;Resize,width=638;)
"Salviamo i Beagle". Lo striscione srotolato dagli attivisti di "Stop Plastica" sulla Cassia bis, nella zona di Formello a Roma, ha un solo significato: porre la parola fine in modo definitivo sulla ripresa delle sperimentazioni su 1600 cani che sono detenuti nei laboratori dell'azienda farmaceutica Atpuit.
L'azione degli attivisti è avvenuta nella serata di domenica, contornata anche dall'uso di fumogeni e in funzione di una data importante, quella di oggi: l'11 marzo 2025 infatti il Tar dovrà decidere se dare all'azienda veronese l'ok per la ripresa degli esperimenti sui cani. Ed oggi ci sarà la manifestazione a Roma, in via Flaminia, da parte di diverse associazioni che da tempo stanno portando avanti la battaglia contro la sperimentazione sugli animali in generale e, in particolare, quella per far sì che la sorte dei Beagle cambi definitivamente.
In un comunicato, Stop Plastica ha così spiegato il flash mob: “La sperimentazione animale è un sistema obsoleto, doloroso e inaffidabile. Oggi esistono metodi alternativi, più efficaci e scientificamente validi. I test di tossicologia e farmacologia causano atroci sofferenze e conducono alla morte. Un’eventuale sentenza favorevole all’azienda rappresenterebbe un pericoloso precedente, aprendo la strada a nuove autorizzazioni per laboratori di vivisezione”.
La lunga battaglia per salvare i Beagle, i cani preferiti dalla ricerca
La storia di questi cani, intanto, va avanti dal 2021 quando iniziarono le prime segnalazioni e denunce relativamente all'uso degli animali nei laboratori dell'azienda per testare prodotti farmaceutici. Adito il Tar, poi, l'autorizzazione concessa ad Aptuit era stata sospesa per sei mesi e ad aprile si svolgerà anche la prima udienza che mette sotto i riflettori l'azienda dal punto di vista penale.
In questo momento gli animali non sono in Italia ma in Francia e ciò perché nel nostro Paese è vietato il commercio di animali finalizzato alla sperimentazione e chi opera in questo senso deve rivolgersi a allevamenti fuori dal territorio nazionale.
La Lav il 21 gennaio si è appellata al Capo Dipartimento One Health del Ministero della Salute, Giovanni Leonardi, incaricato di effettuare nuove valutazioni, "affinché possa mettere la parola fine a sofferenze attuate su esseri senzienti, che vanno persino oltre a quanto già concesso dalla legge".
Quando si dice che i Beagle sono i cani preferiti dalla ricerca principalmente perché hanno un ‘carattere docile' è un errore. O, meglio, è davvero una loro caratteristica ma che può essere riscontrata anche in altre razze. Questa tipologia ha a suo sfavore però un aspetto fisico ‘comodo' per chi deve stabularli (un corpo piccolo ma forte e compatto) e il dato di fatto che la selezione non ha dato frutto, come in altri casi, a particolari tare genetiche. Rispetto proprio alla stazza, del resto lo stesso nome deriva dall'antico termine inglese “Begle” o dal celtico “Beag”: entrambi significano “piccolo”, appunto. Inoltre c'è a loro sfavore un dato di fatto, semplicemente sono stati sempre utilizzati cani di questa razza e per la ricerca ciò è utile in termini di dati e risultati cui fare riferimento.