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30 Marzo 2025
9:47

Quali sono le tigri che si sono estinte? Tre sottospecie che non vedremo più

Tre storiche sottospecie di tigre non le vedremo mai più: la tigre del Caspio, quella di Bali e quelle di Giava. Tutte son ostate sterminate dalle attività umane e dalla distruzione degli habitat e si sono estinte purtroppo estinte nel secolo scorso.

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Una tigre del Caspio fotografata allo zoo di Berlino all fine del 1800. Foto da Wikimedia Commons

È uno degli animali più maestosi e iconici del nostro pianeta, nonché il simbolo indiscusso della fauna asiatica. Stiamo parlando della tigre (Panthera tigris), il felide attualmente vivente più grande al mondo. Un tempo le tigri vagavano in buona parte dell'Asia e non solo, dalle praterie e le foreste dell'Estremo Oriente, fino alle pianure alle porte dell'Europa. Oggi il suo areale è stato purtroppo drasticamente ridotto e la maggior parte delle popolazioni sono purtroppo estinte. Delle nove sottospecie storicamente riconosciute, attualmente ne sopravvivono infatti appena sei e alcune di queste sono ancora gravemente minacciate dalle attività umane.

Negli ultimi anni, tuttavia, la tassonomia della tigre ha subito alcune importanti revisioni. Tradizionalmente, venivano appunto riconosciute nove diverse sottospecie basate su caratteristiche morfologiche e distribuzione geografica. Nuovi studi genetici hanno invece dimostrato che molte di queste differenze erano minime e che tutte le tigri potevano essere raggruppate in appena due grandi sottospecie: Panthera tigris tigris, la tigre "continentale" (che include Bengala, Siberiana, Caspio, Indocinese, Malese e della Cina meridionale) e P. t. sondaica, diffusa tra le grandi isole della Sonda (Sumatra, Giava e Bali).

Delle storiche sottospecie ancora oggi utilizzate molto spesse per descrivere le varie popolazioni, oggi ne sopravvivono sei:

  • La tigre del Bengala (P. t. tigris): la più numerosa, con oltre 3.500 individui distribuiti tra India, Bangladesh, Nepal e Bhutan.
  • La tigre siberiana (P. t. altaica): presente in Russia, Cina e forse in Corea del Nord con circa 750 individui.
  • La tigre dell'Indocina (P. t. corbetti): diffusa in Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam, con meno di 1.500 individui.
  • La tigre della Malesia (P. t. jacksoni): appena circa 150 individui nella penisola malese.
  • La tigre di Sumatra (P. t. sumatrae): meno di 500 individui sull'isola di Sumatra.
  • La tigre della Cina meridionale (P. t. amoyensis): considerata ormai funzionalmente estinta in natura, sopravvive forse con pochissimi individui in natura e alcuni solo in cattività.

Tra queste, purtroppo, mancano tre sottospecie iconiche, ormai definitivamente estinte e che sono diventate un simbolo dell'impatto delle attività umane sulla biodiversità e la natura, nonché della sesta estinzione di massa: la tigre del Caspio (P. t. virgata), la tigre di Bali (P. t. balica) e la tigre di Giava (P. t. sondaica). Nonostante le recenti revisioni tassonomiche abbiano "declassato" queste iconiche tigri da sottospecie a solamente popolazioni, la loro storia rimane una parte importante del nostro rapporto con questa specie, sia per motivi conservazionistici che ecologici. Vediamo quindi più nel dettaglio come erano e perché si sono estinte queste tigri che purtroppo non vedremo mai più.

La tigre del Caspio (Panthera tigris virgata)

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Una tigre del Caspio tassidermizzata esposta in un museo di Mosca

Un tempo diffusa dalla Turchia fino all'Asia centrale, passando per il Caucaso, la tigre del Caspio era una delle più grandi e imponenti, con maschi che potevano superare i 2,5 metri di lunghezza e pesare fino a 240 kg. Aveva una pelliccia leggermente più chiara rispetto alle altre tigri, con striature meno marcate e un corpo leggermente più allungato. La causa principale della sua estinzione è stata la distruzione dell'habitat e la caccia incontrollata. Già nei primi del 900, la Russia aveva infatti avviato campagne di sterminio per proteggere gli insediamenti umani e favorire l'agricoltura.

Inoltre, la frammentazione degli habitat e la riduzione delle sue prede naturali hanno ulteriormente compromesso la sopravvivenza della specie. Negli anni 50, la popolazione era ormai drasticamente ridotta e, con tutto probabilità, la tigre del Caspio si estinse definitivamente tra gli anni 70 e 80. Nonostante ciò, non sono mancati avvistamenti, purtroppo mai confermati, anche nei decenni successivi soprattutto tra Afghanistan, Tagikistan e Kazakistan.  Studi genetici recenti hanno tuttavia dimostrato che la tigre del Caspio era strettamente imparentata con la popolazione siberiana, aprendo la strada a possibili reintroduzioni che, tuttavia, al momento non sono state ancora effettuate.

La tigre di Bali (Panthera tigris balica)

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Una probabile tigre di Bali fotografata in un circo nel 1915. Foto da Wikimedia Commons

Quella di Bali era la più piccola tra tutte le tigri conosciute, con un peso medio che si aggirava tra i 70-100 kg per i maschi e una pelliccia di un arancione molto intenso, con striature anche più sottili rispetto alle altre sottospecie. Viveva esclusivamente sull'isola di Bali, un territorio relativamente piccolo che non ha mai potuto sostenere una popolazione numericamente molto grande. L'arrivo dei coloni olandesi e l'espansione degli insediamenti umani hanno così messo fine rapidamente alla sua esistenza.

Considerata una minaccia per l'allevamento e un trofeo molto ambito dai cacciatori, la tigre di Bali è stata sterminata nel giro di pochi decenni.  L'ultimo individuo documentato, una femmina, è stato abbattuto nel 1937 e, da allora, non ci sono mai state altre segnalazioni confermate della sua presenza sull'isola. Probabilmente, alcune tigri riuscirono a sopravvivere fino agli anni 40 e forse anche agli anni 50, quando certamente si estinse definitivamente.

La tigre di Giava (Panthera tigris sondaica)

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Una tigre di Giava fotografata nel 1938. Foto da Wikimedia Commons

Come la tigre di Bali, anche questa sottospecie era diffusa esclusivamente in Indonesia, ma con un molto territorio più ampio, ovvero l'isola di Giava. Era leggermente più grande della cugina balinese e con un manto più scuro, caratterizzato da striature fitte e ben definite. Negli anni 40 e 50, l'agricoltura intensiva e la deforestazione incontrollata hanno drasticamente ridotto il suo habitat. E con la progressiva distruzione delle foreste giavanesi anche le sue prede sono rapidamente diminuite, costringendo le tigri a scontrarsi sempre più spesso con le comunità umane. Questo ha portato a un aumento della caccia sia per ridurre i conflitti che sia per la richiesta di pelli e ossa di tigre nel mercato nero.

Gli ultimi avvistamenti ufficiali risalgono agli anni 70 e, nonostante alcune segnalazioni non confermate nei decenni successivi, la tigre di Giava è stata dichiarata estinta ufficialmente negli anni 80. Oggi, alcune aree protette dell'isola, come il Parco Nazionale di Meru Betiri, vengono monitorate nella speranza di individuare tracce di una piccola popolazione relitta. Recentemente, per esempio, uno studio condotto analizzando il DNA di un singolo pelo trovato in un villaggio nel 2019, suggerisce che alcuni individui di tigre di Giava potrebbero ancora esistere in natura, ma è necessario trovare nuovi indizi per confermare questa possibile presenza.

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