Nonostante il consumo pro capite di carne bovina in Italia stia progressivamente calando, gli allevamenti intensivi di bovini sono ancora molto diffusi in Italia e nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e in buona parte del Sud America, con milioni e milioni di animali allevati e macellati ogni anno. Le conseguenze sull'ambiente possono essere molteplici, come l’emissione di gas serra e l’inquinamento delle acque, ma questo tipo di allevamenti ha conseguenze anche sulla salute delle persone e degli animali. Vediamo nei dettagli quali.
Tipologie di allevamenti bovini
Esistono due tipologie differenti di allevamenti bovini che sono allevati per la loro carne.
- i bovini adulti, selezionati per la produzione di “carne rossa”;
- i vitelli, per lo più figli maschi delle vacche dell’industria lattiero-casearia, allevati per pochi mesi prima di essere macellati per produrre la “carne bianca”.
Non dimentichiamo quindi che nelle filiere intensive degli allevamenti bovini rientra anche l’allevamento delle vacche per la produzione del latte.
Ciò che tutti gli allevamenti intensivi hanno in comune sono l’elevata concentrazione di individui ammassati all’interno delle stalle o di enormi recinti, la grande spinta genetica delle razze con il fine di migliorarne la produttività e i cicli produttivi altamente standardizzati.
L’allevamento intensivo di bovini, come anche delle altre specie, porta con sé numerosissime criticità legate al loro impatto negativo principalmente sull’ambiente e sul benessere e la salute degli animali.
Le conseguenze degli allevamenti intensivi sull'ambiente
Le conseguenze degli allevamenti intensivi di bovini sull'ambiente possono essere molteplici e significative. Tra di esse abbiamo:
- l'emissione di gas serra, come il metano prodotto dalla digestione dei bovini, il diossido di carbonio e l'ossido di azoto prodotti dalla decomposizione del letame e, nel secondo caso, anche dai concimi chimici utilizzati nelle coltivazioni. Queste emissioni contribuiscono pesantemente al cambiamento climatico;
- l’inquinamento delle acque a causa della produzione di grandi quantità di letame che contiene sostanze chimiche e nutrienti come azoto e fosforo. Questi possono finire nelle acque superficiali e nelle falde provocando l'eutrofizzazione e la contaminazione dell'acqua potabile;
- il consumo smisurato di acqua, in quanto l’allevamento intensivo ne richiede grandi quantità per l'abbeveraggio degli animali, la pulizia delle strutture e l'irrigazione delle coltivazioni per l’alimentazione degli animali. L'acqua utilizzata per l'allevamento contribuisce alla sempre maggiore scarsità delle risorse idriche;
- la deforestazione, collegata all’allevamento intensivo in quanto vi si ricorre per creare spazi per le grandi distese dove si sviluppano gli allevamenti intensivi, come avviene negli Stati Uniti ed in Sud America, e a causa della creazione dei campi agricoli per la produzione di mangimi, vengono abbattute foreste e vegetazioni naturali a favore delle monocolture. Ciò porta inoltre a una grave perdita di biodiversità a causa della riduzione degli habitat naturali di molte specie;
- lo sfruttamento di materie prime come cereali e legumi che altrimenti potrebbero essere destinate direttamente al consumo umano senza la dispersione dovuta alla conversione dei prodotti vegetali in carne.
Le conseguenze sulla salute
Le conseguenze sulla salute degli allevamenti bovini intensivi possono essere diverse, sia dirette alla salute delle persone che alla salute degli animali.
Ciò che preoccupa principalmente è l’uso degli antibiotici. Negli allevamenti intensivi infatti gli animali possono essere esposti ad alti livelli di antibiotici per prevenire o trattare malattie causate dal sovraffollamento e dalle cattive condizioni di vita. L’uso eccessivo di queste molecole può portare allo sviluppo di ceppi batterici resistenti che rendono più difficile il trattamento delle infezioni batteriche sia negli animali che negli esseri umani.
Al rischio relativo dell’antibiotico-resistenza si somma il rischio della contaminazione dei prodotti alimentari con agenti patogeni che possono causare malattie gastrointestinali e alimentari negli esseri umani quando l'allevamento e i controlli di tutta la filiera non sono gestiti adeguatamente.
I problemi etici
Alcune questioni etiche relative all'allevamento intensivo di bovini includono:
- il benessere degli animali in quanto l’allevamento intensivo comporta il confinamento degli animali in spazi ristretti, la privazione dei loro comportamenti naturali, lo stress e la sofferenza. Questo ambiente può causare, oltre allo stress psichico anche problemi di salute negli animali come ferite, disturbi digestivi, problemi respiratori e immunitari stress-indotti. Gli animali sono spesso sottoposti a pratiche come la mutilazione delle corna senza anestesia che causa dolore, stress e lesioni. Ai problemi legati all’allevamento si sommano i problemi relativi al trasporto animale e alla macellazione; fasi estremamente delicate all’interno della catena produttiva;
- la diversità genetica, in quanto la spinta selezione per ottenere un alto rendimento produttivo può portare alla perdita della diversità genetica, rendendo le popolazioni bovine più vulnerabili alle malattie e riducendone inoltre la resilienza;
- la trasparenza e scelta del consumatore sono un'altra faccia della medaglia in quanto le pratiche di allevamento intensivo non sono di solito trasparenti, rendendo difficile per i consumatori compiere scelte informate sulla carne che acquistano. In generale, vi è una crescente richiesta di maggiore trasparenza ed etichettatura che indichi il metodo di allevamento utilizzato e maggiori dettagli sul benessere degli animali.
A queste questioni etiche si sommano tutte le altre precedentemente menzionate relative all’impatto ambientale.
Le possibili soluzioni per ridurre le conseguenze dell'allevamento intensivo di bovini
Le soluzioni per ridurre le conseguenze dell'allevamento intensivo di bovini spesso richiedono una combinazione di approcci a livello tecnologico, legislativo, educativo e culturale. Una collaborazione tra agricoltori, industrie, governi, organizzazioni ambientali e consumatori è essenziale per affrontare questa sfida in modo efficace.
In primis la promozione di diete alternative tramite l’eliminazione o la riduzione del consumo di carne attraverso diete a base vegetale. Questa condotta contribuisce inevitabilmente alla riduzione della domanda di prodotti provenienti dall’allevamento intensivo.
Inoltre, scelte dirette all’allevamento biologico, all’allevamento etico e all’allevamento al pascolo, anziché il confinamento in stalle, permetterebbero l’incentivo di metodi produttivi che rispettino la necessità degli animali di esprimere comportamenti naturali e che migliorino la qualità della carne.
I produttori dovrebbero invece investire nell’innovazione tecnologica per la riduzione delle emissioni di gas serra, il miglioramento delle pratiche di gestione dei rifiuti e la riduzione degli sprechi.
Per quanto riguarda le autorità competenti, queste dovrebbero investire su una maggiore trasparenza tramite l’etichettatura, regolamentazioni e standard più rigorosi e l’educazione e la sensibilizzazione dei consumatori.