
Undici anni fa, Maryline ha vissuto una delle esperienze più dolorose della sua vita: la scomparsa del suo amato gatto Garfield. Un giorno, senza preavviso, il gattino che aveva appena adottato è scappato di casa e non è più tornato. “Vivevamo vicino a una linea ferroviaria – ha racconta Maryline all'associazione di tutela animali francese 30 Millions d'Amis – Dopo qualche giorno, ho pensato che fosse stato investito da un treno e fosse morto”.
È successo nel borgo francese di Bourg-en-Bresse, nel 2013, e il dolore e il senso di colpa l'hanno accompagnata per oltre un decennio. Ma tutto è cambiato quando all'inizio del 2025 ha ricevuto un messaggio che ha cambiato tutto: Garfield era ancora vivo.
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A dare la notizia dell'incredibile ricongiungimento tra Garfield e Maryline è stata l’associazione Le Clan Fél’Ain, associazione di Bourg-en-Bresse che si occupa in maniera particolare dei gatti randagi. In questi lunghi 11 anni, Garfield era stato accudito da una persona della sua città che pensava fosse un gatto di strada. Recentemente però proprio questo cittadino, preoccupato per la sua salute del gatto, aveva chiesto aiuto all’associazione.
La storia di Maryline e Garfield: di nuovo insieme dopo 11 anni
"Quando è arrivato da noi lo abbiamo portato dal veterinario per un controllo e lì abbiamo scoperto che aveva il microchip – ha spiegato Antonin Gilbaud, presidente di Le Clan Fél’Ain – Il chip conteneva i dati di Maryline, ma nel frattempo il suo numero di telefono e il suo indirizzo erano cambiati".
Per fortuna, però, i volontari sono riusciti a rintracciarla attraverso i social, come racconta lei stessa: “Quando ho ricevuto il messaggio, sono rimasta senza parole. Non mi sarei mai aspettata di ritrovarlo, e in questi anni è cambiato molto: avevo adottato un gattino e ora ho ritrovato un gatto di una certa età. Però il microchip non lascia dubbi: è proprio lui”.Il ritorno non è stato privo di emozioni e di sorprese: Garfield è invecchiato.
Dopo 11 anni di vita in strada, Garfield ora è finalmente tornato a casa. Qui ha incontrato Lady, la gatta adottata nel frattempo da Maryline. La donna ha dichiarato di non provare rabbia per chi ha accudito Garfield per anni senza mai controllarne l’identità, ma il fatto che fosse rimasto a poca distanza da lei per tutto questo tempo, la stupisce. La prassi infatti vuole che i volontari si rivolgano al veterinario per verificare la presenza di un microchip nei gatti randagi appena arrivati sul territorio, proprio per escludere che possano essere di qualcuno.
Non sempre i gatti indossano il collare con targhetta, anzi è vivamente sconsigliato, come ha spiegato la stessa Maryline: "Non gli avevo messo il collare perché poteva essere pericoloso per lui. La gente spesso pensa che un gatto senza collare non appartenga a nessuno, ma non è sempre vero".
I collari, infatti, possono impigliarsi in oggetti o rami, soprattutto se il gatto è solito uscire all'esterno dell'abitazione. Durante una normale esplorazione, la trazione esercitata sul collo e sulla trachea dal collare potrebbe causare seri danni, fino a strangolare il gatto.
Un collare che si incastra potrebbe quindi metterli in una situazione di pericolo, compresi quelli con chiusure di sicurezza che pur essendo progettati per aprirsi in caso di forte trazione non garantiscono sempre una protezione sufficiente.
Lo strumento più importante quindi per ritrovare il proprio animale scomparso resta sempre il microchip, l'unico in grado di garantire il ricongiungimento anche ad anni di distanza.
L'importanza del microchip per ritrovare gli animali scomparsi
Come era già successo a Paul Guilbeault, che negli Stati Uniti ha ritrovato il suo amato cane Damian a distanza di 8 anni proprio grazie alla lettura del microchip, anche la storia di Garfield mostra l'importanza di questo strumento. Il microchip non serve solo a tracciare gli animali ed evitare gli abbandoni, ma consente il ricongiungimento in caso di smarrimento. Ma non tutti scelgono di registrare il proprio felino, come fa notare anche l'associazione Le Clan Fél’Ain: dei 463 gatti salvati da loro nel 2024 solo 15 sono riusciti a tornare dalle loro famiglie. Tutti gli altri, privi di microchip, sono rimasti senza una casa.
Il problema però è diffuso: in Italia ad esempio è obbligatorio il microchip solo per i cani, per i gatti è facoltativo. Unica eccezione è rappresentata dalla Lombardia, dove dal 2021 registrare il proprio gatto è obbligatorio.