Il Tar Abruzzo salva i cervi: i giudici hanno fissato l'udienza a maggio 2025, quando ormai la stagione venatoria sarà chiusa. Al centro del contenzioso c'era la delibera con cui la giunta della Regione Abruzzo aveva deciso di autorizzare la caccia a 469 cervi.
Dopo la sospensione da parte del Consiglio di Stato, i giudici del Tar hanno fissato al 14 maggio 2025 dell’udienza di merito. Per allora, il calendario venatorio regionale avrà già cessato la sua efficacia e quindi i cervi non saranno più in pericolo. All’esito dell’udienza, se non verrà dichiarata cessata la materia del contendere, ci potrà essere una pronuncia che avrà valore per il futuro.
Termina così il braccio di ferro tra le associazioni ambientaliste e l'amministrazione regionale abruzzese.
La vicenda dei cervi in Abruzzo: corsi e ricorsi della giustizia amministrativa
La vicenda era iniziata l'8 agosto 2024, quando la Regione guidata da Marco Marsilio aveva approvato una delibera con cui dava il via libera alla caccia a quasi 500 cervi in due aree comprese tra Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano, tutte al di fuori delle aree protette e delle aree ad esse contigue.
La decisione si basava su uno studio di fattibilità commissionato dalla Regione, dal quale era emerso il «sovrannumero» dei cervi rispetto alle capacità del territorio, con conseguenti danni alle colture agricole e alla sicurezza stradale.
Per contenere la popolazione di ungulati era stato quindi deciso di autorizzare la caccia. Secondo il tariffario allegato alla delibera, ogni cacciatore avrebbe dovuto versare un premio definito sulla base della sua residenza e del tipo di cervo ucciso. Prezzi più economici erano stabiliti per i cuccioli con meno di 12 mesi che se abbattuti da cacciatori residenti in Abruzzo sarebbero costati solo 50 euro.
Gli abbattimenti sarebbero dovuti iniziare il 14 ottobre 2024 e durare fino al 15 marzo 2025, ma una serie di ricorsi alla giustizia amministrativa hanno decretato uno stop fino ad oggi. All'indomani dell'approvazione dell'8 agosto, la decisione della Regione si era scontrata con il muro delle associazioni Lav, Lndc Animal Protection e Wwf.
Inizialmente il Tar aveva dato ragione alla giunta di Marsilio, respingendo il ricorso delle associazioni. Le sigle di tutela animale però avevano deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato, che l'11 novembre aveva sospeso gli abbattimenti fino a una nuova pronuncia del Tar.
Oggi il Tribunale amministrativo abruzzese ha fatto sapere di aver fissato l'udienza di merito il 14 maggio 2025, ben oltre il termine della stagione venatoria, salvando di fatto i cervi.
Le associazioni di tutela animale esultano: «Regione smetta di insistere»
Le associazioni di tutela animale, con un comunicato congiunto hanno esultato davanti alla decisione del Tar: «Si chiude così, almeno per il momento, una delle più impegnative battaglie in difesa della natura abruzzese degli ultimi anni».
In questi mesi è partita una campagna che ha coinvolto personalità della cultura e dello spettacolo, associazioni di categoria e di protezione ambientale, enti locali e movimenti politici, e soprattutto i cittadini abruzzesi. Oltre 136.000 cittadini hanno sottoscritto la petizione “Fermiamo la strage dei cervi in Abruzzo”, e in 60.000 secondo gli attivisti hanno inviato una e-mail di protesta direttamente al presidente della Regione Marsilio.
«Di fronte a questa mobilitazione, il presidente Marsilio, come peraltro fa dall’inizio del suo mandato, ha scelto di non ricevere e ascoltare le ragioni delle associazioni ambientaliste e animaliste, mantenendo una posizione di totale chiusura al dialogo. Lo stesso ha fatto la maggioranza consiliare regionale che ha respinto persino la richiesta di sospendere la delibera ammazza-cervi», hanno sottolineato Lav, Lndc Animal Protection e Wwf.
La battaglia però non è ancora conclusa. Se a maggio il Tar dovesse respingere le ragioni degli attivisti, la caccia si terrà comunque nella stagione successiva. Per questo le associazioni hanno riovolto un nuovo appello ai consiglieri la vocazione naturalistica della loro regione: «L’Abruzzo ospita grandi parchi nazionali (per la verità rimasti stranamente silenti in questa vicenda, salvo rarissime, autorevoli eccezioni) oltre che importanti Atenei con le giuste competenze per individuare soluzioni efficaci e non cruente. Grazie alle mobilitazioni di migliaia e migliaia di abruzzesi, al ricorso delle Associazioni e alla decisione del Consiglio di Stato, l’Abruzzo oggi ha una nuova opportunità per tornare ad essere la Regione dei parchi. Non la sprechiamo!».