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28 Gennaio 2025
13:02

Cos’è il leucismo all’origine della leggenda sui giorni della Merla: ecco perché si chiamano così

I giorni della merla sono il frutto dell'intreccio tra osservazione del mondo naturale e della cultura popolare. Secondo la tradizione cadono il 29, 30 e 31 gennaio, i giorni più freddi dell'anno e sarebbero ispirati a esemplari leucistici di merlo (Turdus merula)

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Merlo leucistico, foto di Silvio Scandolara

Il 29, 30 e 31 gennaio 2025 cadono i giorni della Merla, i più freddi dell’anno secondo la tradizione popolare, che quest'anno è supportata anche dal meteo con la previsione della nevicata più forte dell'inverno.

Anche se l’origine di questa credenza è incerta e non ha basi scientifiche, ormai è profondamente radicata nella nostra cultura. A sostenerla ci sono numerose leggende, tutte accomunate dalla presenza del merlo (Turdus merula), un uccello presente in tutta Europa, Italia compresa.

Come nasce la leggenda dei giorni della Merla e cosa c'entra il leucismo

La leggenda più famosa racconta di una merla dal piumaggio candido, che per proteggersi dal gelo di fine gennaio, si rifugiò in un comignolo. Quando ne uscì, dopo tre giorni di freddo intenso, il fumo del camino le aveva annerito le piume. Da allora, secondo il mito, tutti i merli nacquero con il piumaggio nero.

Il merlo comune è un passeriforme appartenente alla famiglia dei Turdidi. Si distingue per il dimorfismo sessuale: i maschi adulti hanno un piumaggio completamente nero e un becco giallo-arancio, mentre le femmine e i giovani presentano piume bruno-scure con striature più chiare. È una specie adattabile, presente sia in ambienti naturali che in aree urbane, dove nidifica in giardini e parchi.

Una caratteristiche dei merli è la possibilità di osservare esemplari leucistici, ossia individui con piumaggio bianco o parzialmente bianco a causa di una mutazione genetica che riduce o impedisce la produzione di melanina.

Il leucismo è un fenomeno raro e per questo potrebbe aver ispirato le leggende dei giorni della merla, come rileva Silvio Scandolara, fotografo naturalista: «Il leucismo era noto anche in tempi passati, e questo significa che seppur poco comune questa mutazione era osservata e commentata. Oggi sappiamo che è presente in natura in quasi tutte le forme di vita. Sia animali che piante talvolta si sviluppano con un ridotto quantitativo di pigmenti e normalmente vengono detti albini se sono completamente privi di melanina, mentre il leucismo è una forma parziale e localizzata. Probabilmente si tratta di un carattere recessivo ma persistente, non è dato sapere se in crescita o in diminuzione. Le segnalazioni sono effettivamente troppo scarne per ventilare qualche ipotesi».

L'avvistamento della merla leucistica

Pochi fortunati, come Scandolara, si sono trovati faccia a faccia con la leggenda: «Ho avuto l’occasione di incontrare un merlo leucistico, parzialmente bianco. Già in precedenza avevo notato che qualche merlo aveva qualche singola piuma bianca ma erano un numero estremamente ridotto e sembravano più che altro uno scherzo della natura».

«Mi ero recato a fotografare una coppia di gufi in quello che viene chiamato “dormitorio diurno” per l’abitudine di questi rapaci di radunarsi e passare le ore di luce tra i pini – ricorda il fotografo – Scattate le foto montai in auto per via, quando vidi qualcosa di strano. Ho parcheggiato l’auto e ho visto lei, una femmina di merlo parzialmente leucistico. Dopo qualche foto si è involata e non sono più riuscito a trovarla. Non importa, spero accada di nuovo».

La connessione tra le caratteristiche zoologiche dei merli e i racconti popolari dimostra come l’osservazione della natura abbia influenzato l’immaginario collettivo. La presenza di esemplari leucistici, con il loro piumaggio bianco, potrebbe aver offerto un punto di partenza per la leggenda che spiega il cambiamento cromatico nei merli come conseguenza dell’inverno rigido.

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