UN PROGETTO DI

Ricostruito il 99,9% del DNA del tilacino: la de-estinzione è più vicina?

Gli scienziati che lavora per riportare in vita il tilacino, la tigre della Tasmania ormai estinta, hanno annunciato la ricostruzione quasi completa del suo DNA, grazie a una testa conservata in alcool per oltre cento anni.

23 Ottobre 2024
11:54
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Foto da Wikimedia Commons

I ricercatori del Thylacine Integrated Genetic Restoration Research Lab dell'Università di Melbourne, in collaborazione con Colossal Biosciences, hanno recentemente annunciato un importante passo avanti nella decifrazione del DNA del tilacino, la leggendaria "tigre della Tasmania" ormai estinta da quasi un secolo. Il team è riuscito infatti a ricostruire il genoma più completo appartenente a questo iconico marsupiale, grazie all'uso dell'RNA estratto da una testa conservata in alcool per oltre cento anni.

Questo risultato segna un passo in avanti notevole per l'ambizioso progetto di de-estinzione del tilacino, una predatore che, nonostante l'apparente somiglianza con un cane o un lupo, è in realtà un marsupiale più strettamente imparentato con animali come i canguri, i koala e i vombati. Il genoma ricostruito è ora accurato al 99,9%, anche se restano ancora alcune piccole lacune che i ricercatori sperano di colmare nei prossimi mesi.

Il DNA aiuterà a svelare nuovi segreti

Come ha spiegato in un comunicato Andrew Pask, a capo del TIGRR Lab, questo genoma quasi completo offre una straordinaria opportunità di conoscere come mai prima d'ora questa specie. «Ora possiamo studiare l'espressione genica del tilacino: possiamo capire cosa riusciva a percepire attraverso il gusto e l'olfatto, che tipo di vista aveva e persino come funzionava il suo cervello», ha dichiarato Pask. Questi nuovi dati potrebbero quindi fornire dettagli senza precedenti su questo misterioso e ormai scomparso predatore marsupiale.

Tuttavia, il lavoro dei ricercatori non è ancora stato pubblicato su una rivista scientifica peer-reviewed, anche se ciò dovrebbe accadere all'inizio del prossimo anno. Proprio per questo, altri scienziati suggeriscono cautela nell'interpretare gli annunci e le dichiarazioni che parlano di imminenti "de-estinzioni". La possibilità di riportare in vita specie estinte rimane infatti un argomento sicuramente affascinante, ma altamente complesso e controverso.

Quando e come si è estinto il tilacino

Il tilacino (Thylacinus cynocephalus) si estinse ufficialmente nel 1936, con la morte di Banjamin, un maschio che viveva allo zoo di Hobart, in Tasmania. In passato, era diffuso in tutta l'Australia, la Tasmania e la Nuova Guinea. Tuttavia, a causa della caccia e dell'espansione umana, il tilacino scomparve dal continente australiano già circa 3.000 anni fa, resistendo solo in Tasmania. Qui, l'arrivo dei coloni europei segnò l'inizio della fine: visto come una minaccia per gli animali allevati, fu oggetto di vere e proprie campagne sterminio promosse anche dal governo a partire dalla metà dell'Ottocento.

Dopo la morte di Benjamin, alcuni individui sopravvissero in natura probabilmente fino agli anni 50 o 60 del 900. Oggi però, del tilacino non restano altro che una manciata di foto in bianco e nero e alcuni rari filmati degli ultimi individui in cattività. Tra cui proprio Benjamin, ripreso in un clip di appena 45 secondi dal naturalista David Fleay. Il famosissimo filmato girato nel dicembre del 1933, originariamente in bianco e nero, è stato recentemente ricolorato in digitale e pubblicato in occasione dell'anniversario della suo morte avvenuta il 7 settembre.

Nuove tecnologie al servizio della conservazione

Oltre alla ricostruzione del genoma, gli scienziati stanno anche lavorando su nuove tecnologie di riproduzione assistita specifiche per i marsupiali. Queste metodologie non solo potrebbero rendere possibile la nascita di nuovi tilacini, ma anche supportare la conservazione di altre specie di marsupiali, molte delle quali oggi rischiano seriamente l’estinzione. Un esempio è il diavolo della Tasmania, minacciato da un tumore facciale contagioso che ne ha ridotto drasticamente la popolazione.

Secondo Pask, queste tecnologie potrebbero migliorare la capacità riproduttiva delle specie in cattività, facendo crescere più velocemente le popolazioni di animali ormai a un passo dall'estinzione. Ma nonostante l'entusiasmo, la strada per la "resurrezione" del tilacino è ancora lunga e piena di ostacoli. Come ha spiegato Ben Lamm, fondatore e CEO di Colossal Biosciences, sequenziare il genoma di specie estinte è estremamente difficile, specialmente per animali come il tilacino che vivevano in ambienti caldi e umidi, dove il DNA si degrada rapidamente. In questo caso, il materiale genetico fortunatamente preservato in etanolo ha fornito un'opportunità unica.

Il tilacino tornerà davvero in vita?

L'obiettivo finale dell’ambizioso progetto rimane naturalmente la de-estinzione del tilacino, ma nel frattempo i progressi raggiunti potrebbero avere un impatto più immediato e concreto anche sulla conservazione di altre specie di marsupiali. Tuttavia, in molti non sono così favorevoli all’eventuale clonazione e "resurrezione" della tigre della Tasmania, ammesso che sia concretamente possibile.

Mettendo da parte le difficoltà di natura tecnica e le implicazioni etiche di riportare in vita animali che non ci sono più, per molti, non sarebbe altro che una sbiadita imitazione di un animale ormai definitivamente scomparso, e che difficilmente troverebbe posto nel mondo fuori da un recinto. Anche se il sogno di tanti di rivedere un tilacino correre tra le praterie australiane potrebbe sembrare realistico, rimane ancora molto lontano. La scienza nel frattempo continua a fare passi avanti, mantenendo viva la speranza, ma è sulla conservazione delle specie che oggi rischiano di scomparire che per la maggior parte degli esperti occorrerebbe investire tempo, energie e fondi.

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