Photographer of the Year 2024 con l’immagine di un mosaico di plastica all'interno dello stomaco di una berta, un'immagine bellissima e terribile allo stesso tempo. Quei pezzi colorati infatti non vengono mai smaltiti dall'organismo degli uccelli marini, restano nello stomaco fino a provocare una malattia mortale.

Immagine
La foto "A Diet of Deadly Plastic" di Justin Gilligan, vincitore del Wildlife Photographer of the Year 2024 categoria Oceani

È un mosaico di plastica quello che è stato trovato all'interno dello stomaco di una berta zampecarnicine (Ardenna carneipes) dell'Oceano Pacifico. Lo scatto è valso al suo autore, il fotografo australiano Justin Gilligan, il titolo di Wildlife Photographer of the Year, nella categoria Oceani nel 2024. Si tratta di un'immagine bellissima e terribile allo stesso tempo: quei pezzi colorati infatti una volta ingeriti dagli uccelli marini non vengono mai smaltiti dall'organismo, restano lì fino a provocare una malattia mortale.

Il Wildlife Photographer of the Year è il più noto e importante concorso internazionale di fotografia naturalistica. Le foto premiate nelle diverse categorie non sono solo immagini di grande rarità e bellezza, ma sono anche capaci di raccontare la storia di un pianeta sempre più sotto pressione.

Come è stata realizzata la foto del mosaico di plastica

Con l'aiuto dei ricercatori dell'Adrift Lab, organizzazione che monitora l'impatto dell'inquinamento da plastica sugli ecosistemi marini, Gilligan ha potuto immortalare il contenuto di una  berta piedicarnicini (Ardenna carneipes) nel cui stomaco ha rinvenuto un cumulo di spazzatura: ben 403 pezzi. Non proprio quello che dovrebbe esserci nello stomaco di un uccello marino.

Uno studio del 2015 ha rivelato che il carico globale di plastica marina si aggira tra 15 e 51 trilioni di pezzi. Più di quanti immaginiamo finiscono per essere ingeriti dagli pesci e dagli uccelli marini. Le principali zone di accumulo sono il Nord Atlantico e del Nord Pacifico

Da anni Gilligan documenta il loro lavoro, spesso seguendoli durante le passeggiate in spiaggia all'alba per raccogliere pulcini e altri esemplari morti. Questo tipo di lavoro è fatto con regolarità dagli enti che si occupano di fauna e avifauna marina: recuperando gli animali trovati privi di vita sulle rive infatti sono in grado di monitorare le cause di mortalità.

In questo modo gli studiosi hanno scoperto che tre quarti delle berte che si riproducono a Lord Howe Island, piccola isola tra l'Australia e la Nuova Zelanda, contenevano plastica. I piccoli iniziano ad accumulare plastica nei loro stomaci già mentre vengono nutriti dai loro genitori all'interno del nido. Succede perché gli uccelli scambiano i piccoli pezzi di plastica per pietra pomice che aiutano a triturare il cibo e quindi a facilitare la digestione.

Il problema è che la plastica non è digeribile e occupa spazio all'interno dello stomaco dell'animale fino alla sua morte. Quindi più plastica ingerisce un uccello, peggiori saranno le sue condizioni fisiche, anche a causa di una malattia chiamata plasticosi.

Come la plastica minaccia la sopravvivenza degli animali

Secondo lo studio condotto dal Natural History Museum e pubblicato sulla rivista Journal of Hazardous Materials, la presenza di plastica nello stomaco degli uccelli marini provoca una malattia chiamata plasticosi.

L'esposizione alla plastica causa un'estesa formazione di tessuto cicatriziale all'interno del tratto gastrointestinale. Gli altri materiali, come ad esempio la pietra pomice abitualmente ingerita dagli uccelli, non provoca cicatrici simili. La plastica agisce alterando significativamente i tessuti dello stomaco provocando nel tempo una grave fibrosi. Oltre ai danni ai tessuti l'ingestione di plastica è responsabile di cambiamenti comportamentali, riduzione della crescita e della fecondità, e metabolismo alterato.

Secondo gli studiosi non è più possibile attendere per fermare una mattanza che, attraverso la catena trofica, sta arrivando anche a noi: "Senza un intervento politico, la domanda di plastica potrebbe raddoppiare entro il 2050 e le emissioni di plastica potrebbero triplicare entro il 2060. È preoccupante che, nonostante gli attuali sforzi di bonifica e basati sulle politiche, la plastica continuerà a essere emessa e ad accumularsi nell'ambiente per molti decenni a venire".

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