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Se vi capita di andare a pesca in un lago del Missouri e prendete all'amo un grosso pesce allungato, con la pelle coperta di macchie come un pitone e che somiglia decisamente a un serpente, c'è solo una cosa che potete fare: tagliargli la testa. Non è un'esagerazione, ma l'indicazione ufficiale del Dipartimento per la Conservazione del Missouri (MDC), che in queste settimane ha rilanciato l'appello per fermare l'invasione del pesce testa di serpente: "Se vedete un pesce testa di serpente settentrionale, uccidetelo subito. E segnalatecelo". La campagna ha toni molto duri e un messaggio piuttosto chiaro: nessuna pietà per questa specie aliena invasiva che minaccia gli ecosistemi acquatici americani.
L'invasione del pesce testa di serpente in America

Originario delle acque interne dell'Asia orientale, il pesce testa di serpente settentrionale (Channa argus) è arrivato per la prima volta negli Stati Uniti all'inizio degli anni 2000. La prima segnalazione risale al 2002, forse introdotto attraverso il commercio di animali esotici o nei mercati delle grandi metropoli. Ma nonostante gli enormi sforzi per contenere la sua diffusione, la specie ha continuato a diffondersi (forse anche in seguito a ulteriori rilasci deliberati) e si è adattata perfettamente ai nuovi habitat nordamericani. Anche fin troppo bene.
Non si tratta infatti di un pesce qualsiasi: può crescere fino a quasi un metro di lunghezza, sopravvive per giorni fuori dall'acqua se mantiene la pelle umida, respira anche aria e – dettaglio non irrilevante – è capace di strisciare sulla terraferma per raggiungere nuovi specchi d'acqua. E non è solo molto resistente e molto adattabile, è anche vorace, aggressivo, competitivo. Caccia attivamente qualsiasi cosa: pesci, anfibi e persino piccoli uccelli, mettendo a rischio la biodiversità delle zone in cui si insedia.
Anche se esistono già diverse popolazioni oramai stabili in stati come Virginia, Pennsylvania, Maryland e New York, il Missouri non vuole arrendersi. Il messaggio è molto drastico: "Non rilasciate mai il pesce se lo catturate, perché potrebbe sopravvivere e scappare. Uccidetelo sul posto: decapitazione, eviscerazione o sigillatura in un sacchetto di plastica", questi sono i metodi consigliati. Una volta identificato e ucciso, il MDC chiede di fotografarlo, annotare il luogo del ritrovamento e compilare un modulo online per la segnalazione.
Controversie e "tolleranza zero" per l'ennesima specie aliena

Ogni dato raccolto può essere molto prezioso per mappare la diffusione della specie e intervenire in tempo per ridurre i rischi. Non tutti, però, sono convinti che l'unica strada sia quella del "tolleranza zero". Alcuni ecologi sottolineano che l'impatto del pesce testa di serpente, sebbene potenzialmente devastante, non è ancora del tutto compreso. Gli ecosistemi sono sistemi estremamente complessi e, come sempre, gli effetti reali di un'invasione biologica si vedono solo nel lungo periodo.
Per altri, invece, ormai il danno è fatto e la specie – che piaccia o meno – è destinata a restare, per cui sebbene sia giusto trovare un modo per gestirla e conviverci, promuovere una caccia alle streghe con metodi così cruenti, non è la strada giusta da seguire, visto che non servirà a nulla. Eppure, per ora, la tolleranza zero sembra guidare la maggior parte delle politiche gestionali. La battaglia contro questo vorace "alieno" venuto da oriente è diventata una corsa contro il tempo che, tuttavia, quasi sicuramente non potrà essere vinta.
Un pesce adattabile, che respira e si muove fuori dall'acqua e con un appetito instancabile: il testa di serpente è il simbolo perfetto di quanto può essere pericolosa l'introduzione sconsiderata di specie alloctone. E se oggi il Missouri invita a tagliargli la testa è perché – ancora una volta – abbiamo portato l'ennesima specie aliena lì dove non dovrebbe essere e adesso cerchiamo inutilmente di correre ai ripari. Ma come accade sempre in questi casi, l'unica difesa efficace è la prevenzione. Ma ormai è troppo tardi.