Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso delle associazioni di tutela animale sospendendo la caccia ai cervi d'Abruzzo. L'ordinanza arrivata oggi dopo l'udienza del 7 novembre ha segnato un punto a favore di Wwf, Lav e Lndc Animal Protection che avevano presentato l'istanza con intervento ad adiuvandum di Leal, Leidaa e Oipa.
Lo scorso 8 agosto una delibera adottata dalla giunta regionale abruzzese aveva decretato il via alla caccia al cervo finalizzata all'abbattimento di 469 esemplari tra ottobre 2024 e marzo 2025. La delibera è stata oggetto dei ricorsi delle associazioni prima al Tar, che ha bocciato le posizioni dei ricorrenti, e poi al Consiglio di Stato, che invece le ha accolte. Ora il fascicolo ritorna nelle mani dei giudici del Tar Abruzzo i quali dovranno esprimersi nel merito.
I tempi della giustizia potrebbero però già aver decretato l'annullamento della caccia al cervo, e non la semplice sospensione. I tempi tecnici infatti impongono di fissare l'udienza di merito all'inizio del 2025, e la pronuncia dei giudici potrebbe arrivare a ridosso di marzo, quando la caccia si sarebbe dovuto concludere.
Una vittoria che gli animalisti hanno salutato come un primo passo verso un approccio di gestione della fauna selvatica meno cruento e più scientifico.
L'avvocato: «Gioia immensa»
Raggiunto dalla redazione, l’avvocato che ha curato il ricorso per Wwf, Lav e Lndc, Michele Pezone, spiega: «La gioia per questo risultato è immensa. Non solo per la salvezza di questi cervi ma anche perché, seppure in una fase cautelare, abbiamo fatto affermare un principio importante sulla necessità di effettuare i monitoraggi che erano stati previsti in sede di valutazione ambientale del piano faunistico venatorio e che non sono stati effettuati».
Le associazioni in questi mesi hanno sollevato più volte la questione della scarsa accuratezza scientifica dello studio di fattibilità su cui la Regione Abruzzo ha basato la propria delibera. «Si tratta di monitoraggi da effettuarsi anche su base annuale per raccogliere indicatori sull'incidenza del prelievo dei cervi su altre specie particolarmente protette come lupi è orsi – rileva Pezone – È inutile prevedere questi monitoraggi se poi non ci sono conseguenze dalle loro omissioni».
In una nota congiunta Lav, Lndc e Wwf hanno sottolineato che gli animali «rischiavano di essere uccisi senza alcun motivo reale, se non per fare l’ennesimo regalo alla lobby venatoria che rappresenta un bacino elettorale importante per una certa parte politica».
E hanno poi ringraziato le persone, abruzzesi e non, che hanno firmato la petizione per salvare i cervi: «Dedichiamo questa vittoria alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno sostenuto le nostre iniziative a favore dei cervi abruzzesi e ai milioni di turisti che ogni anno affollano la Regione attratti dalla sua natura e dagli animali selvatici che la popolano».
Per i ricorrenti una gestione della fauna selvatica è però possibile, ed è anzi di vitale importanza per prevenire incidenti stradali dovuti alla collisione con gli ungulati. Un tema che per le associazioni intervenute ad adiuvandum – Leal, Leidaa e Oipa – non può essere affrontato con il fucile alla mano, ma con misure decisamente più complesse: «Il Consiglio di Stato rileva, tra le altre cose, che la Regione può comunque valutare, nel frattempo, l’adozione di misure idonee a prevenire incidenti stradali come la costituzione di attraversamenti faunistici e l’installazione di recinzioni».
La vicenda della caccia al cervo in Abruzzo ha attirato l'attenzione non solo delle associazioni impegnate nel ricorso ma anche delle piccole organizzazioni del territorio come Appennino Ecosistema che ora chiede all'amministrazione regionale di riconoscendo «l’illegittimità del Piano di abbattimento dei cervi e scongiurando, almeno fino alla nuova pronuncia di merito del Tar, un’inutile strage di animali».
La Regione aveva scelto la caccia come modalità di abbattimento: per ogni animale ucciso il cacciatore avrebbe dovuto versare un premio secondo un tariffario ben preciso, definito sulla base delle classi dei cervi e della residenza. Secondo la tabella allegata alla delibera, i più economici sarebbero stati i cuccioli con meno di 12 mesi al prezzo di soli 50 euro per i cacciatori residenti in Abruzzo, e 200 per i "turisti" arrivati da fuori regione.
«La caccia di selezione tramite abbattimenti, secondo l’Ispra, è ammissibile solo in casi straordinari ed urgenti – ricordano da Appennino Ecosistema – e mai come strumento ordinario di gestione della fauna selvatica, come è stato invece postulato e deliberato dall’amministrazione regionale dell’Abruzzo».