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L'Unione Europea ha ufficialmente avviato l'iter per modificare lo status di protezione del lupo anche nel quadro della Direttiva Habitat, uno degli strumenti legislativi più importanti a tutela della biodiversità e degli ecosistemi in Europa. La proposta della Commissione Europea segue il recente declassamento nella Convenzione di Berna diventato effettivo il 6 marzo e prevede il passaggio del lupo da specie "rigorosamente protetta" a semplicemente "protetta", una decisione che potrebbe avere conseguenze importanti per il grande predatore e per la gestione della fauna selvatica nei diversi paesi membri. Ma cosa cambia davvero? Quali sono i rischi di questa decisione? E, soprattutto, cosa accadrà al lupo nei prossimi mesi?
Perché l'UE vuole declassare il lupo?
Negli ultimi 18 mesi la Commissione Europea si è mossa con decisione per rivedere lo status protezione del lupo, sostenendo la necessità di dare maggiore flessibilità agli Stati membri nella gestione della specie. La presidente Ursula von der Leyen ha promosso questa revisione a livello internazionale nel dicembre 2023, sottolineando le preoccupazioni legate soprattutto ai conflitti con l'allevamento. Tuttavia, molti zoologi, esperti nella conservazione e le organizzazioni ambientaliste contestano duramente questa decisione.
"La proposta della Commissione europea era stata approvata tre mesi fa, a dicembre 2024, ed è entrata in vigore tre mesi dopo l'approvazione, quindi il 6 marzo. A questo punto, la Commissione Europea ha subito proposto anche la modifica degli allegati della direttiva Habitat, ovvero il secondo passaggio per far diventare effettivamente valido il declassamento dello stato di protezione del lupo", spiega Marco Antonelli, zoologo ed esperto nella conservazione del lupo.
Le popolazioni di lupi in Europa sono in ripresa in molti paesi, ma proprio grazie a una protezione rigorosa. Inoltre, il recupero è ancora in corso, fragile e il rischio di bracconaggio rimane molto alto, anche qui in Italia. Il nostro paese, infatti, ha rischiato di perdere il lupo per sempre: negli anni 70, con l'operazione San Francesco, la specie è stata salvata dall'estinzione quando ne rimanevano poco più di 100 individui. Oggi, in Italia, ci sono circa 3.500 lupi, ma questa conquista rischia di essere pesantemente compromessa.
Cosa cambia con il nuovo status?

Il passaggio del lupo da animale "rigorosamente protetto" a "protetto" all'interno della Direttiva Habitat non significa che diventerà una specie cacciabile senza alcun tipo di restrizioni. Tuttavia, le misure di tutela saranno meno rigide. Attualmente, con lo status di "rigorosamente protetto", il lupo è inserito nell'Allegato IV della Direttiva, il che implica un divieto assoluto di cattura, detenzione, uccisione e disturbo.
"Fin a oggi per il lupo era vietata qualsiasi forma abbattimento, se non tramite le deroghe già previste dalla Direttiva Habitat, che però avevano dei criteri molto stringenti e potevano essere concesse per prevenire ingenti danni al comparto zootecnico o per motivi di incolumità pubblica soltanto quando non c'erano altre possibilità. In questi anni in cui era attivo questo regime di deroghe, non è stata praticamente mai concessa una deroga in Italia a parte che per pochissimi individui estremamente confidenti finiti però in cattività, proprio perché non si sono mai verificate le condizioni necessarie", sottolinea Antonelli.
Con la proposta della Commissione, il lupo verrebbe invece spostato nell'Allegato V, che prevede comunque una regolamentazione della gestione, ma con la possibilità di autorizzare più facilmente abbattimenti e catture se giustificati da motivi di sicurezza pubblica o gestione del territorio. In pratica, ciò darebbe agli Stati membri maggiore libertà nel decidere come gestire la specie, potendo prevedere piani e quote di abbattimenti controllati senza dover ricorrere alle attuali deroghe straordinarie.
Quali sono i prossimi passaggi?
Il declassamento non è ancora realtà: la proposta della Commissione deve ora passare al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo. Se approvata nei prossimi mesi, cosa molto probabile, ogni Stato membro dovrà poi decidere se recepirla o mantenere un livello di protezione più alto. Tuttavia, molti esperti temono che, con questa maggiore flessibilità, alcuni paesi possano approfittarne per ridurre drasticamente la presenza del lupo, vedendolo come un ostacolo per le attività economiche delle comunità rurali.
"Il lupo resterà una specie comunque protetta, ma i singoli stati potranno prevedere delle forme di gestione, quindi anche dei piani di abbattimento di quote prefissate annualmente con l'unico paletto che questo prelievo non vada a incidere sullo stato di conservazione delle popolazioni compromettendo il raggiungimento dello status di conservazione favorevole. Purtroppo, il vento politico che soffia ormai in Europa e in Italia fa sì che moltissimi paesi probabilmente recepiranno questo cambiamento e modificheranno le loro legislazioni", dice Antonelli.
Già in passato, infatti, il lupo era stato letteralmente sterminato in molte zone d'Europa, proprio per facilitare l'allevamento. Eppure, in Europa esistono diverse sottospecie e popolazioni di lupi, alcune ancora in un cattivo stato di conservazione. Il Large Carnivore Initiative for Europe, il gruppo di lavoro permanente dell'IUCN sui grandi carnivori, ha infatti duramente criticato il declassamento indiscriminato, sostenendo che non sia giustificato e che non abbia alcuna base scientifica, ma è solo frutto di decisioni politiche.
Quali sono i rischi di questa decisione?

La riduzione dello status di protezione del lupo potrebbe avere conseguenze sia sulle popolazioni di questi predatori, ma anche sulle dinamiche degli ecosistemi. Il lupo è un predatore apicale e svolge un ruolo cruciale nel regolare le popolazioni di ungulati, come cervi, caprioli e cinghiali, che con un numero ridotto di predatori potrebbero aumentare ancora più velocemente, causando danni agli ecosistemi e alle coltivazioni, ma non solo. Uccidere i lupi per proteggere gli allevamenti potrebbe persino peggiorare la situazione.
"Diversi studi dimostrano che gli abbattimenti non sono una strategia efficace, nella maggior parte dei casi non hanno effetti, in alcuni casi posso persino aumentare i danni alla zootecnia. Gli abbattimenti su nuclei familiari di lupo possono destrutturare il branco favorendo la dispersioni di individui solitari che cacciano prede più semplici, come gli animali domestici. Questa scelta va contro le conoscenze scientifiche. È una decisioni politica figlia delle pressioni delle lobby agricole e venatorie che hanno molto potere", aggiunge lo zoologo.
Ma il vero rischio di questa decisione riguarda la messa in discussione stessa della Direttiva Habitat, una delle più grandi conquiste nel campo della conservazione della biodiversità e della natura in Europa. Questo processo non riguarda infatti solo il lupo, ma anche la nostra volontà e capacità di proteggere la biodiversità e la natura in un contesto di crisi globali e minacce sempre più crescenti. La revisione della direttiva Habitat rimette in discussione la visione politica europea, creando un precedente molto rischioso, secondo molti esperti.
Il futuro del lupo rimane incerto
Il futuro del lupo in Europa è quindi incerto. Se da un lato la proposta della Commissione Europea mira a dare più strumenti agli Stati per gestire la convivenza con il grande carnivoro, dall'altro c'è il rischio che questa maggiore libertà si traduca in un aumento indiscriminato degli abbattimenti, compromettendo decenni di sforzi di conservazione. Inoltre, non è detto che nel frattempo si riuscirà a ridurre i danni agli allevamenti e al comparto zootecnico.
"I lupi sono effettivamente in ripresa in Europa. Nell'Unione Europea ce ne sono circa 23mila e in Italia probabilmente oltre 3.500. Ma è importante sottolineare che alcune popolazioni, almeno 6 su 9 popolazioni, sono considerate ancora vulnerabili, il che vuol dire che si rischia davvero di rallentare, se non annullare, la dinamica positiva che abbiamo visto in questi ultimi decenni e che ha portato a uno dei più grandi successi della conservazione in Europa, ovvero proprio la conservazione e la salvezza del lupo", conclude Marco Antonelli.
L'attenzione di studiosi, esperti e ambientalisti rimane quindi molto alta, perché da questa decisione dipenderà non solo il destino del lupo nel nostro continente, ma anche quello dell'intero movimento legato alla tutela e alla conservazione della biodiversità e della natura in Europa.