I ratti giganti africani sono diventati famosi perché grazie al loro super olfatto possono essere addestrati a salvare vite umane, scovando per esempio mine, esplosivi e persino a diagnosticare la tubercolosi. Ma da oggi, un nuovo studio apre la strada a un loro possibile impiego anche per contrastare il traffico illegale di specie animali e vegetali minacciate. Un gruppo di ricercatori ha recentemente addestrato questi straordinari roditori a riconoscere gli odori delle scaglie di pangolino, dell'avorio di elefante, dei corni di rinoceronti e del costoso legno di mpingo, noto anche come "african blackwood", tutte specie in pericolo di estinzione.
«I nostri studi dimostrano che possiamo addestrare i ratti giganti africani per rilevare la fauna e la flora protetta, anche quando nascosta tra altri materiali», ha spiegato Isabelle Szott, ricercatrice e prima autrice dello studio pubblicato su Frontiers in Conservation Science. «Non solo: i ratti riescono a mantenere il riconoscimento di questi odori anche dopo lunghi periodi di inattività», ha aggiunto invece la coautrice Kate Webb. Il ratto gigante africano del sud (Cricetomys ansorgei), dopo aver salvato innumerevoli vite umane in Africa potrebbe ora aiutare a fermare anche i traffici illeciti di animali e piante a rischio estinzione.
Come vengono addestrati i ratti giganti per fiutare gli illeciti
La ricerca parte dall'ormai famoso progetto di APOPO, l'organizzazione no-profit con sede in Tanzania che sviluppa soluzioni economiche e accessibili per salvare vite umane. La ONG ha già addestrato tantissimi ratti sminatori diventati eroi, uno su tutti Magawa, femmina nata nel 2013, andata in pensione nel 2021 e poi morta l'anno successivo. Ora però, gli esperti hanno formato una nuova classe di ratti eccezionali come Marty, Kirsty, Irwin, Thoreau, Betty, Desmond e Fossey, chiamati così in onore di noti conservazionisti e attivisti che si sono battuti per contrastare il traffico illecito di animali. Il loro percorso di addestramento è stato però molto lungo, articolato e meticoloso.
In una prima fase, i ratti hanno imparato a riconoscere gli odori target mantenendo il muso per qualche secondo su un foro contenente il profumo specifico. Se riuscivano a farlo, come premio ricevevano una gustosa ricompensa in cibo. Successivamente, i roditori sono stati esposti a odori di "disturbo" come cavi elettrici, chicchi di caffè e detersivo in polvere, comunemente utilizzati dai trafficanti per confondere i rilevatori olfattivi mascherando gli odori. Durante questa fase, i ratti hanno imparato a rispondere solo agli odori di animai e piante protetti, ignorando invece quelli non rilevanti.
«È un esercizio di selezione che li porta a concentrarsi esclusivamente sugli odori giusti», ha spiegato Szott. Un altro passo importante è stato l'allenamento della memoria olfattiva. Dopo una pausa durata tra cinque e otto mesi, i ratti sono stati sottoposti nuovamente agli stessi odori delle specie minacciate e, sorprendentemente, hanno mostrato una capacità di riconoscimento impeccabile, suggerendo una memoria di lungo termine paragonabile a quella dei cani, gli animali più utilizzanti al mondo per rilevare gli odori. Tuttavia, i ratti, sono molto più economici e facili da gestire sia per le cure e l'alloggio che per l'alimentazione, del migliore amico dell'uomo, soprattutto in contesti difficili come quelli di alcuni paesi africani.
Le possibili applicazioni dei ratti dal super olfatto
«Oggi i sistemi di controllo sono costosi e richiedono tempo, per cui è fondamentale potenziare il monitoraggio delle merci», ha aggiunto Isabelle Szott. «I ratti di APOPO sono strumenti efficaci e a basso costo. Sono capaci di muoversi agilmente in spazi molto ristretti, come quelli dei container, e possono perfino essere sollevati per controllare le condotte di ventilazione». Il prossimo passo, come hanno spiegato i ricercatori, sarà riuscire a coinvolgere i ratti nei porti e negli aeroporti e negli snodi dei traffici illeciti legati alla flora e alla fauna. A tal proposito, tutti gli animali saranno equipaggiati con speciali pettorine dotate di una piccola sfera all'altezza del petto.
Con le zampe anteriori, i ratti potranno poi attivare la sfera, che emetterà un segnale acustico per avvisare il referente umano della presenza di odori sospetti. Questo studio pionieristico dimostra l'enorme potenziale dei ratti giganti africani come nuovi alleati contro il traffico di specie protette, nonostante i limiti. Lo studio, infatti, è stato naturalmente condotto in un ambiente controllato, ben diverso dalla realtà e dai luoghi caotici in cui avvengono i traffici internazionali. Saranno quindi necessari ulteriori esercitazioni per ipotizzare un impiego dei roditori su larga scala. Tuttavia, se funzionerà, i super ratti africani che hanno già salvato tantissime vite umane, potranno aiutare anche pangolini, rinoceronti ed elefanti.