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15 Aprile 2025
20:00

Perché la Slovacchia vuole abbattere 350 orsi: i grandi carnivori fanno paura in tutta Europa

La Slovacchia nel 2025 abbatterà 350 orsi, si tratta di 257 orsi in più rispetto all'anno precedente. La paura dell'orso però non si ferma ai confini slovacchi: anche Italia, Francia e Romania stanno chiedendo, e attuando, più abbattimenti.

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La Slovacchia nel 2025 abbatterà 350 orsi, si tratta di 257 orsi in più rispetto all'anno precedente, quando le quote di abbattimento avevano un tetto di 93 esemplari. Ma perché il governo slovacco ha deciso di incrementare le quote di abbattimento di oltre il 270% rispetto al 2024?

Il caso scatenante è stato l'incidente mortale che ha coinvolto un uomo lo scorso aprile nel Comune slovacco di Detv: un 59enne è stato ucciso da un orso incrociato nel bosco di Zapriechody. La paura dell'orso è presente in tutta Europa, e il caso slovacco non è isolato, ma il frutto di una gestione dei grandi carnivori poco efficace.

Perché la Slovacchia abbatterà centinaia di orsi

Secondo le autorità slovacche, nel corso del 2024 sono stati registrati circa 1.900 episodi in cui gli orsi si sono avvicinati o hanno interagito in modo pericoloso con esseri umani, animali domestici o beni privati. Gli incontri ravvicinati sono aumentati non solo nelle aree rurali, ma anche nei pressi dei centri abitati e lungo i sentieri frequentati da escursionisti. Questo ha generato un forte senso di insicurezza tra i cittadini, tanto da spingere il governo a dichiarare lo stato di emergenza in 55 delle 72 contee del paese. Una decisione che ha permesso al Ministero dell'Ambiente di rendere più semplice e veloce il rilascio di permessi per l'abbattimento degli orsi considerati pericolosi.

Il primo ministro slovacco Robert Fico ha difeso la decisione, affermando che i cittadini slovacchi non possono essere costretti a vivere nella paura, né rinunciare a frequentare i boschi per timore di incontrare un orso. Anche il ministro dell'Ambiente Tomas Taraba ha preso una posizione netta, sottolineando che gli episodi di aggressione nei confronti delle persone sono in aumento.

Le autorità locali ritengono che la popolazione di orsi sia ormai troppo numerosa e che il rischio per la sicurezza pubblica non possa più essere ignorato. Questa visione ha però generato reazioni contrastanti, soprattutto tra gli ambientalisti e gli esperti di conservazione, che chiedono interventi basati su dati scientifici e strategie a lungo termine.

Gli orsi in Europa sono davvero un pericolo? Abbattere gli animali non risolve il problema

La paura dei grandi carnivori, orsi e lupi, non è un fenomeno isolato: in tutta Europa sta diventando una questione sempre più complessa da gestire. Prima della Slovacchia un caso simile è avvenuto in Romania, dove vive la più grande popolazione di orsi europei fuori dalla Russia, circa 8 mila. Dopo alcuni attacchi mortali il Parlamento rumeno nel luglio 2024 ha autorizzato l’abbattimento di 481 esemplari, più del doppio rispetto all’anno precedente.

In Francia, la tensione è particolarmente sentita nella regione dei Pirenei, dove la presenza di orsi reintrodotti dalla Slovenia sta generando problemi con gli allevatori, preoccupati per la sicurezza dei loro animali. Lo stesso sta avvenendo in Italia, a Trento, dove dalla morte del 26enne Andrea Papi, ucciso dall'orsa JJ4, anch'essa figlia di esemplari reintrodotti, ha avviato un duro scontro tra l'amministrazione provinciale e le associazioni di tutela animale.

In tutti questi casi, la paura viene alimentata da parte dei media e dalla politica stessa, che spesso amplifica gli episodi più gravi, contribuendo a una percezione di pericolo generalizzata. Anche la Commissione Europea è intervenuta più volte sulla questione, ricordando che l'orso bruno è una specie protetta e che l'abbattimento può essere autorizzato solo in casi eccezionali. Ma nonostante gli appelli di Bruxelles agli Stati membri a elaborare strategie efficaci per garantire una coesistenza sicura per tutti, gli abbattimenti restano la prima richiesta di tutti i governi.

Eppure zoologi ed esperti di conservazione ribadiscono che la semplice eliminazione degli animali non risolve il problema.

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