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Non solo i soldi ricevuti come donazioni per la sua associazione per la tutela degli animali utilizzati per finanziare il proprio partito politico, ma anche derivanti da aziende che commerciano salmoni e gamberetti per pagare lo stipendio, tra le altre cose, di chi faceva parte della sua segreteria politica e del suo autista personale.
La nuova puntata di Report con un altro servizio dell'inchiesta di Giulia Innocenzi sugli interessi privati dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla scava ancora più a fondo nei conti e rende noto che a carico della deputata di Io moderati, ex Forza Italia, è in corso un processo per evasione fiscale di oltre 1 milione di euro a Lecco.
Le accuse a Michela Vittoria Brambilla: cosa emerge dalle indagini
La fondatrice dell'associazione di tutela animale Leidaa, secondo le carte mostrate di un'inchiesta della Guardia di Finanza, sarebbe coinvolta attraverso dei prestanome in un giro d'affari per milioni e milioni di euro, grazie al suo ruolo decennale nel mondo della politica e di conseguenza ai suoi rapporti con in più grandi marchi della Grande Distribuzione, nel commercio proprio di carne di pesce: nello specifico – e come era già emerso – di salmoni e gamberetti provenienti dall'estero e che vengono poi immessi in punti di vendita, in particolare di Esselunga.
L'indagine della Guardia di Finanza va avanti da circa 10 anni, spiegano durante la trasmissione di Rai 3, mostrando le carte e con la testimonianza di alcuni dipendenti delle varie aziende coinvolte che afferiscono alla parlamentare attraverso anche l'intestazione alla suocera ultra ottantenne e al cognato o direttamente intestate al marito Eros Maggioni. Durante la puntata, Innocenzi spiega anche i collegamenti con l'ex deputato Massimo Nicolucci, coinvolto in passato nella gestione della Blue Line e di soldi ricevuti da Brambilla e quest'ultimo da Silvio Berlusconi con una fideiussione di 2 milioni e mezzo di euro.
Il risultato di un intreccio molto complesso di scatole cinesi, che scoperchiate portano tutte alla Brambila che ha fatto della tutela e del benessere degli animali la sua bandiera, è ora al vaglio del Tribunale di Lecco dove aveva già affrontato un processo per il fallimento dell'azienda di famiglia, la Trafileria del Lario di Calolzio e per cui aveva patteggiato, insieme al padre, una pena ad un anno e quattro mesi che è stata sospesa. In quella occasione l'onorevole aveva anche adito la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo “per violazione dell’articolo 6, il diritto ad una giustizia giusta” chiedendo di far decadere la dichiarazione di fallimento e quindi il procedimento penale.
Ad oggi Brambilla continua a rimanere in silenzio rispetto a tutto ciò che è emerso dall'inchiesta di Report, anche dopo che si è completamente sgretolato l'Intergruppo parlamentare sui diritti degli animali da lei voluto con le dimissioni di tutti i parlamentari d'opposizione che ne facevano parte.
L'inchiesta sull'Enci, i lati oscuri sul controllo degli animali
Giulia Innocenzi, poi, in questa puntata non ha dimenticato di tornare anche su un tema molto importante che agli occhi dell'opinione pubblica sta meno a cuore rispetto alle beghe dell'onorevole ex forzista ma che per gli animalisti, e chi ha in generale rispetto per i cani in particolare, è un argomento importantissimo. La seconda parte del servizio, infatti, è stata dedicata di nuovo all'Enci, l'Ente Italiano di Cinofilia su cui aveva già acceso i riflettori mostrando dei punti oscuri rispetto alla poca attenzione che quest'organo, unico autorizzato in Italia, ha nei confronti della corretta gestione degli animali da parte degli allevatori.
Le storie questa volta mostrate sono quelle di alcuni cuccioli di Golden Retriever comprati in un allevamento riconosciuto dall'Enci che hanno poi avuto gravi problemi di displasia, una malattia genetica che potrebbe essere facilmente debellata se ci fosse l'obbligo di alcuni esami a carico degli allevatori. Un focus poi è stato dedicato anche al business delle mostre di bellezza e degli accoppiamenti fra cani. Anche in questa puntata il presidente dell'Enci, Dino Muto, non è sembrato in grado di dare risposte chiare o prendere una netta posizione rispetto ai casi presentati dalla giornalista, lasciando comunque il dubbio in chi guarda che le vendite di animali sono un ambito particolarmente redditizio tanto quanto le partecipazioni a show cinofili in cui interessi personali ed economici, appunto, decisamente poco hanno a che fare con l'amore – figuriamoci il rispetto – dei cani coinvolti.