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3 Febbraio 2025
15:48

Report, Brambilla e le donazioni per gli animali. Turetta di Save The Dogs: «Un danno per tutte le associazioni»

L'inchiesta di Report su Michela Vittoria Brambilla ha fatto emergere la preoccupazione da parte di chi fa donazioni alle associazioni che si occupano di benessere animale sulla reale destinazione dei loro soldi per l'accusa alla parlamentare di averli destinati al suo partito politico. Intervista alla presidente di Save The Dogs and Other Animals che spiega come funziona una organizzazione no profit dedicata agli altri esseri viventi e quali sono le regole per garantire la massima trasparenza.

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Intervista a Sara Turetta
Presidente Save The Dogs and Other Animals
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Donazioni rivolte al benessere degli animali usate per finanziare il suo partito e per scopi personali. E' questa, in breve, la denuncia di Report nei confronti di Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, parlamentare di lungo corso che si è sempre rivolta al mondo animalista e Presidente dell'Intergruppo Parlamentare per i diritti degli animali.

Il secondo servizio su politica e animali a cura di Giulia Innocenzi il giorno dopo la messa in onda ha sollevato un dibattito molto forte, soprattutto da parte dei cittadini che finanziano le associazioni animaliste in generale e che dopo quanto reso noto sono preoccupate sulla destinazione dei loro soldi.

Sara Turetta, presidente e fondatrice di Save The Dogs and Other Animals, ha dedicato tutta la sua vita al benessere degli animali, ottenendo anche un importante riconoscimento nel 2012: è stata la prima persona in assoluto che ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia, proprio per il suo impegno nei confronti degli altri esseri viventi.

La sua è una storia che inizia a Milano ma ha la Romania come centro pulsante della sua attività, dove nel 2001 si trasferisce quando viene a conoscenza della legge che prevedeva l’eliminazione dei randagi a 14 giorni dal loro ingresso nei canili. Più di 20 anni fa, dunque, inizia la sua missione: lascia il lavoro da pubblicitaria e dà vita a Save the Dogs and Other Animals che ha una sede a Cernavoda, dove ha costruito anche a un'importante clinica veterinaria, e a Milano dove porta avanti – tra le varie attività – anche quella del lavoro in strada con i volontari per dare supporto alle persone senza casa con animali al seguito.

Partiamo proprio dalle basi. Sara, cosa fa un’associazione animalista e a cosa destina i suoi fondi?

Ci sono vari tipi di associazioni animaliste: quelle che fanno campagne di advocacy per sensibilizzare l'opinione pubblica, quelle concentrate sugli aspetti legislativi e quelle che gestiscono strutture con animali. Ciò che fa la differenza però è il livello di professionalità e quanto l'organizzazione è strutturata. Di solito le piccole associazioni di volontariato animate da persone di buona volontà sono poco organizzate da un punto di vista amministrativo e finanziario e sono totalmente concentrate nella gestione degli animali (talvolta con gravi disfunzioni e scarso senso della legalità).Le organizzazioni più grandi, invece, raccolgono fondi significativi grazie ad azioni di marketing, in modo da poter portare avanti progetti nel tempo con continuità e con staff retribuito. Ovviamente non c'è nulla di male, ma quando i soldi diventano tanti aumentano inevitabilmente i rischi di una cattiva gestione.
In realtà penso che gestire un'organizzazione non profit non sia diverso dal gestire un'azienda, ma invece di produrre profitto si produce Bene per gli animali e per la società.

Dopo l’inchiesta di Report su Michela Vittoria Brambilla molte persone si sono in qualche modo spaventate, pensando che i soldi che donano poi vengono sfruttati non per il benessere degli animali. Cosa ne pensa?

Penso che l'inchiesta di Report sia estremamente importante per scuotere il non profit animalista ma anche il mondo dei donatori. Le responsabilità sono divise in parti uguali: da un lato le organizzazioni non profit italiane devono imparare a diventare trasparenti e a dare conto di come utilizzano i fondi che ricevono. Purtroppo in molti casi non lo sono affatto e questo a mio avviso è inaccettabile. Dall'altra parte anche i donatori devono fare uno sforzo per diventare più maturi e consapevoli e non farsi trascinare da discorsi populisti che non hanno un reale impatto sul benessere degli animali ma solo sul conto corrente di chi fa dichiarazioni volte a suscitare rabbia, pietà, commozione, in modo totalmente strumentale.

Save The Dogs And Other Animals, la sua associazione, come dimostra a chi dona il suo operato?

Save the dogs ha sempre pubblicato il rendiconto economico e in generale il bilancio dall'anno della sua fondazione in Italia, il 2005. Non veniva richiesto dalla legge ma abbiamo sempre sentito la grande responsabilità di ricevere soldi da tante persone e di rendere conto ai donatori del nostro operato. Oltre a questo, abbiamo sempre spiegato ciò che facciamo, fornito i numeri e pubblicato report di progetto che aiutassero le persone a capire come lavoriamo. Oggi siamo ente ETS, sulla carta la forma che dovrebbe dare le maggiori garanzie di controllo e affidabilità (è anche l'unica che consente di ricevere il 5 per mille). Abbiamo pubblicato sul sito come previsto dalla legge le remunerazioni di chi è seduto nel consiglio di amministrazione e nel bilancio sociale indichiamo lo stipendio più alto e lo stipendio più basso del team di lavoro. Vogliamo che i donatori sappiano come sono suddivise le spese tra finalità istituzionali (i progetti veri e propri, che includono anche spese di personale, legittime e necessarie), le spese per la raccolta fondi e le spese di struttura, cioè tutto ciò che riguarda la parte amministrativa (gli affitti, le utenze, la contabilità etc).. Chiunque ci dovesse porre domande o volesse dei chiarimenti riceve una risposta ufficiale dalla fondazione.
Sia ben chiaro: le spese di gestione sono una necessità per lavorare con standard elevati e con professionalità, ma devono sempre essere bilanciate rispetto alle spese per le attività di raccolta fondi e soprattutto le attività istituzionali per i progetti. Rispetto totalmente chi sceglie la forma del volontariato puro ma per portare avanti attività complesse è fondamentale avere dei professionisti nel team e una infrastruttura che consenta di lavorare nel rispetto delle leggi.

Dal punto di vista proprio della trasparenza rispetto al mondo del volontariato animalista, quali sono per lei i danni maggiori causati da chi non opera in modo corretto?

Il danno è sotto i nostri occhi dopo il reportage di Giulia Innocenzi: questi fatti gravissimi creano sfiducia e scoraggiano le persone dal donare. Questo significa fare del male a tutto il settore non profit perché le persone non si prendono l'impegno di distinguere tra chi è affidabile e chi non lo è e rischiano di fare di tutta l'erba un fascio. Credo sia fondamentale pensare ad un organo di controllo totalmente indipendente, come negli Stati Uniti ad esempio (il Charity Navigator), che dà una vera e propria valutazione a "stelle" dell'organizzazione non profit dal punto di vista finanziario e operativo. Potrebbe diventare una bussola in grado di orientare le persone e di aiutarle nella giungla di organizzazioni che al momento comunicano sui social network e chiedono soldi.

Politica e animali, quanto c’è da fare e su cosa bisognerebbe davvero battersi a livello politico?

E' fondamentale influenzare le decisioni del nostro Parlamento, trovando all'interno di tutti i partiti dei referenti in grado di accogliere le nostre richieste e di portarle avanti. Purtroppo finora abbiamo assistito ad un uso strumentale degli animali per ottenere consenso e voti: l'intergruppo presieduto da anni dalla signora Brambilla non ha prodotto alcun tipo di azione concreta, o perlomeno io non ne sono a conoscenza. Noi organizzazioni dobbiamo mantenere la nostra apartiticità e apoliticità e avere il coraggio di fare pressione anche su chi sventola la bandiera dei diritti animali ma nella realtà combina poco e niente. La mia sensazione è quella di un paese che sta arretrando pericolosamente invece di progredire, come dimostra l'ultima revisione della legge sul maltrattamento. Spacciato per una grande conquista, ha portato ad un miglioramento ridicolo dell'attuale legislazione. Ecco, abbiamo bisogno di organizzazioni animaliste oneste e sincere ma anche di esponenti politici che credono in quello che dicono e che non manipolano la realtà a proprio uso e consumo.

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