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31 Ottobre 2024
12:43

Scoperto il più antico girino del mondo: il fossile risale a oltre 160 milioni di anni fa

In Argentina, è stato trovato il più antico fossile di girino. Risale al Giurassico, circa 165 milioni di anni, ed è lungo ben 16 centimetri. Il suo ritrovamento dimostra che da allora la metamorfosi da girino a rana/rospo è rimasta pressoché immutata.

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Illustrazione di Gabriel Lío via Universidad Maimónides

Una scoperta eccezionale ha presentato al mondo il più antico fossile di girino mai ritrovato, risalente al Giurassico medio, oltre 160 milioni di anni fa, e dalle dimensioni sorprendenti. È stato scovato in Argentina, e con i suoi 16 centimetri di lunghezza, questo antico girino riscrive, almeno in parte, la storia evolutiva degli anfibi anuri – ovvero rane e rospi – retrodatando di circa 20 milioni di anni il precedente record fossile per questa importante e delicata fase della vita degli anfibi che si sviluppano attraverso la metamorfosi.

Il fossile, incastonato in una lastra di arenaria, mostra dettagli affascinanti e incredibilmente ben conservati: una parte del cranio e della colonna vertebrale, le tracce lasciate degli occhi e persino dei nervi, restituendo un'immagine molto nitida di questo antico stadio larvale. «Non è solo il più antico girino conosciuto, ma anche il più straordinariamente conservato», ha detto Mariana Chuliver, biologa dell'Università Maimónides di Buenos Aires e prima autrice dello studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.

La storia evolutiva di rane e rospi ha ora un tassello in più

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Il fossile trovato in Argentina. Foto da Mariana Chuliver et al., 2024

I ricercatori sapevano già che le rane e i rospi esistevano almeno 217 milioni di anni fa, ma quando abbiano iniziato a evolversi passando per uno stadio di girino è ancora un mistero parzialmente irrisolto, visto che non erano mai stati trovati fossili antichi di questa fase acquatica, ma solo adulti. Questo nuovo fossile rappresenta quindi un importante passo avanti nel chiarire la timeline evolutiva degli anuri. Il girino gigante, che rappresenta lo stadio giovanile un'antica specie di rana ormai estinta, getta nuova luce su come si sia perfezionata la metamorfosi tipica degli anfibi.

Il suo ritrovamento conferma infatti che già circa 165 milioni di anni fa, rane e rospi possedevano un ciclo vitale che prevedeva una fase acquatica da girino, metamorfosi che si è poi mantenuta pressoché invariata e stabile fino alle specie di anuri che ancora oggi popolano il pianeta. Il fossile è infatti quasi identico ai girini attuali, con un sistema di branchie utilizzato per filtrare le particelle di cibo dall'acqua, uguale a quella delle specie attuali. Questa scoperta conferma quindi che la strategia di metamorfosi degli anfibi si è dimostrata così efficace da rimanere praticamente invariata per milioni di anni, permettendo a questi animali di attraversare persino diverse estinzioni di massa.

Le dimensioni del girino più antico del mondo: straordinarie, ma non da record

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Il record per il girino vivente più grosso appartiene alla rana paradossale (Pseudis paradoxa). Immagine via Wikimedia Commons

Con i suoi 16 centimetri di lunghezza, il fossile impressiona anche per le sue dimensioni. Basti pensare che un girino di rospo comune, uno degli anuri più grandi che abbiamo in Italia, raramente supero i 3 centimetri di lunghezza. Tuttavia, queste dimensioni senza dubbio generose, impallidiscono con quelle di alcune specie che tutt'ora abitano il nostro pianeta. I girini di rana toro (Lithobates catesbeianus), per esempio, possono talvolta superare queste misure, in casi eccezioni. Ma il record appartiene a una specie una specie sudamericana di raganella: i suoi girini possono raggiungere addirittura i 27 centimetri di lunghezza. Proprio per questo, la specie è stata chiamata rana paradossale (Pseudis paradoxa).

La scoperta di questo grosso girino fossile dall'Argentina, è un ricordo antico e tangibile del lunghissimo viaggio evolutivo degli anfibi, cominciato quando "un pesce" decise di uscire dall'acqua ormai oltre 300 milioni di anni fa. Questa scoperta non solo arricchisce quindi le nostre conoscenze sulla biodiversità e sugli ecosistemi di una Terra molto diversa da quella di oggi, ma ci invita anche a riflettere su come la natura, talvolta, non ha bisogno di cambiare troppo se stessa, mantenendo nel tempo certe caratteristiche e certe strategie di sopravvivenza che evidentemente funzionano e che hanno bisogno solo di qualche piccolo ritocchino.

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