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1 Febbraio 2025
17:00

Se il tuo cane ha paura di tutto forse è colpa dei batteri nel suo intestino

Uno studio italiano ha evidenziato il legame tra microbiota intestinale e paura generalizzata nei cani. Batteri specifici possono influenzarne il comportamento, suggerendo che una dieta mirata possa migliorare la loro salute emotiva.

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L'intestino è il nostro secondo cervello, questo non vale solo per le persone, ma anche per i cani. Un nuovo studio realizzato dai ricercatori dell'Università Federico II di Napoli e dell’Università S. Raffaele di Roma, recentemente pubblicato su PlosOne, ha infatti evidenziato il ruolo del microbiota e del metaboloma intestinale nei cani paurosi.

Secondo gli esperti, migliorare la salute del microbiota intestinale dei cani paurosi attraverso una dieta mirata può essere un tassello fondamentale del puzzle che aiuta a migliorarne la salute emotiva.

Qual è il legame tra microbiota intestinale e paura: cosa dice lo studio

L'asse intestino-cervello è da tempo al centro dell'attenzione della comunità scientifica, anche in campo veterinario. Studi recenti hanno dimostrato come il microbiota intestinale, ovvero la comunità di batteri che normalmente popola il nostro intestino, possa comunicare con il cervello, influenzando la vita di tutti i giorni.

L'intestino è infatti considerato dagli scienziati come un vero e proprio "secondo cervello" in ragione della sua stretta comunicazione con il sistema nervoso centrale. Questa comunicazione reciproca dipende anche capacità del microbiota di sintetizzare metaboliti specifici e influenzare l’attività di neurotrasmettitori (come glutammato, GABA, dopamina e serotonina), con conseguente impatto su umore, emozioni, motivazione, e processi cognitivi.

Al fine di approfondire questo legame, i ricercatori della Federico II di Napoli appartenenti ai Dipartimenti di Medicina Veterinaria, Molecolare e Biotecnologie Mediche, insieme a quelli dell’Università S. Raffaele di Roma che operano nel CEINGE-Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore di Napoli, hanno realizzato uno studio esplorativo.

La ricerca ha messo in evidenza le alterazioni del microbiota intestinale e del metaboloma in un gruppo di 8 cani paurosi che vivevano in famiglia, sia meticci che di razza, come Weimaraner, Bobtail e Rottweiler, per un totale di 16 individui che hanno preso parte allo studio.

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I cani che hanno preso parte allo studio esplorativo

La novità, rispetto a un precedente studio analogo realizzato dall'Università di Bologna, sta proprio negli animali oggetto dello studio. Per la prima volta per questo genere di ricerca sono stati presi in esame cani di famiglia provenienti da province di diverse di tutta Italia. Rispetto alla precedente indagine realizzata in canile, in questa occasione è stato possibile osservare il microbioma in condizioni di dieta più eterogenee, come spiega il primo autore dello studio Luigi Sacchettino, veterinario specialista in etologia applicata e benessere animale: "In condizioni di dieta differenti la patologia comportamentale sembra pesare meno, proprio perché abbiamo rilevato il medesimo microbiota intestinale in cani che vivono in famiglie differenti".

I ricercatori hanno infatti scoperto che alcuni batteri intestinali chiamati Firmicutes, sono più abbondanti nell’intestino dei cani che sperimentano paura generalizzata rispetto ai soggetti normocomportamentali. Inoltre, i cani timorosi presentano anche livelli elevati di acido lattico e acido taurodeossicolico, i quali a loro volta sembrano essere correlati all'aumento della popolazione di lattobacilli, a cui appartengono proprio i Firmicutes.

Questo è solo il punto di partenza di un'indagine più ampia, afferma Danila D'Angelo, docente di fisiologia veterinaria alla Federico II e co-autrice dello studio: "Ci stiamo già muovendo per svolgere una tipologia di lavoro analoga, con il medesimo tipo di impostazione, ma allargando lo sguardo ai cani di canile, un contesto molto più omogeneo e con un maggior numero di individui da monitorare".

Le disfunzioni comportamentali nei cani sono al centro del dibattito pubblico e rappresentano una delle principali preoccupazioni sociali, oltre che delle famiglie. Gli esperti oggi fanno luce su un aspetto spesso omesso quando si parla di cause di cani che soffrono di paura generalizzata. Questo comportamento può essere associato a fattori genetici, ambientali, esperienze traumatiche e condizioni mediche, e la terapia disponibile ad oggi si basa su approcci comportamentali e terapia farmacologica di vario tipo, tuttavia prove crescenti evidenziano l'importanza di intervenire anche sull'asse intestino-cervello.

Gli studi in tal senso in medicina veterinaria sono ancora agli inizi, ma la stretta connessione tra intestino e cervello suggerisce che non bisogna trascurare l'impatto del microbiota intestinale nei disturbi comportamentali.

I ricercatori: "Ogni cane è un mondo da scoprire"

"In medicina veterinaria i dati erano pochi, motivo per cui poi abbiamo deciso di condurre questo studio, e i risultati benché preliminari sono incoraggianti – sottolinea Sacchettino – Da un punto di vista di ricerca bibliografica c'è ancora poco sull'interazione tra intestino e cervello nel cane, e questo è proprio il motivo per cui poi abbiamo deciso di condurre questo studio".

Lo studio infatti è solo all'inizio: “Speriamo di coinvolgere un maggior numero di pazienti che soffre di paura generalizzata, anche da diverse parti di Italia e del mondo, così da avere dei dati scientifici più robusti. E poi di indagare anche l'impatto di altri disturbi comportamentali come l'aggressività o l'iperattività sul microbiota intestinale e viceversa", hanno spiegato gli altri autori del team formato da Michele Costanzo, Iolanda Veneruso, Valeria D’Argenio, Maria Mayer, Francesco Napolitano.

"Pensiamo che ogni cane rappresenti un piccolo mondo da scoprire e rispettare: ogni paziente ha bisogno di una dieta che risponda alle sue esigenze, tenendo conto dell'età, dello stile di vita e dello stato riproduttivo, ad esempio, ma anche dei gusti alimentari dell'individuo. Affidarsi alle prescrizioni del medico veterinario e dello specialista in nutrizione è sempre un passo saggio, anche per la salute emotiva dei cani; in questo, il ruolo del medico veterinario esperto in comportamento animale può essere davvero un valido aiuto per capire come comprendere meglio il nostro cane e renderlo più felice".

Nonostante i risultati netti, la ricerca ha coinvolto solo 16 cani, che però possono essere la base per future nuove scoperte. "Riconosciamo che il nostro studio ha coinvolto un piccolo campione di cani, dovuto ai fattori stringenti che abbiamo scelto come criteri di inclusione nel reclutamento e nelle analisi effettuate. Studi futuri saranno fondamentali per districare il ruolo dell'omeostasi dell'asse intestino-cervello nella modulazione delle disfunzioni comportamentali, grazie a una popolazione canina più ampia, omogeneamente raggruppata per ambiente, sesso, taglia, stili di vita e genetica".

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