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La rondine è da sempre uno degli uccelli migratori più carichi di simbolismi e significati. Grazie alla loro inconfondibile silhouette e l'abitudine di nidificare accanto agli esseri umani, questa specie è facilmente riconoscibile e da sempre legata nell'immaginario collettivo alla migrazione degli uccelli e al ritorno della bella stagione. Ogni anno, con l'arrivo della primavera, le rondini tornano infatti in massa dall'Africa per nidificare qui in Europa, riempiendo i nostri cieli di cinguettii e piroette. Tuttavia, qualcosa sta cambiando.
Non a caso, un antichissimo proverbio recita: "Una rondine non fa primavera". Un detto che, se da un lato ci ricorda che un singolo uccello non basta a decretare l'inizio della stagione, dall'altro oggi assume un significato ancora più profondo. I cambiamenti climatici stanno alterando le abitudini e le tempistiche migratorie di rondini e altre specie, tanto che alcune decidono sempre più spesso di restare nel Mediterraneo per tutto l'anno. Ma perché questi uccelli tornano proprio in primavera? E come riescono a capire quando è il momento di partire?
Perché le rondini arrivano in primavera

La rondine (Hirundo rustica) è un uccello migratore "a lungo raggio", ovvero che trascorre l'inverno nelle regioni sub-sahariane dell'Africa e che torna in Europa in primavera per riprodursi. Il motivo di questa lunga migrazione è legato a diversi fattori, tra cui la disponibilità di cibo: come tante altre specie insettivore, le rondini si nutrono quasi esclusivamente di insetti, che in inverno scarseggiano nel nostro continente, ma abbondano nelle calde savane africane. Anche per questo, in autunno, lasciano in massa l'Europa.
Quando però le temperature iniziano a salire e gli insetti tornano a proliferare nelle campagne europee, le rondini ricevono "il segnale" che è tempo di rimettersi in viaggio e tornare "a casa". Questo incredibile viaggio, che può essere lungo anche 10.000 chilometri, viene affrontato in più tappe, con soste in Nord Africa e lungo le sponde del Mediterraneo per recuperare energie. Durante la migrazione, inoltre, le rondini affrontano tanti pericoli, come predatori, maltempo e sempre meno siti in cui riposare e rifocillarsi a causa dell'urbanizzazione.
Ma allora perché non rimangono in Africa? La risposta a questa domanda non è così semplice ed è ancora in parte avvolta in un alone di mistero. Semplificando molto, le rondini che nascono qui in Europa, anche se in inverno sono "costrette" a migrare verso Sud, è un po' come se avessero scritto nel loro DNA e nella loro memoria che per mettere su famiglia devono tornare qui, dove sono nate. Molte, infatti, ritornano esattamente nello stesso nido usato negli anni precedenti. Ma come fanno a sapere esattamente quando partire?
Come fanno a capire quando migrare con il cambiamento climatico

Le rondini, come molti altri uccelli migratori, regolano il loro comportamento grazie a una combinazione di molti fattori sia ambientali che biologici. La durata della luce del giorno (ovvero il fotoperiodo) è uno dei segnali principali: quando le giornate si allungano, il loro organismo produce ormoni che stimolano la migrazione. Anche la genetica, la temperatura, la disponibilità di cibo e la pressione atmosferica possono giocare un ruolo chiave nell'influenzare e guidare il comportamento migratorio degli uccelli.
Tuttavia, con i rapidi cambiamenti climatici in corso, alcuni di questi segnali si stanno modificando rapidamente. Le primavere sono sempre più anticipate e gli inverni più miti, portando alcune rondini e altri uccelli a modificare il loro comportamento. Ogni anno, infatti, sempre più individui scelgono di svernare nel Sud Italia o in Spagna, senza superare il Mediterraneo, mentre altre stanno ritardando le partenze autunnali o anticipando il loro ritorno dall'Africa.
Questo fenomeno può però avere conseguenze negative importanti: se le rondini tornano troppo presto, rischiano di trovare ancora pochi insetti e condizioni meteo imprevedibili e sfavorevoli. Se invece tardano, potrebbero perdere i migliori siti di nidificazione a favore di altri uccelli. Questi cambiamenti stanno mettendo a dura prova non solo le rondine, ma moltissime altre specie migratrici. Se il riscaldamento globale continuerà a questi ritmi, la fenologia e il comportamento migratoria di molte specie potrebbe cambiare in maniera radicale.
Dove realizzano i loro nidi

Uno dei segnali più inconfondibili dell'inizio della primavera è la vista delle rondini che fanno avanti e indietro dal proprio nido. Le rondini sono infatti una specie sinantropica. Significa che trae vantaggio dalla vicinanza agli esseri umani e infatti nidificano quasi esclusivamente su strutture costruite da noi. I nidi vengono costruiti infatti sotto le grondaie, nei garage, sotto i tetti, nelle stalle o nei fienili. Gli uccelli utilizzano fango mescolato a saliva e fibre vegetali per creare una struttura solida e resistente, che viene fissata a pareti verticali.
Solitamente, sfruttano piccole sporgenze sulle pareti come travi, chiodi o cavi orizzontali, per "appoggiare" il proprio nido, che ha una forma di coppa aperta sulla sommità e viene riutilizzato anno dopo anno, con qualche ritocco e ristrutturazione per rinforzarlo. Le rondini preferiscono nidificare in zone agricole e rurali e molto spesso vengono confuse con un altra specie molto simile, ma più comune anche in città e nelle località marittime: il balestruccio (Delichon urbicum).

Le due specie sono strettamente imparentate, ma i balestrucci hanno la parte inferiore del corpo completamente bianca e non hanno macchie rosse su gola e fronte. Inoltre, i nidi di questa specie sono completamente chiusi, tranne che per una piccola apertura, e non hanno materiale vegetale al suo interno. Li vediamo molto spesso al mare, solitamente sotto i cornicioni di edifici molto alti, dove possono essere presenti anche in gran numero uno accanto all'altro.
I nidi di entrambe le specie sono strettamente protetti e non possono essere rimossi. Questi uccelli nidificano quasi esclusivamente su strutture ed edifici umani e infatti le ristrutturazioni e l'abbattimento dei nidi rappresentano una delle minacce principali per la loro conservazione. Proprio per questo, molte associazioni ambientaliste e ornitologiche promuovono la tutela dei nidi e la creazione di strutture artificiali che possano accogliere questi preziosi piccoli e preziosi messaggeri della primavera.