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23 Novembre 2024
16:00

Per fermare le specie di insetti invasive il miglior metodo potrebbe essere un “esercito” armato di smartphone

Le piattaforme di citizen science come iNaturalist permettono a tutti di caricare immagini di piante e animali senza avere conoscenze specialistiche. E secondo gli esperti, se tutti pubblicassimo su queste piattaforme le foto di insetti che incontriamo in giro potremmo scoprire rapidamente nuove specie invasive prima che sia troppo tardi.

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Immaginate di essere in giardino o a passeggio in un parco e di imbattervi in uno strano insetto, mai visto prima. Il primo pensiero potrebbe essere quello di ignorarlo e andare oltre, ma un semplice gesto – scattare una foto con il proprio smartphone e condividerla online – potrebbe trasformarvi in protagonisti di una scoperta scientifica oppure in sentinelle della tutela ambientale. Questo è l'invito che un gruppo di entomologi ha rivolto al pubblico attraverso un recente studio pubblicato su Environmental Entomology.

Le piattaforme di citizen science come iNaturalist, Observation.org e tante altre permettono ormai a tutti di caricare immagini di piante e animali senza dover avere alcuna conoscenza specialistica. Grazie poi alla rete di esperti che popola queste community, è poi possibile identificare le specie e, a volte, individuare per esempio gli insetti invasivi prima che sia troppo tardi e causino danni irreparabili all'ambiente e alla biodiversità.

Come sfruttare la curiosità delle persone per fermare le specie invasive

Gli scienziati Amanda Roe, Leigh Greenwood e David Coyle hanno definito questo approccio "catturare gli invasori con la curiosità". E i risultati parlano chiaro: la partecipazione del pubblico ha già giocato un ruolo chiave nel rilevamento precoce di specie invasive, come per esempio il tarlo asiatico del fusto Anoplophora glabripennis, l'emittero Lycorma delicatula, la famigerata vespa velutina e molti altri insetti diventati problematici in Europa e Nord America.

Un caso studio emblematico è proprio il primo avvistamento di Anoplophora glabripennis negli Stati Uniti. Nel 1996, un cittadino di Brooklyn, a New York, notò alcuni strani segni sugli aceri piantati nel suo quartiere. Insospettito, catturò un esemplare adulto di questo coleottero e lo consegnò alle autorità locali. Da allora, il coinvolgimento dell'intera comunità è stato determinante nel rilevare nuovi focolai di questa specie asiatica inserita anche tra quelle prioritarie per l'Unione Europea.

Osservazioni "dal basso" per una sorveglianza globale

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La timline dei focolai nordamericani di Anoplophora glabripennis scoperti da semplici cittadini (a sinistra) e quelli segnalati da scienziati ed esperti, nettamente minori. Imamgine da Roe et al., 2024

Se gli scienziati utilizzano strumenti sofisticati e strategie mirate per monitorare la diffusione delle specie invasive, le osservazioni del pubblico rappresentano un elemento complementare, che in alcuni casi può però diventare essenziale. Questo tipo di "sorveglianza passiva", spiegano gli autori dello studio, non sostituisce quella attiva degli esperti, ma amplia notevolmente la rete di monitoraggio.

In altre parole, chiunque abbia uno smartphone in grado di scattare fotografie, può diventare un prezioso alleato per individuare le specie invasive prima che sia troppo tardi. «Più persone coinvolte generano più osservazioni, e un maggior numero di osservazioni aumenta la probabilità di rilevare precocemente qualcosa di importante», sottolineano gli esperti. Lo diciamo da tempo, la citizen science può portare a scoperte sorprendenti: come il verme marino "scomparso" da 70 anni e ritrovato tra le foto dei cavallucci marini anche da un nostro lettore.

Le app e le piattaforme per partecipare

Chi vuole contribuire può iniziare scaricando applicazioni come iNaturalist, la più grande piattaforma mondiale per l'osservazione della biodiversità, oppure Observation.org, maggiormente utilizzata qui e in Europa. Ci sono poi piattaforme maggiormente specializzate per birdwatcher e gli appassionati di uccelli, come il progetto tutto italiano Ornitho.it oppure il più globale eBird. Ci sono poi numerosi progetti portati avanti con modalità variabili da università, istituti di ricerca, ma anche da Regioni e Comuni.

Grazie a queste piattaforme, e a queste iniziative anche un'osservazione casuale – come appunto un insetto strano avvistato in giardino o al parco – può avere un impatto significativo. Gli entomologi di tutto il mondo e non solo stanno già lavorando da anni per integrare questi strumenti nei loro sistemi di allerta, nei progetti di ricerca o nelle banche dati, raccomandando di sviluppare metodi sempre più avanzati per analizzare e utilizzare i dati raccolti da cittadini e semplici appassionati.

Prevenire è meglio che curare

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Il punteruolo rosso della palma, segnalato per la prima volta in Italia nel 2004, è stata probabilmente la prima specie invasiva di insetto ad avere un’enorme visibilità mediatica tra il grande pubblico

Rilevare una specie invasiva nelle sue prime fasi di insediamento in un nuovo paese o territorio, è infatti cruciale per contenerne la diffusione e limitarne i danni. Gli impatti di questi animali possono infatti essere devastanti per gli ecosistemi, l'agricoltura, l'economia e persino la salute umana. Pensiamo al punteruolo rosso della palma, alla cimice asiatica, alla vespa velutina, al cinipide del castagno e a tutti gli altri insetti che hanno ormai invaso il nostro paese e che non possiamo più fermare.

Come sottolineano gli stessi ricercatori, più precocemente si interviene, maggiori sono le probabilità di successo. Ma perché questo accada, è necessario un esercito di curiosi pronti a documentare tutto ciò che vedono, e una comunità di scienziati disposta a collaborare e a utilizzare le loro scoperte. Quindi, la prossima volta che vi imbattete in un insetto curioso (ma anche qualsiasi altro animale), ricordate: potrebbe non essere solo una scoperta per voi, ma un piccolo passo avanti per la scienza.

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